L'uomo da sei milioni di dollari: l'odissea del remake e i desideri di Mark Wahlberg

Il remake de l'uomo da sei milioni di dollari prova a nascere dagli anni '90. In mezzo c'è Mark Wahlberg che vuole esserne il protagonista

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Mark Wahlberg ha un sogno: essere il protagonista del remake cinematografico di L'uomo da sei milioni di dollari, ma nessuno vuole fare questo film con lui. L’attore e il suo ruolo tanto desiderato, sono solo una parte di una lunga storia di tentativi falliti. 

L'uomo da sei milioni di dollari, la serie tv andata in onda per ABC tra il 1974 e il 1978 è stata sotto osservazione nel decennio tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000 in cui Hollywood si era lanciata in un’operazione nostalgia rifacendo i successi TV degli anni ’70. Mentre venivano prodotti film su Charlie’s Angels, Starsky & Hutch e persino La famiglia Brady, a Kevin Smith venne l’idea, nel 1995, di riportare sullo schermo la serie di fantascienza. 

Tratto dal romanzo Cyborg di Martin Caidin, L'uomo da sei milioni di dollari racconta di Steve Austin, un astronauta della NASA - interpretato da Lee Majors - gravemente ferito durante una missione. Il governo riesce a salvarlo e a ricostruirgli gli arti perduti con delle sperimentali protesi bioniche che lo rendono un soldato perfetto con poteri sconosciuti a qualsiasi essere umano. La serie è andata avanti per 100 episodi, generando sei film per la televisione. Un patrimonio di nostalgia e di immaginario pop che l’industria cinematografica non aveva intenzione di lasciare a terra. Solo non aveva idea di come farlo decollare.

L’odissea per i diritti di L'uomo da sei milioni di dollari

Il primo tentativo di Kevin Smith sfumò infatti tra le mani della Universal Pictures. La sceneggiatura, mai adattata a film, diventò un fumetto su licenza nel 2011. Nel 2001 la Dimension Film di Bob Weinstein fece un secondo tentativo. Il produttore Michael Zoumas ottenne un accordo con gli eredi di Caidin, scomparso nel 1997, per adattare la storia in un film per il cinema. L’accordo comprendeva però solo i diritti di sfruttamento domestico e non quelli globali che invece restavano di proprietà della divisione televisiva Universal, con cui Dimension riuscì a strappare un accordo.

A questo punto il progetto vide numerose star avvicinarsi, buttare un occhio e poi allontanarsi. Nomi del calibro di Will Smith, Jim Carrey, Bryan Singer e Todd Phillips. Un tentennamento che costava, mese dopo mese, alla produzione. Per mantenere i diritti Weinstein rinnovò l’opzione su base annuale continuando a pagare free di 250.000 per ogni estensione a breve termine. 

Le cose sembrarono sbloccarsi nel 2014 con l’arrivo di Mark Whalberg. Desideroso di interpretare il potente Steve Austin, proprio mentre stava arrivando al culmine la passione per i supereroi, l’allora poco più che quarantenne attore portò sulla barca il regista argentino Damián Szifron. Con lo scandalo legato ad Harvey Weinstein di qualche anno dopo si bloccò nuovamente lo sviluppo del film. La società, in difficoltà, rese disponibile alla cessione L’uomo da sei milioni di dollari nell’American Film Market. Una mossa concordata insieme ad Ari Emanuel, CEO di Endeavor, che rappresentava Whalberg. A quel punto Toby Emmerich, subentrò nella produzione pagando a Weinstein milioni di dollari accumulati nei costi di sviluppo, perdendo però Szifron come regista. Tutto da rifare.

Nel 2019 ci fu un’altra falsa partenza, ad opera di Travis Knight, finì nel nulla. Un nuovo tentativo nel luglio 2021 non portò a nulla se non all’ennesima estensione dei diritti senza andare oltre. A questo punto il progetto sembrava maledetto. Come mai nessuno è mai riuscito a svilupparlo fino ad arrivare sul set?

Il più convinto è Mark Whalberg, ma il problema potrebbe essere lui

Secondo The Wrap, che ha seguìto la storia ricostruendo la cronologia degli eventi, uno dei tanti freni che hanno impedito la riuscita del remake è proprio l’attore. Whalberg ha legato a sé il progetto, invecchiando con lui. Un decennio dopo, superati i cinquant’anni, sembra non avere più le caratteristiche per subentrare nel ruolo interpretato da Lee Majors. Nel frattempo la passione per gli anni ’70 e la nostalgia per quel decennio sono tramontate. I remake delle serie TV di quell'epoca non si sono rivelati successi sicuri. La memoria collettiva e l’affetto verso L'uomo da sei milioni di dollari si sono affievoliti. 

In un ciclo infinito nel 2021 i diritti sono però tornati agli eredi di Caidin che hanno fatto un nuovo accordo con Ari Emmanuel e l’avvocato Marc Toberoff per mantenere vivo il sogno di Whalberg. L’attore sostiene che Skydance sia interessata al progetto - rinominato L'uomo da sei miliardi di dollari - , ma al momento The Wrap può confermare che non c’è nessun contratto in essere.

L’odissea infinita de L'uomo da sei milioni di dollari pare destinata a protrarsi ancora a lungo. La ricerca e sviluppo, dagli anni novanta a oggi, è arrivata a costare alla Warner Bros. ben più di quanto dichiarato dal titolo. Si stima infatti che i milioni di dollari per riportare quest’uomo bionico sullo schermo siano ben più di sei, ma si aggirino intorno ai nove. Una cifra destinata a crescere ancora.

Fonte: The Wrap

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