LuccaCG18, Star Comics: intervista a Ronan Toulhoat, disegnatore di Conan il Cimmero
A Lucca Comics & Games abbiamo intervistato per voi Ronan Toulhoat, disegnatore di Conan il Cimmero
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Star Comics non si è fatta scappare l’occasione di presentare al pubblico nostrano le avventure del Cimmero: uno dei primi volumi è basato sul racconto Colosso nero, firmato da Vincent Brugeas e Ronan Toulhoat. Proprio il disegnatore era presenta a Lucca Comics & Games 2018, presso lo stand della casa editrice perugina dove, con grande disponibilità, ha risposto alle nostre domande sul suo lavoro.
Ciao, Ronan, e benvenuto su BadComics.it!
È la tua prima esperienza in Italia? Quali sono state le tue prime impressioni sulla kermesse lucchese?Ciao a tutti. Per me è la prima volta a Lucca, mentre in Italia ero già stato in precedenza. Lucca Comics & Games è un’esperienza incredibile, una città fantastica interamente dedicata al Fumetto, qualcosa di unico. Oggi pomeriggio [domenica 4 novembre - NdR] avrò un po’ di tempo libero e credo che mi fermerò per realizzare qualche acquerello, perché mi piace portare a casa un ricordo dei luoghi in cui sono stato. Dedicherò un po’ di tempo a rilassarmi.
Qual è stata la tua prima reazione dopo la casa editrice Glénat ti ha comunicato il coinvolgimento in questo importante progetto? Rispetto al lavoro di Howard, quali sono stati gli elementi della storia che hai voluto sottolineare?In Europa, i diritti sui romanzi di Robert E. Howard non sono protetti dal diritto d’autore, in quanto di pubblico dominio, e la casa editrice ha deciso di adattare alcune delle storie originali dello scrittore americano avvalendosi dell’aiuto del più grande esperto in materia, Patrice Louinet.
È stata una situazione difficile perché, nello stesso periodo, Marvel Entertainment ha acquisito in America i diritti sul personaggio. A questo punto, dunque, potevamo solo adattare le storie già esistenti senza alcuna possibilità di inventare qualcosa di nuovo per l’universo narrativo dell’hyboriano.Avendo già letto in passato le avventure del personaggio, non è stato difficile realizzare questa storia: durante la lettura avevo già ben chiaro in mente quello che avrei fatto. Un aspetto sicuramente interessante di quest’esperienza è che in ogni libro troverai un Conan differente, in quanto ogni artista ha riversato nella sua opera le proprie influenze e le proprie idee. Se prendi il mio, ad esempio, troverai evidente il richiamo a “Braveheart”, visto che durante la lettura di "Colosso nero" intravedevo la stessa idea di libertà che ho ritrovato nella pellicola di Mel Gibson.
Il tuo personaggio ha infatti un aspetto più vissuto, dai lineamenti marcati, quasi più vecchio rispetto alle tante altre incarnazioni, sia cinematografiche che fumettistiche che abbiamo visto. Da dove nasce questa scelta?
Esatto. Come ti dicevo prima, era importante per me lasciare emergere un aspetto del personaggio: ha fatto tanti viaggi, ha sempre lavorato da solo e ha dovuto affrontare tantissime battaglie, oltre a vivere avventure incredibili. Tutti questi aspetti hanno lasciato un segno sul suo viso e, se ci pensi, non è qualcosa che dovrebbe meravigliare. Se torniamo indietro nel tempo, all’età medievale, anche ragazzi poco più che ventenni avevano un aspetto vissuto. Molti di loro magari sono partiti anche per prendere parte alle Crociate. È stata questa la direzione che ho voluto seguire quando mi sono messo al lavoro sul personaggio.
Anche perché in "Colosso nero", Conan era in un periodo in cui lavorava come mercenario.
Non mi sono interessato tanto a quest’aspetto, perché è una tendenza tutta americana quella di ricercare una cronologia nelle storie di Conan. Nelle testa di Howard non c’era un ordine temporale preciso a legare i singoli racconti. Nel primo, ad esempio, l'hyboriano è un re senza che però venga specificato se sia giovane o anziano. All'interno dei suoi romanzi, Howard non fornisce alcuna specifica sull’età di Conan, preferendo regalarci un personaggio senza tempo che ci ha conquistato con la sua vita e le sue avventure. Ed è esattamente quello che ci veniva chiesto da Glénat, ovvero concentrarci principalmente su quest’aspetto.
Prima hai citato il film “Braveheart” come riferimento per il tuo Conan. Ci sono anche dei fumettisti che hanno influenzato il tuo lavoro?
Indubbiamente. Ci sono tanti artisti che hanno contribuito a fare grande il personaggio, e io non posso non citare tra questi John Buscema. Però, nell’approcciarmi a “Colosso nero” ho preferito utilizzare le influenze del film di Mel Gibson per la realizzazione del mio character design. La scelta è dettata da molte similitudini che ho ritrovato in queste due avventure.
Inoltre, grazie alla grande quantità di descrizioni che troviamo all’inizio del racconto, non ho avuto la necessità di guardare ad altri artisti: era già tutto lì, bastava solo saperlo scorgere. Mi sono documentato molto per altri lavori sul periodo medievale, epoca che mi ha offerto lo spunto per alcune soluzioni. La consultazione di immagini in Internet, infine, mi ha offerto anche la possibilità di trovare elementi da poter utilizzare per le scena in cui è coinvolta la magia. In quel caso, ho guardato molto all’Egitto dei faraoni.
Hai scelto tu la storia o ti è stata assegnata? E avevi già letto in precedenza l'opera di Howard?
Sì, la storia è stata scelta da noi. Inizialmente, avevano proposto a me e Vincent tre differenti storie di Conan. Avendo letto in precedenza tutta l’opera sul personaggio, eravamo in dubbio tra due storie: “La cittadella scarlatta”, in cui lui è re, e questa. Alla fine, sia io che Vincent abbiamo deciso di scegliere “Colosso nero”, in quanto contiene al suo interno alcune delle caratteristiche del personaggio che amiamo di più, ovvero la sua grande responsabilità, la sua abilità come stratega sul campo di battaglia, la capacità di sapersi sempre orientare il saper e coniugare tutto questo con la sua abilità di politico, nonostante - ed è giusto ricordarlo - lui non ami la civilizzazione.
Anche se la storia è molto semplice nel suo sviluppo, c’erano tanti significati nascosti, tanti aspetti legati alla magia e alla presenza di mostri spaventosi che erano perfetti per il tipo di storia che volevamo raccontare. Io e Vincent abbiamo avuto modo di collaborare anche in precedenza, realizzando storie con stili diversi: dalle ambientazioni medievali, al thriller, alla Fantascienza. Con “Conan il Cimmero”, ci siamo confrontati per la prima volta con una storia dal taglio epico, con una grande battaglia ed elementi magici. La sfida è stata sicuramente difficile ma anche molto stimolante.
In che modo hai cercato di catturare le peculiarità di questa storia scritta da Howard?
È sempre difficile da spiegare perché già durante la lettura dei romanzi le prime immagini che avrei voluto realizzare iniziavano a nascere nella mia testa. Ti faccio un esempio: per ricreare il cattivo della storia ho utilizzato il riferimento del Faraone Nero del film "La Mummia", in cui si vede questo essere malvagio muoversi in una nuvola fatta da insetti. Una soluzione funzionale e completamente grafica che ci è servita tantissimo.
Ho amato molto la tua prova su questa storia di Conan, in particolare la maniera con la quale riesci a coinvolgere il lettore e portarlo con la tua arte sul campo di battaglia, spalla a spalla con Conan. Come sei riuscito a ricreare questi effetti?
Per me è fondamentale coinvolgere il lettore nella storia. Dopo aver scelto il numero di vignette che utilizzerò per ogni pagina, mi immagino con una videocamera sulla spalla mentre mi muovo all’interno della scena. Anche ne “Il Re dei Ribaldi” [opera realizzata insieme a Vincent Brugeas che Star Comics pubblicherà a dicembre - NdR] utilizzo lo stesso espediente, portando con me il lettore attraverso le strade di una Parigi medievale. È una tecnica che amo e che tendo a utilizzare nei miei lavori.