LuccaCG18, Edizioni Inkiostro: Dave McKean presenta Apophenia

A Lucca Comics, Dave McKean ha parlato di Apophenia, l'artbook pubblicato da Edizioni Inkiostro

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Durante la prima giornata di Lucca Comics & Games 2018, l'artista britannico Dave McKean ha tenuto una conferenza stampa per presentare Apophenia, il suo artbook pubblicato da Edizioni Inkiostro.

La conferenza si è sviluppata in un botta e risposta tra autore e giornalisti, in cui si è parlato del suo volume più recente, del lavoro sui tarocchi, dello stato di salute del Fumetto e di altre curiosità legate alla sua carriera professionale.

Apophenia, copertina di Dave McKean

Si tratta di una selezione assolutamente casuale di cose che in qualche modo mi piacciono, che insieme costituiscono il volume chiamato Apophenia, che significa "illusione di significato". È un fenomeno che avviene quando ci sono elementi contrastanti giustapposti l'uno all’altro e sembra che proprio dal loro accostamento emerga un significato. La cosa meravigliosa è che il nostro cervello crea dei pattern, dei disegni... perché i cervelli sono narratori. Ed è bello che possa emergere un’illusione di significato, in alcuni casi voluta, in altri no. In più, ho cercato di selezionare cose che non sono mai state pubblicate, assolutamente inedite.

Ho realizzato due mazzi di tarocchi: uno per la Vertigo e uno personale, fotografico, che si chiama The particle tarot, ispirato alla scienza contemporanea. Mi piacciono tanto i tarocchi perché sono un’idea straordinaria ed assolutamente folle: un tipico atto di arroganza della mente umana che pensa di mostrare la totalità dell’esperienza in settantotto carte, eppure è un bellissimo sistema per esplorare le idee delle persone. Non riesco a scegliere una carta preferita, ma se proprio devo penso sia "L’Appeso", perché è quasi impossibile realizzarla. Faccio fatica a realizzare il mio lavoro, per me è sempre una lotta, una battaglia, e rappresenta in modo giusto ciò che faccio.

L'autore poi ha trattato il suo immediato futuro nel mondo dei fumetti, parlando del suo ruolo all'interno dell'universo di Sandman, creato da Neil Gaiman:

Farò delle nuove copertine per tutte le storie, in realtà. In qualche modo sono delle introduzioni al mondo di Sandman. Ho pensato di farle come se fossero delle "normalissime" copertine di fumetti, diversamente dalla serie originale. In questo momento vengono pubblicate tantissime graphic novel straordinarie, e Sandman è un'opera figlia del suo tempo. Scegliere di fare un tipo di copertina standard è la cosa più opportuna.

Dopo uno sguardo al futuro, un ritorno al passato: il Fumetto degli anni Ottanta, il suo rapporto con una editor come Karen Berger e con i propri strumenti di lavoro:

Apophenia, copertina di Dave McKean

All'epoca, il sentore comune era interessante. Si sentiva che c’era una nuova voce e una nuova energia che stava uscendo. Vivevo in Inghilterra e c’era un gruppo di autori, di cui facevo parte, in cui la presenza di Alan Moore è stata importante. Ha reso la sceneggiatura e le storie a fumetti qualcosa di significativo. Prima c’erano state cose interessanti, ma sceneggiature sempre piuttosto mediocri. Se devo dire la verità, all’epoca alcuni fumetti ed alcune serie avevano un vero valore, lavori che hanno piantato dei semi, e per anni non è successo assolutamente nulla. Questi semi stanno sbocciando solo ora, e stiamo vivendo una nuova età dell’oro di fumetti bellissimi. Tantissimi stili e storie assolutamente straordinarie! Se in qualche ho contribuito a piantare anch'io tali semi, ne sono molto contento.

Karen Berger è stata molto importante perché ha lavorato come Script Editor e ha creato le condizioni per creare l’etichetta editoriale Vertigo della DC Comics. Gli illustratori e i disegnatori facevano il loro lavoro portando avanti le tavole, lavorando comunque per se stessi e facendo cose che fossero interessanti per il loro lavoro. Karen creò le condizioni, ma furono gli autori stessi a guidare quell'ondata: i matti che avevano preso il controllo del manicomio. All'inizio degli anni Novanta sono cambiate le cose: i redattori iniziarono a decidere quali serie avrebbero avuto successo o meno, commissionando le serie agli autori. Per questo motivo me ne sono andato.

Matita, fogli di carta... sono ancora un disegnatore estremamente "fisico". Non amo tanto il computer, o meglio: so utilizzarlo per disegnare, ma non mi piace molto farlo. Disegno, dipingo, faccio foto, scansiono e inserisco tutto al computer per controllarlo, a volte molto, a volte davvero poco. Mi piace che l’origine di tutto sia fisica, perché nel lavoro fisico risiede l’umanità, mentre nel lavoro al computer dopo un po’ sembra tutto fatto di plastica.

McKean si è poi dedicato all'analisi dell'attuale stato di salute del Fumetto mondiale, da quello britannico a quello americano, passando per la situazione italiana:

Sandman vol. 1, copertina di Dave McKean

È molto difficile rispondere. Il mondo si trova in uno stato difficilmente comprensibile e, in qualche modo, sembra che possa essere ridicolo pensare che fumetti o Arte in genere possano avere un qualsiasi ruolo. Il compito dell’Arte secondo me è permettere alla gente di guardare il mondo e le cose da un altro punto di vista: generare una forma di empatia. Tutte le forme d'arte e i fumetti hanno questo ruolo. Non amo molto le storie fantastiche con mostri e fate, sono un’eccessiva evasione dalla realtà, penso che il modo per far funzionare tutto e creare una connessione passi attraverso un maggiore realismo.

[Parlando dell'aver consigliato ai giovani autori italiani di "uccidere" Dylan Dog] Sicuramente devo essere stato di pessimo umore quando ho fatto quell'affermazione! [Ride] Girando tra gli stand sembra ci siano tanti fumetti fantastici e che l'industria sia in una condizione meravigliosa, come se stesse sbocciando. Non ricordo il contesto del commento nello specifico, ma è probabile che sia come quando ho detto di “uccidere" Superman o Judge Dredd, rispettivamente in America e in Gran Bretagna: smettere di vivere nel passato e nella sua nostalgia, iniziando a creare storie nuove.

Mi piacciono i fumetti che vengono raccontati visivamente, anche se la cosa interessante è che la sceneggiatura è la chiave che porta avanti il tutto. Ci sono tantissimi lavori bellissimi e straordinari che non hanno una storia affascinante o ammaliante. Direi che mi piacciono le storie che hanno in qualche modo una sceneggiatura avvincente e che poi vengano raccontate visivamente in modo appassionante. E anche le storie che parlano di persone reali, situazioni vere, la vera umanità: vita, morte, l'innamoramento, avere dei bambini. Oppure tutto ciò che in qualche modo vuole spiegare la situazione politica attuale, i libri di scienza che spiegano i fenomeno naturali e le cose per come sono. C’è una nuova generazione di scrittori scientifici e interessati a fare graphic novel.

Black dog – Les rêves de Paul Nash di Dave McKean (Glénat)

Sono stato a Losanna, di recente, e ho visto un paio di fumetti interessanti, di cui uno era una storia riguardante le passeggiate nel mondo naturale, una serie di immagini davvero interessanti. Due anni fa ho realizzato con Richard Dawkins, famoso divulgatore e scienziato britannico, Magic of Reality, e in quel libro sono riuscito a inserire dei fumetti. Anche Simon Singh, autore di Fermat's last theorem, è interessante, perché utilizza anche le graphic novel per veicolare le idee.

Lo stato dei fumetti britannici è davvero ottimo, non c’è mai stata una vera e propria industria del settore in Inghilterra, ma tanti e coraggiosi editori indipendenti. Ad esempio: Nobrow, di cui alcune cose sono state pubblicate da BAO Publishing, e altri meno meno indipendenti come Little Brown and Company e librerie che sostengono il settore. Percepisco che c'è una nuova generazione di scrittori e disegnatori che stanno utilizzando sempre di più questa forma di comunicazione, molto immediata. Se un tempo avrebbero scritto romanzi, film o prodotti per la Televisione, ora scelgono il Fumetto per realizzare un’incredibile varietà di storie.

Per quanto riguarda quel disastro che è la Brexit, sappiate che sto realizzando un volume che si chiama Calligaro, una storia con due finali: uno che mi piaceva e uno che mi convinceva poco, e avrei scelto tra i due durante la scrittura del libro. A metà della stesura è arrivata la Brexit e mi sono reso conto che il tema del libro è proprio essa stessa, una cosa davvero stupida, egoista e arrogante... e il finale è proprio su tutto ciò!

Ultimo argomento trattato, il Cinema, con una piccola considerazione sull'amico Terry Gilliam.

American Gods: Shadows #1, variant cover di Dave McKean

Mi diverto a fare film, ma si tratta di un ambiente incredibilmente frustrante. Sento di aver sprecato molto tempo nel cercare finanziamenti e nel realizzare poi le pellicole, ed è frustrante quella parte del lavoro in cui non si sta effettivamente creando. Se ho un’idea, amo avere la libertà di realizzarla. Penso che il tempo stia finendo, per il mondo e per me, e ci sono molte storie che vorrei mettere su carta, sfruttando quanto resta il più possibile. Se ci sarà anche un film, bene, ma certo non sarò io a cercarlo.

Devo aggiungere che è molto difficile girare i film che personalmente amo realizzare. Se volessi fare una storia fantastica "predigerita" non sarebbe un problema realizzarla. Realizzare i miei è molto più difficile, quindi preferisco conservare la libertà nel farlo.

Terry Gilliam è un amico, lo conosco molto bene e ho sempre avuto con lui una sorta di affinità. Penso che sia molto buffo che entrambi veniamo spesso definiti come "grandi autori di mondi fantastici", anche se entrambi detestiamo questa definizione. Però, entrambi utilizziamo la lente dell’immaginazione per osservare le cose. Adorerei lavorare con lui, ma il problema è che totalmente pazzo e significherebbe avere a che fare con un osso davvero duro. Detto ciò, mi piacerebbe molto farlo. La questione è un’altra: Terry è vicino al pensionamento e ho la sensazione che The Man Who Killed Don Quixote sia il suo ultimo film. Lessi la sceneggiatura tre o quattro stesure fa e davvero non vedo l’ora di vederlo perché sono convinto che, nella sua anima e nella sua essenza, ci sia una cosa costante in tutti i suoi film, da quelli straordinari come Brazil ai meno riusciti: ha una grandissima empatia, estremamente forte, verso i personaggi e il suo pubblico.

Dave McKean

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