#LuccaBAD 2016, Shockdom - Paperi: l'incontro con Marco e Giulio Rincione
Marco e Giulio Rincione presentano Paperi, il volume che raccoglie la trilogia, già pubblicata da Shockdom, delle loro storie
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Giulio Rincione - Non ci aspettavamo, all'esordio, che sarebbe diventata un’operazione così seria in termini editoriali e di così grande successo, perché si tratta di un’opera di nicchia, anche per il tipo di pubblico a cui si rivolge. Trovarsi con un riscontro commerciale del genere è stata una sorpresa.
Paperi doveva essere una sola storia lunga sin dal principio, pensata più o meno come appare nel volume appena pubblicato, ma avendo avuto la rete e i social come primo riferimento non volevamo far aspettare le persone che ci seguivano e abbiamo diviso la storia in tre episodi. In questo nuovo volume, c'è tutta la coerenza e la coesione che avevamo immaginato per la storia.
Tra le grandi soddisfazioni di questa Lucca c'è il fatto che da Disney e dalla sua galassia, abbiamo avuto qualche feedback diretto da alcune persone, come Giorgio Salati che è un amico e collega stimato, e sappiamo che molti autori della casa editrice ci hanno letti. Per fortuna, non hanno tratto offesa dalla nostra storia. Con Cavazzano siamo stati in contatto tramite terze persone, lui ha apprezzato il lavoro grafico che c’era dietro il nostro mondo distopico, gli abbiamo fatto avere una copia e siamo felici che abbia apprezzato.Marco Rincione – Per quanto mi riguarda, io sono diventato abbastanza amico di Tito Faraci che mi ha detto che siamo arrivati a Disney, nel senso che il nostro fumetto è girato molto e che alcuni ne hanno parlato dietro le quinte. Il rapporto tra noi e loro è decisamente amicale. Ogni capitolo della nostra saga, come sapete, ha una sua tematica e i personaggi sono sfruttati per parlare di vari aspetti dell’animo umano, di depressione, dei mali della quotidianità, di potere e delle sue distorsioni. Già Carl Barks usava le figure dei paperi per parlare di altezze e bassezze dell’essere umano.
Giulio – Barks, da maestro qual era, riusciva certamente a parlare della società e anche Don Rosa ha fatto un lavoro di questo tipo, grazie a storie non sempre leggere. I tempi cambiano, quindi ora Disney ha un target che non consentirebbe operazioni simili. Noi abbiamo cercato di fare la stessa cosa che facevano i due grandi, ma senza legami con Disney e quindi con tanta libertà in più, ma con la stessa convinzione che i concetti umani parlino più forte ai lettori se i personaggi non sono uomini.Marco - Testo e immagini, nelle nostre storie, sono spesso in contrasto o in antitesi, come se avessero due voci parallele e distinte. Ci piace consegnare ai lettori nuove interpretazioni di quel che mostriamo, vogliamo che i due mezzi parlino contemporaneamente, non sempre con lo stesso messaggio. PaperPaolo è stato interpretato anche per questo in maniera molto diversa dai singoli lettori e tutte le versioni funzionano. Come se i lettori fossero diventati nuovi autori di versioni diverse che io ho accettato con gioia.
L’etichetta Fumetti Crudi prevede che non ci sia censura, quindi non siamo mai stati limitati nei contenuti. Siamo noi ad aver tirato indietro la mano, in alcuni casi, a non voler mostrare tutto quel che potevamo, per rendere quel che non si vede ancora più efficace emotivamente. La depressione come malattia e la pedofilia come disturbo sessuale non sono mai nominati nelle nostre storie direttamente anche per ottenere questo effetto.
Giulio - Gran parte della documentazione su Paranoiae viene dalle mie esperienze personali, a ridosso della fine di una storia d’amore o di periodi di crisi personale che ho affrontato. Per PaperUgo invece ci siamo letti interviste private sulla depressione. Non volevamo fare gli psicologi, ma cercare di far capire cosa si provi in certe situazioni, anche magari senza dare un senso compiuto alla storia che mettevamo in campo, lasciandola sospesa. A tratti, infatti, PaperUgo è incomprensibile, con parole tristi buttate a caso, che in realtà riproducono lo stato d'animo di un depresso, che spesso non riesce a farsi capire dal mondo esterno.
Una nostra convinzione che abbiamo è che sia importante che siamo noi a metterci a nudo per primi, prima di chiederlo al lettore, dato che molti nel nostro pubblico potrebbero riconoscersi nei temi disturbanti che proponiamo. Per noi, essere sinceri nel nostro lavoro, nel comunicare la nostra sofferenza, è fondamentale.
Marco - Nel volume ci sono, in più rispetto ai tre episodi già letti, un capitolo introduttivo e una storia finale. Paperi è un volume anche abbastanza innovativo, perché il primo è un racconto in prosa. Volevamo inserire assolutamente degli inediti in questa nuova edizione per ringraziare i nostri lettori, per motivare l’acquisto per chi già aveva letto. Non si modifica la trama dei tre capitoli, ma si amplia e approfondisce la cornice.