#LuccaBAD 2016: l'incontro con John Cassaday e Gabriel Hernandez Walta

John Cassaday e Gabriel Hernandez Walta hanno incontrato la stampa nel secondo giorno di Lucca Comics & Games 2016

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Nella giornata di ieri, a Lucca Comics & Games 2016, è andata in scena una conferenza stampa con John Cassaday (Astonishing X-Men, Planetary) e Gabriel Hernandez Walta (Magneto, Visione), due degli ospiti principali di Panini Comics. Di seguito trovate quanto è emerso di interessante nella chiacchierata.

Entrambi lavorate alla Marvel: quali sono gli aspetti che maggiormente apprezzate, o addirittura invidiate, del lavoro dell’altro?

Walta - Lo stile di disegno di Cassaday sembra differente da tutti gli altri. Ci sono un sacco di illustratori fantastici, ma sembrano non avere alcun elemento di narrazione. Il suo stile invece è particolare, ed è qualcosa che si avvertiva già nel primo numero di Planetary. Non lo trovo in nessun altro.

Cassaday - Restituirò il complimento perché trovo che la sua visione dei personaggi sia fantastica. Entrambi abbiamo iniziato a lavorare con Jeff Mariotte. Io ho esordito con lui su Desperadoes, è stato il nostro padrino, ci ha formato per ottenere questo stile narrativo.

Entrambi disegnate supergruppi, come gli Avengers o gli X-Men; com'è lavorare su personaggi con una storia così lunga e qual è il vostro preferito?

X-Men CassadayCassaday
- Questi personaggi cambiano sempre, è come un flusso malleabile che ti permette di aprirli a una tua interpretazione, dandogli un'identità specifica. Quando ho lavorato con Joss Whedon sugli X-Men abbiamo potuto imprimere il nostro marchio caratteristico, basandoci sugli elementi in comune che amavamo dei personaggi.

Il mio personaggio preferito è Capitan America, ma gli X-Men hanno più dramma, ci sono contrasti interni, non sono solo un gruppo che affronta il cattivo di turno.

Walta - Io preferisco lavorare con personaggi che non sono tra i miei preferiti, così posso evitare di combattere con il fan che è in me! Ho sempre amato Wolverine, ma di lui ci sono un sacco di versioni realizzate da grandi autori, perciò se ci lavoro diventa difficile non guardare a esse con timore reverenziale.

John, hai ambientato la storia di Io sono Legione nel passato, ma oggi chi potrebbe affermare “Io sono Legione”?

Cassaday - Per chi non lo conoscesse, Io sono Legione parla di un gruppo di cattivi che raccoglie delle persone e le trasforma in un gregge. La versione moderna potrebbe essere incarnata dai supporter di Trump, oppure dai media. Quello che per me era interessante nell'opera originale era l’ambientazione nella Seconda Guerra Mondiale, un'epoca specifica dove tutto è più definito, una distinzione netta tra buoni e cattivi.

Mentre leggete una sceneggiatura quanto avete già in mente di ciò che vorreste disegnare? 

Vision #1, anteprima 3

Walta - Se lo scrittore è bravo, ti lascia spazio per inserire qualcosa. Noi non siamo solo disegnatori, ma narratori, e gli sceneggiatori lo sanno. A volte mi sono capitate descrizioni di vignette tipo “Visione è da solo nella stanza”, cosa che mi lascia la libertà espressiva di decidere il resto. Quando lavori stabilmente con un altro autore si crea un rapporto di fiducia che ti dà questa possibilità.

Cassaday - Esatto, dipende dallo scrittore. E se fai la stessa domanda a uno sceneggiatore ti dirà la stessa cosa dei disegnatori. Quando ho iniziato a lavorare con Warren Ellis su Planetary, lui era molto descrittivo; dopo qualche numero mi faceva soltanto brevi descrizioni per vedere cosa avrei fatto io. Mi è successo qualcosa di simile con Whedon. Penso sia importante sapere con chi lavori. Ci sono autori che scrivono un sacco e sono molto descrittivi. Non sono molto a mio agio nel lavorare con questo tipo di autori, perché voglio essere parte della narrazione: non lavoro sotto dettatura.

Leggiamo spesso nelle biografie degli artisti "...è approdato alla Marvel" e ci immaginiamo questo passaggio sotto un arco dorato: quando avete iniziato a lavorare per la casa editrice che sensazioni avete avuto?

Cassaday - Cresci amando questi personaggi, ma poi tutto succede senza che tu possa rendertene conto. Al mio debutto non ho lavorato subito su Spider-Man, ho cominciato gradualmente, con un western, poi sono passato a Planetary e solo in seguito sono arrivato a disegnare gli X-Men. Non ho avuto un inizio esplosivo, è stato un processo graduale di cui mi sono accorto solo in un secondo momento. È stato fantastico, ma ero così impegnato a lavorare che non mi sono goduto la cosa.

Magneto #14, anteprima 05

Al mio primo San Diego Comic Con ho presentato il mio portfolio alla Dark Horse e dopo sei mesi ero pieno di lavoro, tipo per dieci o vent'anni. Mi trovavo in questa situazione meravigliosa e, a un certo punto, sono riuscito a distaccarmi per avere un'idea precisa di cosa stesse succedendo. Pensai: "Ehi, è vero, sono arrivato!". Questo ti dà la forza di andare avanti.

Walta - Penso che la giornata di un artista sia composta da 24 ore al tavolo da disegno. La gioia di essere alla Marvel, o venire invitato alle fiere, è una piccola parte di tutto ciò. Adoro essere qui, adoro lavorare alla Marvel, o anche per me stesso - certo, la Marvel paga molto di più! - ma quello che mi piace veramente è poter disegnare fumetti. Il resto è qualcosa di marginale.

Mi sono reso conto di dov'ero arrivato durante il mio primo lavoro: ero concentrato sulla sceneggiatura, ho disegnato la mia prima cintura con la "X", poi l'ho colorata e mi sono detto: "Ehi, sono alla Marvel!"

Quanto le nuove tecnologie informatiche influenzano il vostro lavoro?

Walta - Per quanto riguarda il disegno, io continuo a realizzare tutto su carta. Carlos Pacheco mi raccontava che è solito inviare via FedEx le sue tavole. Io vivo in Spagna, ma posso collaborare con persone che stanno a New York: li incontro una volta e poi si prosegue via mail, quindi Internet ha avuto un grosso impatto positivo, da questo punto di vista.

Cassaday - Io vivo a New York, dove si trovano le sedi di Marvel e DC Comics [quest'ultima, in realtà, si è da poco trasferita a Burbank - NdR]. Quindici o vent'anni fa entravo con le mie tavole, facevo pranzi con i responsabili, mi dicevano quanto fossero belli i miei lavori... c'era un aspetto sociale differente. Ora scansiono le tavole, ricevo complimenti e feedback via e-mail... Sì, va bene, ma dov'è il mio pranzo? [ride]

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