Lucca 2017: Abbiamo visto 30 minuti di Coco il nuovo film Pixar e sembra un film Disney. Forse.
L'inizio di Coco sembra aver portato dentro la Pixar le storie tipiche della Disney ma c'è un dettaglio, nel titolo, che fa pensare che non stia tutto qui
Quello che per cui non bastano invece è scoprire dove si è nascosto lo spirito Pixar, quel sorprendente modo di ribaltare le storie, stupire lo spettatore e tenersi sempre un asso nella manica.
Coco infatti si presenta come una storia disneiana della rinascita, ovvero quegli archi narrativi che, a partire dal secondo periodo d’oro (gli anni ‘90) hanno contrassegnato i film dello studio. Se infatti prima le storie Disney significavano restaurazione e mantenimento degli equilibri (con pochissime eccezioni come ad esempio Dumbo, che racconta di come non dare mai retta a nessuno, o La Spada Nella Roccia, uno dei più grandi elogi di sempre del barare), dagli anni ‘90 in poi sono quasi sempre state storie di ribellione all’autorità e alla famiglia.
Invece Coco ci mostra subito il contrasto al centro di tutto: Miguel vuole suonare, vuole essere un musicista ma la sua famiglia, segnata generazioni prima dall’abbandono di un padre che è andato a suonare lontano da tutti, ha bandito la musica dalla propria vita per abbracciare l’arte del fare scarpe. Dunque Miguel non può nemmeno nominare la musica, anzi deve lavorare nella bottega da ciabattino della sua famiglia, eppure è determinato a suonare davanti a tutti.
L’intreccio che lo tiene bloccato nel regno dei morti proprio il giorno dei morti (l’equivalente di Ognissanti da noi) è in questo senso perfetto: ha bisogno dell’approvazione dei suoi parenti (defunti) per tornare nel mondo dei vivi, ma i suoi parenti per l’appunto non possono che non approvare la scelta. L’obiettivo quindi è trovare, proprio nel regno dei morti, l’unico che glielo darà: il suo trisavolo musicista quello che tradì tutti.
Sarà interessante vedere dove va a parare il film, anche perché c’è un dettaglio che promette di riportare l’etica e la testa dei migliori film Pixar anche in questa storia: il titolo.
Coco non è il protagonista, non è il suo aiutante, non è il nome del grande trisavolo musicista né quello di un cattivo, non è un luogo, non è un obiettivo da conquistare. Coco è la bisnonna quasi inferma che non ricorda più nessuno e se ne sta da una parte. Personaggio marginalissimo e trascurabile, almeno nei primi 30 minuti (e nel trailer la si vede per un secondo), a giudicare dal risalto che il titolo le dà deve invece essere determinante e conoscendo la Pixar lo deve essere sentimentalmente.