Lucca 2017, BAO - Gli anni che restano: intervista a Brian Freschi e Davide Aurilia

Abbiamo intervistato per voi Brian Freschi e Davide Aurilia, autori di Gli anni che restano

Condividi

Nel corso di Lucca Comics & Games 2017 abbiamo avuto la possibilità di intervistare Brian Freschi e Davide Aurilia, gli autori di Gli anni che restano.

Ringraziamo sentitamente lo staff di BAO Publishing per la collaborazione.

Ciao, ragazzi, e benvenuti su BadComics.it!

Freschi - Grazie!

Aurilia - Ciao a tutti!

Avendo avuto modo di leggere, apprezzare e recensire la vostra prima opera realizzata insieme, è quasi obbligatorio chiedervi com'è nato il progetto, così come la vostra collaborazione.

Gli anni che restano, copertina di Davide AuriliaFreschi - Il soggetto dietro a "Gli anni che restano" l'ho portato con me per anni, sin dai tempi dell'Accademia Internazionale di Comics di Firenze. Negli ultimi due è passato dallo stato embrionale a qualcosa di progressivamente più formato: il concetto di base, però, è sempre rimasto lo stesso. Inizialmente, il graphic novel aveva persino un altro titolo. Grazie al lavoro fatto assieme a BAO Publishing, la storia ha guadagnato spessore diventando qualcosa di ben più grande.

Riguardo alla collaborazione con Davide, tutto risale a quella fase in cui, appena uscito dall'Accademia, ero a caccia di disegnatori: avevo tante idee per la testa e cercavo un artista in grado di renderle reali. Ho trovato Davide attraverso il vecchio Blogspot: il suo tratto mi ha colpito molto, ma la cosa che più mi ha impressionato è che non faceva fumetti, bensì illustrazioni e dipinti. Da lì è nato tutto.

Aurilia - Ho fatto un percorso di studi per diventare un illustratore, ma non nascondo di essere sempre stato attratto dal Fumetto, soprattutto da quello più autoriale. Semplicemente, non credevo di essere all'altezza di questo mondo, specie come autore completo: tuttora ho delle idee in mente, ma nulla di troppo definito.

Quando Brian mi ha scritto era il 2014, facevo altro nella vita - tanto che mi sento uno di quelli arrivati tardi - e mi venivano proposti soggetti che non mi convincevano mai del tutto: non riuscivo a visualizzare il mio stile applicato a quel genere di storie.

Quando ho avuto la possibilità di leggere la prima bozza di quello che poi sarebbe diventato "Gli anni che restano" - che allora si intitolava "Ti riconosco" - ne sono rimasto colpito, tanto da decidere di salire a bordo.

Freschi - C'é una piccola premessa da fare: non abbiamo mandato subito una proposta a BAO. Avevamo preparato una bella presentazione, che abbiamo inviato ad altri editori, senza ricevere mai risposta. BAO, paradossalmente, ci sembrava oltre le nostre possibilità: eravamo degli esordienti, e anche parecchio insicuri. Non ricevendo alcuna replica, ci siamo trovati in una situazione di stallo che è durata per tutto l'inverno. Poi Davide ha preso l'iniziativa e, senza dirmi nulla, ha mandato la proposta a BAO.

Aurilia - Era un momento in cui provavo molta frustrazione e mi sentivo di non avere nulla da perdere. Eravamo fermi da troppo. Piuttosto che rimanere nel dubbio, ho mandato la presentazione a BAO con due righe di mail e senza "sviolinate". Dopo un paio di giorni è arrivata la risposta, con la quale la casa editrice manifestava il suo interesse per il nostro soggetto.

Freschi - È stato allora che Davide mi ha chiamato dicendo di aver mandato la presentazione a BAO un paio di giorni prima e di aver ricevuto una risposta molto positiva. Ovviamente è stato un colpo di scena clamoroso per me!

Aurilia - Con il senno di poi, senza nulla togliere alle altre case editrici, abbiamo potuto toccare con mano la differenza, anche solo per il fatto di aver ricevuto una risposta dopo soli due giorni.

Quella di "Gli anni che restano" è una storia di amicizia e di crescita. Brian, sono rimasto particolarmente colpito dal modo in cui hai saputo raccontare con tanta coerenza e credibilità di soggetti adulti, pur essendo tu poco più che ventenne.

Freschi - Dal punto di vista narrativo, questa è stata la parte più complicata del libro. Il presente del protagonista, Mauro, e il suo riflesso nel divenire hanno rappresentato una prova fisiologicamente complessa, proprio perché sono fasi che non ho ancora vissuto.

Mauro è un personaggio nato da un collage di tante storie di persone che mi sono sempre state vicine e che mi hanno parlato della loro vita. Da queste fonti ho cercato di estrapolare elementi funzionali alla mia storia cercando di empatizzare quanto più possibile il vissuto altrui. Non è stato facile, ovviamente, perché si prende tutto per riflesso, ed è stata la ragione di insicurezza più grande nella stesura dei testi di "Gli anni che restano", che ho riletto centinaia di volte prima di inviare a BAO.

Sempre riguardo ai personaggi, un elemento molto interessante è il loro design.

Aurilia - Brian mi ha dato qualche indicazione per uno in particolare... che poi paradossalmente è stato scartato dalla storia! Quindi, il design è tutto mio: mi sono lasciato trasportare da ciò che leggevo dalle descrizioni dei personaggi. Il modo in cui Brian mi ha raccontato di loro è stato così chiaro che si sono formati naturalmente nella mia mente, tanto che gli studi per il loro aspetto sono stati un processo davvero rapido.

Davide, vorrei parlare con te dell'utilizzo del colore ne "Gli anni che restano", dato che l'aspetto cromatico è molto importante ai fini della storia.

Aurilia - La colorazione è ad acquerello, ed essendo il mio primo libro ci tenevo davvero a farlo così, dal punto di vista cromatico. Ci sono diversi autori ai quali mi ispiro, uno su tutti Cyril Pedrosa, che mi piace tantissimo. Mentre lavoravo a "Gli anni che restano", "Portugal" è diventato sostanzialmente la mia Bibbia, e ho studiato molto la colorazione dell'autore, del quale mi affascina non tanto la tecnica in sé, ma come il colore riesca sempre a dire qualcosa in più, oltre a ciò che comunicano immagini e testi. Non volevo semplicemente colorare le tavole, ma utilizzare il colore come catalizzatore in grado di amplificare gli aspetti chiave della storia, dal punto di vista delle atmosfere, dei toni e delle emozioni.

Ho cercato di spaziare tantissimo, applicando molte variazioni sotto il profilo cromatico: di fatto, non c'é uno stile preponderante, è tutto molto fluido e cangiante, non solo nella scelta dei toni ma anche nella stesura e nella profondità del colore. Mi sono lasciato andare, di pancia, con pochissime prove. Spero di essere riuscito nel mio intento.

Brian Freschi Davide Aurilia

Continua a leggere su BadTaste