Lo chiamavano Jeeg Robot: Gabriele Mainetti ci parla del possibile sequel!
Gabriele Mainetti ci parla del potenziale sequel di Lo chiamavano Jeeg Robot e della responsabilità nel fare cinema di genere in Italia
Produttivamente avrebbe senso, artisticamente ho dei dubbi. Dopo il primo capitolo, volevo cambiare registro, perché sento il bisogno di reinventarmi sempre; riesplorare lo stesso racconto poteva invece essere rischioso: temo di rovinare il primo film, divenuto così iconico. Parlando con Nicola [Guaglianone, lo sceneggiatore, ndr] di un sequel, gli ho proposto di passare a un genere completamente diverso, di realizzare un horror dove Enzo ci trasporta in altro mondo. Abbiamo scritto l’inizio del film, e qualcosa delle intuizioni lì presenti le abbiamo poi sviluppate in Freaks Out. Ma so per certo che l'inizio di un eventuale Jeeg 2 partirebbe nel 1976.
Un Universo potrebbe essere un'idea, ma non so se potrebbe funzionare proprio uno di Jeeg. Qui in Italia bisogna avere comunque una visione prima di tutto produttiva, che ti permetta di fare questo cinema. Da parte mia, ho pensato a qualcosa per realizzare più film, ma al momento non sono riuscito a farla partire. Il problema e la soluzione risiedono dunque nella produzione. Sono convinto inoltre che cimentarsi nel cinema di genere sia una grande responsabilità: bisogna farlo bene, perché realizzare un pessimo film va solo a vantaggio dei suoi detrattori. Quindi è necessario sentire questo mondo, viverlo, come me, fin da ragazzino, non abbracciarlo di punto in bianco solo per comodità, come molti in questo periodo stanno facendo.
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