L'Evocazione - The Conjuring: parlano i protagonisti!

Patrick Wilson e Lili Taylor, i protagonisti di L'Evocazione - The Conjuring, parlano del nuovo film horror di James Wan...

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Dopo le sei clip di questa mattina, vi proponiamo due lunghe interviste ai protagonisti di L'Evocazione - the Conjuring, l'atteso nuovo film horror diretto da James Wan.

Si tratta di due interviste in general release ai due protagonisti Lili Taylor e Patrick Wilson, grazie alle quali scopriamo diversi dettagli sulla produzione e sulla loro interpretazione.

Potete leggerle qui sotto!

LILI TAYLOR

DOMANDA:   Sei mai entrata di nascosto in sala per vedere la reazione del pubblico?

LILI TAYLOR:  Non lo faccio, ma sarebbe interessante farlo con questo film, considerando l’effetto che ha sugli spettatori. Al New York Comic Con, James [Wan] ha mostrato una clip di  20 minuti e il pubblico urlava di terrore. Ed io ho detto, ‘Voglio vedere il film assieme a voi ragazzi, siete fantastici!’

DOMANDA:   Sei una fan di questo genere di film?

LILI TAYLOR:  Oh, si, assolutamente.  E’ devo dire che non mi sento affatto soddisfatta, perché mi sembra sia passato talmente tanto tempo dall’ultima volta che mi  sono spaventata come si deve per un film.  A parte The Conjuring, quand’è l’ultima volta che avete visto un film davvero pauroso? Io sono più il tipo da L’Esorcista, e altri film della vecchia scuola.

DOMANDA:   Quando guardiamo questo film la tensione aumenta fino al momento di quell’incredibile climax.  Mentre giravi il film prevedevi già che queste scene avrebbero funzionato così bene?

LILI TAYLOR:  In questo caso la CGI non è stata usata. Abbiamo girato alla vecchia maniera. Quando mi si spegne il cerino in cima alle scale, c’è qualcuno dall’altra parte con un tubo che cerca di spegnerlo [ride], è un effetto speciale fisico; questa scelta permette agli attori di immedesimarsi ancora di più nel loro ruolo. Quando guardi un puntino rosso sul green screen non è certo la stessa cosa.

DOMANDA:   Questo film porta James a un livello ancora più alto come regista, rispetto ai suoi film precedenti.  Puoi dirci perchè?

LILI TAYLOR:  Certo, credo rappresenti una fase del percorso di evoluzione di James come regista.  E’ il suo modo di crescere; credo stia crescendo anche visivamente. Non vedo l’ora di vedere il suo prossimo film perché è così curioso ed emozionato, il che ti fa capire che continuerà a fare sempre meglio. In termini di recitazione, sentivo di potermi fidare totalmente di lui come regista; quello che mi diceva mi aiutava a fare quel che dovevo fare.

DOMANDA:   E il cast è davvero forte.  Ti hanno dovuta convincere a fare un film horror?

LILI TAYLOR:  E’ tutto merito di James. Si, è un film  ‘horror,’ ma questa è solo un’etichetta.   Se devo essere onesta mi sono divertita molto a lavorare in questo tipo di film. E’ stato emozionante fare parte del cast di questa pellicola.

DOMANDA:   In questo film hai sorpreso anche te stessa con la tua performance?  E’ stato come avere una dote di cui non conoscevi l’esistenza?

LILI TAYLOR:  Si, direi di si. Mi sono divertita davvero molto assieme agli altri attori, ma non è stato così facile. Ho lavorato molto duramente e sono felice del risultato.

DOMANDA:   Mi è piaciuto molto il modo in cui hai imparato a urlare per questo film.

LILI TAYLOR:  Si, basta andare su Youtube e digitare, ‘Come urlare,’ e ci sono una marea di video che ti insegnano come usare la voce per urlare in modo perfetto. E molti di questi video fanno riferimento a questa donna che ha dei DVD che insegnano a scaldare la voce, li ho usati anche io. Quando arrivava il momento, mi prendevo 15 minuti per riscaldare la voce per urlare al meglio.

E’ stato sfiancante, perché ci vuole talmente tanta determinazione. E’ stato come doversi allenare. Il teatro è simile; bisogna essere in buona forma.

DOMANDA:   Quando sei sul palco, dai il meglio perché devi fare una performance ogni sera, ma nel cinema, come sei riuscita a recitare scene così intense, ciak dopo ciak?

LILI TAYLOR:  E’ una questione di modulazione. James è stato molto capace.  Sono diventata brava a risparmiare le mie energie  tra un ciak e l’altro.  C’è voluta molta concentrazione.  Alla fine della giornata avevo il mal di testa, allora capivo di aver recitato bene: quando avevo male alla testa e agli occhi.  Ma tra una ripresa e l’altra mi rilassavo, e quando arrivava il momento di recitare, mi riaccendevo immediatamente.  Quando ero più giovane lo facevo sempre, ed era sfiancante  [ride].

DOMANDA:   Com’è stato recitare con un cast così magnifico?

LILI TAYLOR:  Avevamo tutti una forte etica del lavoro, ma sono convinta che avere attorno delle persone brave in quello che fanno sia contagioso. Sarebbe sciocco non guardarsi intorno e imparare. Vera [Farmiga] non è affatto presuntuosa; è anche lei una lavoratrice come gli altri; non torna spesso alla sua roulotte.  Assorbe tutto.  Da questo punto di vista siamo simili. Patrick invece ha bisogno di isolarsi, certe volte, per trovare l’ispirazione.

DOMANDA:   Essendo tu adulta, ti capitava di dare conforto agli attori più giovani nel corso delle scene più paurose?

LILI TAYLOR:  Mi sono resa conto che non ce n’era bisogno. Il primo giorno di riprese quando ci hanno messo tutti assieme a mangiare, ho capito che c’era un’atmosfera di calma e tranquillità, erano tutti molto simpatici.  La cosa bella è che la figlia maggiore [interpretata da Shanley Caswell] si è occupata di farlo, ed è stato meglio così perché i ragazzini ascoltano molto di più una diciottenne che una quarantaseienne. Io ho solo cercato di lasciargli molto spazio.

DOMANDA:   Alla fine della giornata riuscivi a scrollarti tutto di dosso, oppure no?

LILI TAYLOR:  Questo film mi ha lasciato qualcosa, trovarsi a quel livello di energia e permanere in quel mondo non-umano, mi ha colpito più di quanto non avrei mai pensato.  Una volta arrivata a casa, mi ci voleva del tempo prima di tornare nel mondo reale.

DOMANDA:   Cosa hai pensato quando hai visto il prodotto finito?

LILI TAYLOR:  L’ho visto una volta e sono certa che lo rivedrò ancora. Sono rimasta molto contenta del mondo che abbiamo creato assieme.

DOMANDA:   Analizzi mai le tue performance?

LILI TAYLOR Cerco di non farlo perché non posso farci molto. Cerco di essere il più possibile costruttiva e di fare meglio le volte successive.

DOMANDA:   Patrick ha già girato tre film assieme a James e dice che continuerà a collaborare assieme a lui in qualsiasi altro progetto. Anche tu la pensi così?

LILI TAYLOR:  Oh, si, farei qualsiasi cosa con James.  Mi siederei per sette ore sulla sedia del truccatore, non c’è neanche bisogno che scrivano il mio nome sui titoli di coda, non mi importa che si sappia che sono io, mi basterebbe collaborare ancora con lui.  E’ stato fantastico.  Adoro anche i truccatori.  Ho un grande rispetto per quel che fanno. James e quei due ragazzi formano una specie di triumvirato pazzo, con le loro folli immaginazioni.

DOMANDA:   Patrick e Vera hanno fatto alcune ricerche, hanno parlato assieme a Lorraine, mentre tu hai deciso di non parlare con Carolyn Perron, che è il personaggio che interpreti nel film.  Come mai?

LILI TAYLOR:  Loro avevano una responsabilità maggiore.  Prima di tutto, Lorraine è ancora viva; la sua storia è molto nota; ha addirittura dei fan.  Loro avevano bisogno di un background più ampio.  

Per quanto riguarda il mio personaggio, la sua storia non è poi così nota.  Non ho lo stesso tipo di responsabilità.  Non c’era bisogno che conoscessi i fatti.  Gli sceneggiatori mi hanno mostrato le loro ricerche, e quelle mi bastavano.  E’ stato più facile per me perché avevo maggiore libertà. Qualche volta gli attori rimangono intrappolati dalla maschera che gli viene messa addosso, che in qualche modo li ostacola.

DOMANDA:   Sembra che oggi tu sia più aperta rispetto ai ruoli che interpreti.  Da cosa dipende questo cambiamento?

LILI TAYLOR:  Stanno succedendo delle cose interessanti. Come nel caso della mia esperienza con Netflix: ho fatto uno show con Netflix, perché mi volevo avventurare in questo nuovo ambito.  E’ stata un’esperienza alla Robert Evans in The Kid Stays In The Picture, degli anni ’70.

‘Non giudicare senza conoscere’ è un principio che mi piace seguire e questa convinzione si è rafforzata in me negli ultimi 10 anni.  Cerco di applicarlo sempre. Come ho fatto per questo film, per Hemlock Grove [la serie di Taylor di Netflix] e per il pilot di JJ Abrams dal titolo Human, che è fantascienza, tre generi in cui non ho lavorato molto.

DOMANDA:   Sei pronta a farti scoprire da un pubblico completamente diverso?

LILI TAYLOR:  Ancora non è successo perché nessuno di questi film è ancora uscito. E’ ancora un concetto astratto per me. Ma ne ho avuto un assaggio con Haunting-Presenze.  So sempre quando qualcuno mi riconosce per quel film.  Si capisce che non sono andati a vedere  [il film indipendente] Angelika. Ma, se dovesse accadere ne sarei felice perché più successo ottieni più opportunità hai. E’ così che funziona. Non era così negli anni ‘90 perché allora non era importante, ma adesso lo è, quindi, per me va benissimo così!

PATRICK WILSON

DOMANDA:   Hai appena ultimato le riprese del tuo terzo film horror assieme al regista James Wan [Insidious 1 e 2, The Conjuring], ti preoccupa il fatto che potresti essere identificato con questo genere, d’ora in poi?

PATRICK WILSON:  James ed io ne abbiamo parlato, all’inizio. Mi hanno mandato la sceneggiatura e  quando l’ho vista gli ho detto, ‘Un altro horror, James? Non sono tanto convinto.’ C’è voluto molto tempo prima che mi venisse voglia di fare un altro film horror.  Ho ricevuto alcune sceneggiature nel corso del tempo, ma i personaggi non erano mai al centro della storia, mentre a James è proprio questo che interessa. Quando mi ha raccontato di questo film, la prima cosa che gli ho chiesto è stata, ‘Pensi che faremo un sequel di Insidious? Tu ci sarai? E io ci sarò?’ Perché all’epoca non sapevo se avrebbe avuto un peso la mia presenza nel film. Inoltre, non volevo essere etichettato.  E lui mi ha detto, ‘Etichettato tu? Puoi uscire di qui quando vuoi e fare altri 10 film di genere diverso. Pensi che io voglia fare solo degli horror?’ E io ho risposto, ‘Ottima argomentazione.’ [Ride]

Una volta abbiamo parlato dell’importanza di Ed e Lorraine Warren per questo genere cinematografico. Sono i più grandi investigatori del paranormale, non c’è nessuno più grande di loro. In quel mondo, loro rappresentano la crème de la crème. Disse che c’era dietro uno studio e che aveva intenzione di mettere i personaggi al centro della storia. Inoltre, all’epoca, il sequel di Insidious non era ancora stato approvato, quindi non voleva che rinunciassi a questo film per la possibilità di fare l’altro. Siamo stati molto sinceri l’uno con l’altro.

Poi, quando ho capito che Ed [Warren] era totalmente diverso come personaggio, e che lo avrei potuto interpretare, mi sono sentito più a mio agio. Poco dopo, ho Saputo che avrebbero contattato Vera [Farmiga]. Questo mi ha fatto capire che ci stavano davvero dietro a questo progetto, e che stavano cercando di mettere assieme il gruppo giusto.

DOMANDA: Tu e Vera interpretate i Warren, delle persone assolutamente normali  poste di fronte a delle situazioni straordinarie. Come hai trovato il tono del tuo personaggio?

PATRICK WILSON: Ci affascinavano molto i momenti dedicati ai personaggi e alle loro eccentricità. Ed è sorprendentemente sedentario quindi voleva sfatare questo mito. Era una persona molto pratica. E poi c’è Lorraine [Warren], che abbiamo avuto anche la fortuna di incontrare. A causa delle sue doti di chiaroveggenza e della sua natura psichica, Lorraine era una persona davvero originale. Ci affascinava molto il suo personaggio. Il modo in cui parlavano, il loro dialetto, il modo in cui parlavano tra di loro, l’abbigliamento, le basette che ho dovuto mettere ... [ride].  Ci dicevamo, ‘Spingiamo un po’ e vediamo fino a dove possiamo arrivare.’

DOMANDA:   Lorraine ti ha mai preso da parte per darti delle informazioni personali sul modo di essere di Ed?

PATRICK WILSON:  Mi ha parlato del suo humour e del suo amore per lei. Ho visto un anello che indossava e ho cercato a lungo qualcosa di simile da indossare. E poi i suoi dipinti, ne ho messo qualcuno nel film.  Lei parlava del suo senso dell’umorismo e della sua forte presenza fisica. E’ stato molto utile — non l’ho certo reso divertente, ma gli ho dato la possibilità di ridere ogni tanto, e di avere dei momenti assieme alle sue figlie. Sembrerebbe scontato, ma in un film di questo genere non c’è quasi mai occasione di ridere. Mentre io volevo inserire dei momenti di leggerezza nella mia performance. Inoltre, Ed era molto protettivo nei suoi confronti e lei ne era molto consapevole, ne ha anche parlato assieme a me.

DOMANDA:  Com’è stato avere degli attori bambini su un set come questo?

PATRICK WILSON:  James ed io amiamo scherzare, divertirci e mantenere un’atmosfera leggera. Quando ci sono dei bambini, in un film come questo, ti devi assicurare che i genitori e i tutori gli offrano un forte sostegno. James ha l’energia di un bambino, quindi è bello osservare il modo in cui si comporta e ottiene il meglio da loro. Offre un grande sostegno e sa creare un ambiente sicuro, anche in presenza di cose davvero spaventose. Mi preoccupo sempre di quale possa essere l’effetto sui bambini, ma le ragazze del nostro film capivano perfettamente il tipo di film che stavano facendo.

DOMANDA:   Ci sono dei momenti che preferisce in questo film?

PATRICK WILSON:  Io e Ron [Livingston] ce l’abbiamo messa tutta per far sì che la scena del carburatore venisse bene, perché è l’unico momento in cui parliamo assieme. Ci sono loro due [Ed Warren e Roger Perron], e poi c’è un tizio che arriva e inizia a fare delle cose. Volevamo che fosse una buona scena perché desideravamo molto vedere questi due uomini creare un legame, anche se era solo un minuto. Sono questi i momenti di recitazione che fanno sì che il pubblico si affezioni: i momenti seri e quelli divertenti. Sono questi, anche se piccoli, ad avere l’impatto maggiore.

DOMANDA:   Riesci a scrollarti di dosso le emozioni alla fine della giornata?

PATRICK WILSON:  Ho imparato a farlo. Quando sono lì, do tutto me stesso, ma non appena suona la campanella ne sono fuori. Voglio tornare a casa dalla mia famiglia. Cerco di non leggere troppo le mie battute a casa, perché per me è logorante con tutto il lavoro di recitazione che faccio.

DOMANDA:   Poiché è meglio guardare questo film senza saperne troppo, ha preferito omettere il fatto che sia divertente con amici e parenti?
 
PATRICK WILSON:  Si, mia moglie non sa quasi niente di questo film [ride]. C’è sempre un elemento di sorpresa in un film horror, che preferisci non rivelare troppo. Credo che sia un film molto buono, perciò il passaparola sarà essenziale per riuscire a far sì che attragga tutto il pubblico che merita.

DOMANDA:   James raggiunge delle vette nuove con questo film. Cosa pensi sia successo alla sua tecnica di regista?

PATRICK WILSON:  Questo film ha una portata più drammatica ed è più bilanciato rispetto ai suoi precedenti. Il cast conta su un’esperienza teatrale, con questo non voglio sminuire gli attori dei suoi film precedenti. Credo che James sappia che il pubblico ami i personaggi e le storie, e non sempre ottiene quello che vuole.  

Questo film ha potuto contare su un insieme di fattori: Il supporto dello studio, il fatto di avere i migliori attori disponibili, una sceneggiatura che mette al centro i personaggi, e tanti ruoli diversi da sviluppare in una trama ben congeniata.

Disse che sapeva come costruire i momenti di paura, mentre non si può fare lo stesso con le scene di personaggi e di recitazione. Credo che finalmente stia ricevendo la fiducia che merita dallo studio, dagli sceneggiatori e persino da se stesso. E’ per questo che amo lavorare con lui. Scherziamo sempre, chiedendoci, ‘Cosa farò dopo?’; perché non vedo l’ora di sapere cosa faremo assieme in film di generi diversi.   

Prodotto dalla New Line Cinema e distribuito in Italia dalla Warner Bros., il film vede nel cast Vera Farmiga e Patrick Wilson nella parte dei coniugi Warren, Ron Livingston e Lili Taylor in quella di Roger e Carolyn Perron, gli abitanti della casa dove è ambientata la storia.

Joey King, Shanley Caswell, Haley McFarland, Mackenzie Foy e l’emergente Kyla Deaver interpretano le cinque figlie della famiglia Perron, Sterling Jerins è la figlia dei coniugi Warren, Judy.

Questa la trama ufficiale:

All’inizio c’era Amityville, poi Harrisville. “L’Evocazione - The Conjuring” narra la vera storia di Ed e Lorraine Warren (Patrick Wilson, Vera Farmiga), investigatori del paranormale di fama mondiale, chiamati ad aiutare una famiglia terrorizzata da una presenza oscura in una fattoria isolata.

Costretti ad affrontare una potente entità demoniaca, i Warrens si trovano coinvolti nel caso più terrificante della loro vita.

Dalla New Line Cinema, un film tratto dalla storia dagli investigatori Ed e Lorraine Warren.

Il film uscirà il 19 luglio negli USA e il 21 agosto in Italia.

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