Le window dividono il cinema italiano

A dimostrazione della poco compattezza nell'industria cinematografica, si discute molto della distanza tra l'uscita in sala e in home video. Con i soliti toni un po' reazionari...

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Fonte: Il giornale dello spettacolo

Non c'è che dire, se veramente si deve dichiarare guerra alla pirateria (ma l'impressione è che la guerra vada avanti da decenni, anche prima di Internet, con risultati mediocri), l'idea per una persona comune è che tutte le parti in causa marcino compatte, non è vero? Insomma, tra esercenti e professionisti dell'home video, tutti dovrebbero andare d'amore e d'accordo, giusto?

Sbagliato. Recentemente, molti professionisti del mondo dello spettacolo (in particolare le associazioni legate all'home video), avevano chiesto di ridurre le window esistenti tra uscita in sala e quella in dvd, che al momento in Italia si aggira intorno alle 15 settimane (anche se non c'è una legge vera e propria a tutelare la questione). Tuttavia, Paolo Protti, il presidente dell’Anec (Associazione nazionale esercenti cinema) da quest'orecchio sembra non sentirci:

In Italia, ma non solo, si insiste da parte di molti nel perseguire un abbattimento delle window ritenendo questa azione efficace a contrastare la pirateria on line, che da tutti viene considerata come il fenomeno più importante in atto. Invece, la tutela della window è e deve rimanere una priorità assoluta”.

Ora, chi scrive ritiene che non solo in Italia, ma anche nel mondo, una differenziazione (anche nei tempi) per i prodotti cinematografici sia sicuramente importante, anche se 15 settimane iniziano a essere troppe per pellicole che fanno il loro incasso quasi sempre nello spazio di 2-3 weekend. Quello che invece molto spesso non funziona, è l'idea di voler regolamentare con le stesse regole il blockbuster che incassa da noi venti milioni di euro con il film d'autore che non arriva a 100.000. In effetti, da questo punto di vista Protti sembra più possibilista:

Il suo abbattimento secondo Protti, può essere ipotizzato per i film di modesto esito commerciale, ma non certo generalizzato, altrimenti danneggia direttamente l’esercizio e non incide sulla pirateria.

Il punto però non è forse tanto l'esito commerciale (anche se un discorso importante), quanto l'uscita generalizzata o meno. Quante volte si sente dire da chi non vive a Roma o Milano "vorrei tanto vedere quel film, ma nei cinema da me non lo proiettano"? Tante. E allora, non sarebbe importante iniziare a ipotizzare nuovi canali distributivi contemporanei soprattutto per il cinema d'autore, che per forza di cose non potrà mai uscire in 400 sale e in tutta Italia?

Ovviamente, non manca la frecciata (o meglio, colpo di bazooka) contro la pirateria:

Chi scarica illegalmente oggi – spiega - continuerebbe a farlo anche quando vi fosse il film su Internet in contemporanea con l’uscita in sala. E questo perché rimane sempre la differenza tra il non pagare ed il pagare, anche se poco. Il pirata non vuole pagare, vuole avere gratis ogni cosa”.

Ci si chiede come fa Protti a conoscere così bene le abitudini dei pirati. Ha fatto indagini? A chi scrive, semplicemente leggendo i commenti sul nostro forum, appare chiaro che la distinzione tra buoni (che non scaricano neanche sotto tortura) e cattivi (i pirati che non danno neanche un euro alle major) è campata in aria. La realtà è che quasi tutti rientrano (in un momento o l'altro) in entrambe le categorie, anche se l'impressione è che i pirati spendano comunque più denaro della media della popolazione per le loro passioni cinematografiche. Comunque, se l'idea è che i pirati non spendano mai e poi mai, ci si chiede come faccia un sito come iTunes a sopravvivere (meglio, a prosperare). Un miracolo, secondo questa logica. Infine, Protti si augura che in tutta Europa si segua il modello francese e si riprenda la legge votata recentemente in quel Paese. Scordandosi però che detta legge è stata dichiarata incostituzionale e che quindi come punto di riferimento è non solo discutibile, ma anche poco realistica.

Insomma, l'unica cosa sicura è che i pirati nei loro scopi sono molto più uniti dei professionisti del settore. Decisamente qualcosa su cui meditare...

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti qui sotto!

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