Le star di Hollywood chiedono più cinema sociale dopo la chiusura di Participant

Le star di Hollywood firmano una lettera dopo la chiusura di Participant Media per chiedere che non venga perso l'impegno nel cinema sociale

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Il lato sociale di Hollywood. C’è una parte consistente dell’industria dell’intrattenimento americana, formata da star, creativi, dirigenti e finanziatori, preoccupata che le storie perdano la loro vocazione a diventare uno strumento di sviluppo sociale. Un film può diventare una fiamma che innesca una conversazione importante su temi che coinvolgono la vita delle persone. Oltre a emozionare e far passare del tempo un’opera può avere un impatto concreto. Può dare voce alle minoranze, ispirare un cambiamento, informare e talvolta avvicinarsi all’attivismo.

Questa idea di "cinema sociale" oggi è diluita un po’ ovunque negli studio hollywoodiani. Anche nelle major, attente a produrre film “responsabili”. Non nasce certo ieri il dibattito su quanto questa attenzione sia diventata uno strumento di marketing, per parlare a target differenti e migliorare la responsabilità sociale d’impresa, o quanto sia un impegno sincero. 

La chiusura di Participant media

Participant media è uno dei pionieri della commistione tra film e impegno civile. Si tratta dello studio che ha prodotto titoli come Il caso Spotlight, Lincoln e Green Book, raccogliendo un grande consenso a Hollywood, simbolicamente riassunto da 21 premi Oscar su 86 candidature per 135 film prodotti senza la potenza di fuoco delle major. 

Qualche giorno fa il fondatore Jeff Skoll ne ha annunciato la chiusura. Molti, nell'industria, hanno pensato che c’è da raccogliere un patrimonio formatosi in quasi 20 anni di attività. È composto dalle persone che hanno lavorato per Participant, sia per le loro competenze che per la visione che hanno espresso. La loro mentalità produttiva non va perduta per Hollywood. 

È questo principio che ha mosso 118 filmaker e attivisti a firmare una lettera indirizzata all’industria per non lasciarsi sfuggire l’occasione di incorporare questo modo di fare cinema e rilanciare in questa direzione. Participant, spiegano, operava sotto un principio del doppio risultato: guardando cioè non solo al profitto finanziario, ma anche l'impatto sociale e ambientale delle attività commerciali.

Tra i firmatari vi sono Jane Fonda, Michael Mann, Octavia Spencer, Alejandro González Iñárritu, Alfonso Cuarón. Proprio Cuarón ha vissuto l’impatto concreto dei film sulla realtà. Ai-jen Poo, presidente della National Domestic Workers Alliance e direttore esecutivo di Caring Across Generations, sostiene la lettera portando il film Roma come esempio. La storia di una governante di Città del Messico è arrivata in tutto il mondo grazie alla popolarità del film vincitore di tre premi Oscar e ha contribuito a introdurre una legge nazionale dedicata ai diritti dei lavoratori domestici poco dopo l’uscita del film nel 2019.

L’invito dei firmatari è di continuare su questa strada, creando storie ambiziose e impattanti attraverso una rete di competenze che vada oltre quelle del semplice cinema. Scrivono così:

Participant ha cambiato per sempre il panorama della nostra conversazione pubblica e della cultura popolare attraverso il suo modello di produzione di film con un impatto, insieme alla creazione di partnership genuine tra attivisti, narratori e distributori.

Lo scritto continua poi invitando alla ricerca di storie basate sui valori, che possano esprimere una visione precisa delle questioni più rilevanti.

Mentre diciamo addio a Participant dobbiamo sottolineare che lo storytelling basato sui valori è più che mai necessario; serve per espandere lo spazio di dibattito, per aprire i nostri cuori ad esperienze estremamente diverse dalle nostre, per immergerci nella bellezza della complessità umana. Per affrontare cambiamenti e incertezze senza precedenti abbiamo bisogno di alleanze profonde tra grandi narratori, attivisti e movimenti per il cambiamento ora più che mai. Per ricordarci il nostro ruolo nel plasmare il futuro e il potere delle nostre azioni. Il futuro e la salute della nostra cultura e della nostra democrazia richiedono una maggiore partecipazione che diffonda la speranza e l’umanità. La democrazia è un essere vivente, che respira e a cui noi che vi partecipiamo diamo vita.

Fonte: Hollywoodreporter

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