Le reazioni di Recchioni, Ortolani e Bevilacqua dopo le “scuse” del Corriere

Non hanno convinto né Recchioni, né Ortolani, né tantomeno Bevilacqua le scuse del Corriere della Sera dopo quanto accaduto con il libro per Charlie Hebdo

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Non hanno convinto Roberto Recchioni né Leo Ortolani, tantomeno Giacomo Bevilacqua le scuse del Corriere della Sera dopo quanto accaduto con con il libro pubblicato il 14 gennaio dal giornale milanese, contenente le vignette in omaggio alla redazione di Charlie Hebdo, senza chiedere il consenso degli autori. Alle “non scuse” ufficiali di Ferruccio De Bortoli si aggiungono quelle di un altro responsabile della testata, Paolo Rastelli, che in pratica ripete quanto già detto dal suo direttore e sottolinea il fatto che tutto il ricavato del libro andrà in favore delle vittime della rivista parigina.

Recchioni senza giri di parole definisce il trafiletto con un laconico “CAZZATE” sulla propria pagina Facebook e rimanda a un più ampio sfogo sul proprio blog in cui chiama in causa i responsabili operativi dell'accaduto, Rizzoli-Lizard, la casa editrice di fumetti, appartenente allo stesso gruppo editoriale del Corriere. Eccone un estratto:

[caption id="attachment_41808" align="alignright" width="300"]La vignetta di protesta di Recchioni La vignetta di protesta di Recchioni[/caption]

Quando qualcuno ti dice: "pretendo delle scuse" non significa "voglio che tu adduca scuse come che il cane ti ha mangiato i compiti". E nemmeno delle finte scuse in cui mentre fai finta di scusarti, non solo ribadisci il tuo punto, ma ti fai anche bello delle tue nobili intenzioni...

Adesso che si fa?
Si può andare avanti con una causa legale o dimostrare di essere meglio di loro, fare spallucce e decidere che non vale la pena sbattersi con persone del genere. Specie perché tutta la questione è legata a un fatto atroce e non mi va di andare per avvocati in relazione a una cosa del genere...

Prendo l'appunto mentale di non avere mai più nulla a che fare con il Corriere della Sera, con il direttore De Bortoli, con la vasta famiglia Rastelli, con Luisa Sacchi (che pure mi è sembrata una persona a modo), con la Rizzoli-Lizard e in special modo con il suo responsabile, Simone Romani (che si sgancia dalla questione dicendo che lui ha "solo eseguito degli ordini").
Avevate la possibilità di chiudere la questione in maniera pulita. Avete scelto di essere persone piccole. E con le persone piccole, non vale la pena di mettericisi.
Addio.

Leo Ortolani ha preferito al modo diretto e schietto dello sceneggiatore romano, la solita ironia. Anche qui vi proponiamo un sunto della sua pagina FB dove ringrazia tutta la solidarietà venuta dalla rete:

[caption id="attachment_41864" align="alignleft" width="235"]La vignetta di protesta di Ortolani La vignetta di protesta di Ortolani[/caption]

Ammettere di avere sbagliato è sempre stata la cosa più difficile del mondo, anche per Fonzie.
Si cerca sempre di dire “sì, però…”

La mia pagina ufficiale di face book, che come “vitalità” è simile a quella de “LA PESCA, UN HOBBY, UNO SPORT” e quando va bene raggiunge una copertura del post di 20.000 contatti, stamattina ha il contatore che segna un milione e centomila. Nemmeno avessi pubblicato la recensione di STAR WARS 7 a un anno dall’uscita...

Per questo sostegno, che non è ovviamente solo a me, ma anche agli altri autori coinvolti, vi ringrazio. Vi ringraziamo.
E vi lascio immaginare come sia difficile, per chi ha sbagliato, chiedere scusa, di fronte a tutta questa gente.
Oggi sono uscite le “scuse” del direttore del Corriere...

Mi spiace, signor direttore, ma anch’io lavoro con le parole, e so quando e come scrivere per dire una cosa senza dirla veramente...
Ma non si preoccupi. C’è chi lo ha fatto al posto suo.
Lei si chiama Luisa Sacchi ed è la responsabile della linea libri di RCS. E quindi del libretto pubblicato...

Ringrazio Luisa Sacchi per quello che ha scritto. Vuol dire tanto. Il resto, sono solo “scuse”.

Il primo quotidiano nazionale ne esce davvero malconcio da questo spiacevole incidente nonostante ci fossero i tempi e modi per riparare all'errore. È vero che tutto è stato fatto in nome dell'altruismo e della filantropia, ma restano molti dubbi sulla mancanza di rispetto nei confronti degli autori delle vignette e soprattutto sulla fretta e sui fini dell'operazione che convergono in una semplice, perfida domanda: anche il ricavato del numero di copie in più vendute dal Corriere grazie all'allegato andranno in beneficenza? È la domanda che si è posto Giacomo Bevilacqua che non le ha cero risparmiate, al Corriere, nell'invettiva su Wired. Concludiamo con il condensato del suo disappunto, il più scatenato, dal più moderato, fumettisticamente parlando, dei tre autori italiani:

[caption id="attachment_41837" align="alignright" width="232"]La vignetta di protesta di Bevilacqua La vignetta di protesta di Bevilacqua[/caption]

Il Corriere della sera continua a nascondersi dietro il fatto che i ricavati del libro andranno in beneficenza, facendo passare noi per i poveracci che si approfittano di questa cosa. Mentre loro si fanno belli col lavoro nostro e di tanti altri autori. Premesso che sul retro del libro c’è scritto “pubblicazione mensile da vendersi esclusivamente in abbinamento al Corriere della sera” i soldi delle copie in più del Corriere che vendete, a chi andranno?...

Qua il discorso non è che tu, Corriere, stai cercando di fare del bene, eri in buona fede, e quindi tutto ti è concesso, qua il discorso va ben oltre: io le cose che porto alla Caritas non le vado a rubare in un supermercato, o in un negozio di vestiti, caro Corriere, perché si tratterebbe di furto, non esiste il furto per buona fede...

E allora (lungi da me il desiderio di paragonarmi a loro, per carità) mi trovo comunque, inevitabilmente a pensare ai vignettisti uccisi nella tragedia del Charlie Hebdo, da cui tutto questo è partito, vignettisti che hanno percorso questa seconda strada per una vita, e che sono morte proprio per un motivo, perché ridicolizzavano esattamente questo: la prepotenza.

Proprio questa stessa prepotenza che hai ostentato tu in tutta questa operazione, nascondendoti dietro la beneficenza.
E questo la dice lunga, caro Corriere, molto più delle tue scuse, e molto più della tua “buona fede”, su chi, in tutta questa storia, sia davvero dalla parte di chi.

Fonti: Roberto Recchioni | Leo Ortolani | Wired

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