La vita, il fumetto, la scrittura e tutto il resto secondo i grandi autori Image
La vita, il fumetto, la scrittura e tutto il resto, discussi dai grandi autori della Image Comics all'Emerald City Comicon
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
La prima domanda curiosa chiedeva agli autori se succeda a volte che durante il processo di creazione di una nuova opera faccia irruzione un personaggio già esistente, magari tratto da un altro fumetto che stanno scrivendo in contemporanea o anche solo leggendo, un personaggio che appartiene a un universo narrativo completamente estraneo.
Barbiere: Per alcuni progetti è semplicemente utile prendere dei personaggi che conosci come una pietra di paragone, un punto di partenza. Recentemente stavo scrivendo un fumetto e non avevo modo di vedere nessuno dei disegni finché non fosse effettivamente uscito. Quindi ho dovuto inventarmi un modo per caratterizzarlo visivamente: me lo sono immaginato come Hellboy, per tutto il tempo della scrittura.
Graham: La questione è che, se prendi un personaggio specifico e cerchi di riscriverlo, magari anche sforzandoti di essergli fedele, la speranza è sempre che la tua personalità di autore lo faccia risultare diverso rispetto alla fonte e, quindi, un personaggio nuovo.
A un panel composto da soli maschi, è stato chiesto con quale procedimento creativo si riescano a creare figure femminili credibili.
Rucka: Non creo uomini o donne, ma persone. Il genere e le questioni di orientamento sessuale, religioso o altro, e persino l'assenza di esse, sono solo caratteristiche delle persone. Una delle regole che mi sono dato quando ho iniziato ad affrontare in maniera costante protagonisti femminili è quella di essere onesto. Certo, sono felicemente sposato con la mia migliore amica e chiedo a lei quando ho bisogno di un consiglio sulle questioni da donna, ma le persone sono persone. Non c'è nessun trucco al di là del duro lavoro e del rispetto.
Barbiere: Fate solo le cose a cui tenete davvero, non accettate progetti che non vi interessano e su cui non avete nulla da dire. Non siate imbarazzati per chi siete e non vergognatevi mai delle vostre opinioni.
Gillen: Trovo che la paura della morte sia una grande fonte di motivazione. Non sto scherzando.
Fraction: Se vedete il trailer di un film e in quel trailer non ci sono dialoghi, non andate a vederlo. Sarà brutto.
Graham: Avere aspirazioni è divertente. Ho mollato il liceo, da giovane, e non avevo altro da fare che leggere la collezione di fumetti di mio fratello e pensare a quel che volevo fare nella vita. Il resto della mia esistenza è sempre stato un tentativo di tornare a quel punto. Fingo ancora di essere là, a leggere fumetti e pensare a quel che voglio fare.
Una domanda dal pubblico ha stimolato gli autori a spiegare come fanno a riconoscere un progetto davvero interessante e che fa davvero per loro.
Fraction: Se mi rimane in testa a lungo è fatta. Sono come un procione: basta una cosa che luccica a distrarmi. Se qualcosa riesce a farmi concentrare, ci siamo.
Wiebe: Per me ci sono due fasi. Capire l'inizio di una storia, farmi un'idea delle cose e di quale sia il motivo di interesse della trama, ma non i particolari della stessa, ad esempio un colpo di scena. Quando mi viene in mente come costruire un colpo di scena o un particolare della trama, sono del tutto coinvolto.
Parlando della Image Comics, uno dei presenti ha chiesto se la libertà creativa concessa dalla casa editrice non possa diventare eccessiva, rappresentare un problema.
Rucka: Diavolo, no. Anzi, è il paradiso. Non mi manca per niente il fatto di lavorare per mesi e mesi su una storia e poi doverla buttare via perché qualcun altro nella mia stessa casa editrice sta lavorando a un mega-evento e io devo adattarmi.
Remender: Per me è un problema, perché devo combattere con il costante desiderio di fare solo fumetti porno. Scherzo. In realtà scrivere fumetti creator-owned è molto diverso. C'è un sacco di lavoro in più, perché è tutto nuovo e devi costruire dei personaggi tridimensionali e credibili da zero. La soddisfazione è grandissima quando li azzecchi e sai che sono tuoi e tu e i tuoi collaboratori condividete questa cosa che prima, semplicemente, non esisteva.
Fraction: L'orgoglio della creazione indipendente è davvero notevole. Rispetto ai fumetti mainstream seriali e ai personaggi preesistenti, è come correre la maratona invece che una staffetta. Nel fumetto indipendente sei da solo ed è compito tuo arrivare dal punto A al punto B. Quando lavori per Marvel o DC, invece, lo sforzo è sempre della squadra. Sono soddisfazioni diverse.
Fonte: Comic Book Resources