La ricerca Ipsos sulla pirateria
E' stata presentata a Roma la nuova indagine sul fenomeno della pirateria e sui danni che provoca all'industria. Qualche aspetto positivo, ma anche diversi difetti che già conosciamo...
Fonte: Badtaste.it
L'unica eccezione è arrivata dalla Francia, per bocca di Nicolas Seydoux, Presidente dell’associazione anti-pirateria francese (oltre che della Gaumont). Qui, sembrava di essere finiti in una pellicola catastrofica (Armageddon?) per gli scenari da fine del mondo prospettati.
Per quanto riguarda la ricerca Ipsos e i suoi dati, non metto in dubbio la bontà del lavoro scientifico svolto, ma intanto continuo ad avere qualche perplessità (anche a livello di efficacia mediatica) sul mettere insieme copie contraffatte e download di singoli utenti, insomma (perdonatemi se estremizzo un po') camorra e appassionati, nella stessa pagina (almeno a livello di danno economico). Poco sensato, perché in un caso ci sono soldi veri che passano di mano, nel secondo no (se non per i siti illegali).
Soprattutto, per arrivare a quantificare i danni che subisce l'industria dello spettacolo si punta tutto su un principio, quello delle persone che, interrogate su cosa farebbero in mancanza del prodotto illegale, sostengono di essere disposte a pagare pur di averlo. Mi sembra un concetto molto discutibile (o forse è meglio parlare di 'speranza'), che dà vita all'iperbolica cifra di 500 milioni persi (curiosamente, meno dei 530 milioni di cui si parlava due anni fa, nonostante il numero dei pirati sarebbe aumentato). Attenzione, non si parla semplicemente dei soldi mancanti per ogni download (quelli sarebbero molti di più), ma della cifra che potrebbe essere recuperata da tutti quelli che si sono dichiarati disponibili a passare a un'offerta legale.
Anche a voler prendere per buoni questi numeri, sorge una domanda scontata: se veramente ogni anno si perdono queste ingenti ricchezze, come mai non abbiamo già oggi un'efficiente servizio online? Il sospetto è che i primi a non credere molto in queste cifre siano proprio i responsabili delle major e delle case discografiche. Altrimenti, sarebbero dei masochisti...