La RAI abbandona YouTube e la sua controstoria fatta dagli utenti
La rottura della RAi con YouTube avrà poche conseguenze sull’upload di nuovi video, che si sposterà sull’ottimo Rai.tv, ma sarà una catastrofe per quanto riguarda l’archivio...
Che fosse necessario ridiscutere l’accordo pare evidente a tutti ma addirittura mollare in toto YouTube è eccessivo. La RAI ha deciso di ritirarsi dalla piattaforma di condivisione video più usata al mondo, dal 1° Giugno non solo scompariranno tutti i video del suo canale ufficiale ma comincerà a richiedere la rimozione di qualsiasi cosa le appartenga. Il che significa che YouTube dovrebbe rimuovere tutti i contenuti caricati dagli utenti di proprietà della RAI. La mole, ormai, è spaventosa ma la perdita umana lo è ancora di più.
E in fondo Rai.tv è così ben fatto che non è nemmeno un problema colossale per gli utenti lo spostamento in quella sede dei video (è chiaro che YouTube è più comodo in assoluto, ma Rai.tv ha un’interfaccia rapida e un motore di ricerca buono, insomma si trova quel che si cerca e gli upload sono sempre tempestivi). Certo questo vuol dire abbandonare qualsiasi idea di uno sfruttamento internazionale dei video, quella serendipity che ha portato il video di suor Cristina a girare il mondo raccogliendo 50 milioni di visualizzazioni, e sottrarsi alle principali innovazioni a venire (difficile che la tecnologia di Rai.tv sappia aggiornarsi in fretta come YouTube).
Ciò che in pochi però sottolineano di tutta questa faccenda è come RAI e YouTube (che poi vuol dire Gubitosi e il boss di Google Italia Fabio Vaccarono) non abbiano trovato un accordo per il resto dei video.
Il servizio pubblico al momento (e non vedo in un futuro un possibile cambio di rotta) fa un lavoro buono sulle proprie teche, non eccezionale, invece gli utenti di YouTube hanno nel tempo messo in rete una quantità di materiale (ma soprattutto una qualità) impressionante. Partendo dal principio che online non si può mettere TUTTO, la prima domanda è: come scegliere quali spezzoni rendere disponibili? La risposta della RAI sarebbe di un tipo (cioè quale parte del proprio archivio mostrare e quale nascondere) quella degli utenti tutt’altra e se è vero che di servizio pubblico si parla, la controstoria della RAI fatta dagli utenti è una conquista preziosissima.
Su YouTube ci sono momenti molto imbarazzanti per la RAI eppure storici, ci sono parti che probabilmente l’azienda non vorrebbe far girare, ci sono intere trasmissioni (si parla di ore) uploadate, cosa che non potrebbe essere sostenuta dal sito (non questa mole, costanza e continuo aggiornamento). In più la rete ha una reattività che un colosso come RAI non può avere ed è capace di mettere online certi pezzi d’archivio nel momento in cui possono tornare d’attualità.
Che Gubitosi e Vaccarono non abbiano trovato un accordo su mantenere almeno questo tipo di video è la vera disgrazia. Già Mediaset ha deciso di tenere un simile atteggiamento e la perdita è sensibile ma in fondo relativa, nel caso di RAI è tale e tanto il materiale che andrà perduto da catalogare l’evento come funesto.
In nessun altro caso sarà possibile mettere a disposizione di tutti gratuitamente un simile archivio.