La prova del tempo: 2000, l'anno de Il Grinch, Cast Away e X-Men

Nel nuovo appuntamento con La prova del tempo parliamo dell'anno 2000, l'anno del trionfo de Il Grinch, Cast Away e Il Grinch

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  1. Il Grinch – $260,044,825

  2. Cast Away – $233,632,142

  3. Mission: Impossible II – $215,409,889

  4. Il gladiatore – $187,705,427

  5. What Women Want – $182,811,707

  6. La tempesta perfetta – $182,618,434

  7. Ti presento i miei – $166,244,045

  8. X-Men – $157,299,718

  9. Scary Movie – $157,019,771

  10. Le verità nascoste – $155,464,351

E come spesso accade, il primo anno di una nuova decade – in questo caso addirittura millennio – è di transizione.

Vince un po' a sorpresa Il Grinch: i film di Natale per famiglie incassano sempre bene ma raramente guadagnano la vetta della classifica di fine anno. L'arma in più? Non tanto il materiale di partenza, un classico per bambini del Dr. Seuss già tradotta in un famoso cartone animato, ma Jim Carrey in una delle sue performance più prorompenti. Ron Howard, alla sua ennesima presenza in Top 10, gli costruisce attorno un film piuttosto approssimativo, ma ha l'accortezza di lasciare il suo protagonista libero di divorarsi tutto: questo è esattamente il Jim Carrey che la gente voleva vedere. Un merito gigantesco va comunque al reparto trucco capitanato dal maestro Rick Baker, non a caso premiato con l'Oscar, che riesce a replicare alla perfezione il look delle illustrazioni più famose ma contemporaneamente lasciare Carrey libero di deformare il proprio proverbiale volto di gomma in tutto il range di espressioni di cui è capace.

Segue Cast Away, la prima parte di un ritorno in grande stile per Robert Zemeckis dopo il deludente Contact (1997): si narra di un corriere FedEx che precipita con il suo aereo e naufraga su un'isola deserta, dove dovrà imparare le più basiche regole per la sopravvivenza. Nella fase marketing di questo one-man-show di Tom Hanks giovò parecchio la trovata di interrompere le riprese per un anno per permettergli di dimagrire di oltre 20kg: il risultato, oltre che regalarci il memorabile personaggio del pallone da pallavolo Wilson, fece impennare le richieste per lavorare a FedEx.

Al terzo posto Mission: Impossible 2, che aveva due pregi: in primo luogo portava al successo un'idea insolita ma precisa da parte di Tom Cruise di trasformare la saga in una specie di libero campo di gioco per autori action dallo stile distintivo, rimpiazzando quindi Brian De Palma con nientemeno che John Woo; in secondo luogo dava un centinaio di milioni di budget a un fuoriclasse come John Woo, che scivola in una costruzione un po' troppo melodrammatica per il gusto occidentale, ma regala un finale incredibile.

Al quarto posto, dopo una lunga serie di film deludenti, risorge Ridley Scott con Il gladiatore, non per forza la più scontata delle operazioni: il film lancia la carriera di Russell Crowe e anche quella del giovane Joaquin Phoenix e il suo memorabile villain, e trionfa persino agli Oscar (lasciando però Ridley a mani vuote in favore di Steven Soderbergh).

Al quinto posto, What Women Want narra la storia di un dirigente pubblicitario maschilista che riceve l'improvviso potere di leggere nella mente delle donne e ne guadagna sia in crescita professionale che personale: la scelta di Mel Gibson come protagonista allora era soltanto simpaticamente improbabile, oggi sarebbe decisamente extreme.

Al sesto il film catastrofico dell'anno: La tempesta perfetta è l'ennesima solida avventura di Wolfgang Petersen e vede per protagonista George Clooney affiancato dall'ancora emergente Mark Wahlberg.

Al settimo, Ti presento i miei conferma la specializzazione di Ben Stiller nei ruoli dell'impacciato in imbarazzo, qui a confronto con il severo Robert De Niro in un concept che più semplice e scontato non si può, e lancia un piccolo franchise di successo.

È ottavo invece uno dei film più importanti della stagione: X-Men riporta i supereroi in Top 10 avvicinando un insospettabile pubblico adulto attratto dall'aperta metafora sull'emarginazione del diverso, e da lì sarà tutto un crescendo fino a quando da Iron Man in poi diventeranno il filone principale della cinematografia odierna.

Il nono posto è per l'assurda idea di prendere in giro un film già ampiamente consapevole e autoironico come Scream: Scary Movie è l'ultimo sussulto vagamente credibile di un genere morente come la parodia demenziale lancia un franchise di cinque film che a un certo punto finirà in mano direttamente al David Zucker della Pallottola spuntata ma senza veri riscontri qualitativi. Poi inizierà l'era di Seltzer e Friedberg, che da Epic Movie (2007) in poi lanceranno un'idea di parodia che consiste sostanzialmente nel mostrare cosplayer vagamente umiliati e citare tormentoni di stretta attualità dall'obsolescenza semi-immediata.

Decimo posto infine per la seconda parte del grande ritorno di Robert Zemeckis: Le verità nascoste è un professionale ma insipido thriller sovrannaturale spinto unicamente dallo star power del regista e della coppia di protagonisti formata da Michelle Pfeiffer e Harrison Ford.

Le-verità-nascoste-1

I dimenticati

Tra la decina,  non a caso ultimo, il più dimenticato è sicuramente Le verità nascoste, secondo film dell'improvvisa doppietta di Robert Zemeckis e sicuramente meno interessante dei due. Girato durante la pausa di un anno in cui Tom Hanks aveva in programma di perdere con calma 20kg per la parte centrale di Cast Away, il film approfitta del rinnovato interesse mainstream per i thriller sovrannaturali grazie al successo di Il sesto senso (1999), ma si traduce in poco più che un esercizio di stile il cui unico pregio è regalare un ruolo intenso a Michelle Pfeiffer e uno vagamente insolito a Harrison Ford. La cosa più curiosa oggi è forse scoprire che la sceneggiatura è opera di Clark Gregg, ovvero l'Agente Coulson degli Avengers.

I sottovalutati

È solo al dodicesimo posto una delle grandi sorprese dell'anno nonché il film con il maggior impatto sulla cinematografia a venire dopo gli X-Men: La tigre e il dragone arriva sulla scia di una riscoperta generale delle arti marziali grazie a Matrix (e allo stesso coreografo, Yuen Woo-Ping) e traduce con successo il classico wuxiapan cinese per i gusti occidentali arrivando persino a vincere quattro Oscar. È inoltre questo il film che batte La vita è bella di Benigni come maggior successo di tutti i tempi in lingua straniera negli USA (La Passione di Cristo escluso). È seguito da una doppietta per Steven Soderbergh: Erin Brockovich (13) fa vincere un Oscar a Julia Roberts, mentre Traffic (15) ne fa vincere uno allo stesso Soderbergh. Sono più distanti i nuovi film di due (tecnicamente tre) registi alla loro prima proposta dopo i rispettivi più grandi successi: Unbreakable (23) di M. Night Shyamalan con Bruce Willis (dopo Il sesto senso) e Io, me e Irene (24) dei fratelli Farrelly con Jim Carrey (dopo Tutti pazzi per Mary). Scream 3 (27) riesce nell'impresa di chiudere la trilogia incassando meno della sua stessa parodia. Delude l'attesissimo primo film con Leonardo Di Caprio dopo Titanic, ovvero The Beach (59); va molto peggio l'altro film per cui Di Caprio era stato in ballo fino all'ultimo, ovvero American Psycho (116), che però funziona come rampa di lancio per Christian Bale e oggi gode di una reputazione migliore. Si rivela in compenso indovinata l'idea di riportare in sala L'esorcista nella nuova versione director's cut, che gli fa incassare un'altra 40ina di milioni (posizione 60). Poco più sotto, Pitch Black (62) lancia Vin Diesel come protagonista in quella che è ancora forse la sua prova migliore. Troviamo ben più in basso due cult come Quasi famosi (80), Snatch (82), Alta fedeltà (87) e Billy Elliot (93). La bassa classifica è affollata di cult indipendenti: Il giardino delle vergini suicide (152) di Sofia Coppola, il vincitore di Cannes Dancer in the Dark (157) di Lars Von Trier con Bjork, Requiem for a Dream (160) di Darren Aronofsky e Ghost Dog (163) di Jim Jarmusch.

Il grande flop

Pessimo anno per i film ambientati nello spazio.

Nell'ennesimo caso di doppietta tematica, escono due film a tema Marte: Mission to Mars (41) di Brian De Palma, con Tim Robbins, costa 100 milioni e ne incassa 60, ma Red Planet (103) di Antony Hoffman con Val Kilmer va persino peggio e su 80 milioni ne incassa 17. Va male anche Supernova (119), che era il tentativo di Walter Hill di dirigere per la prima volta un film nel filone di una delle sue sceneggiature più famose, ovvero quella di Alien: la produzione però è tormentata, Hill abbandona e rifiuta di firmarsi col proprio nome, per finire il progetto si disturba nientemeno che Francis Ford Coppola ma il prodotto finale rimane un pasticcio e su 90 milioni ne rientrano appena 14. Va male persino un cartone animato, Titan A.E. (92) di Don Bluth, che sulla scia dei suoi numerosi successi precedenti aveva tentato un progetto più ambizioso del solito che avrebbe dovuto unire animazione tradizionale e CGI ma era incorso in problemi tecnico-finanziari da subito e venne completato con fretta e approssimazione: su 90 milioni di budget ne incassa 22.

Ma c'è poco da fare: il flop più famoso dell'anno, e tutt'oggi uno dei più famosi della storia, è Battaglia per la Terra (95). Tratto da un libro scritto nell'82 da L. Ron Hubbard, fondatore di Scientology, aveva tentato fin da subito di diventare una specie di Star Wars propagandistico guidato da John Travolta che già allora era il principale portavoce del culto, ma c'era riuscito solo 18 anni dopo quando Travolta ormai non aveva più l'età per interpretare il protagonista e doveva accontentarsi del ruolo da alieno cattivo principale. Ma nonostante il suo successo recente, Travolta non era un nome talmente grosso da superare la barriera della pessima reputazione di cui godeva Scientology – nemmeno Tom Cruise dimostrò di esserne in grado, quasi rimettendoci la carriera. Il film attrae pessima pubblicità da subito, ma non giovava nemmeno che il suo budget di quasi 100 milioni venne per lo più sprecato in uno script pieno di problemi e una realizzazione pigra in cui John è l'unico che tenta di trasmettere un minimo di vitalità e divertimento. Finirà per farsi ridere dietro tantissimo e incassare appena 21 milioni.

Il tema dell'anno

Sono due i film che lasciano l'impatto più profondo.

X-Men di Bryan Singer è il primo vero cinecomic "adulto" che trova un riuscito compromesso fra spettacolo e temi importanti. Singer si era fatto notare con un thriller a orologeria come I soliti sospetti e godeva già della reputazione giusta: X-Men metteva in scena la diversità e la lotta per l'inclusione trovando notevole equilibrio fra intrattenimento e una metafora inequivocabile, arrivando a raggiungere – o perlomeno a incuriosire – anche target di spettatori esigenti insospettabili. Il suo risultato più immediato è rilanciare i film di supereroi in modo importante: seguirà lo Spider-Man di Sam Raimi, poi il Batman di Nolan, e infine nel 2008 la Marvel con Iron Man: dopo gli anni '90 passati a strappo, è da qui che non passerà più un solo anno senza almeno una produzione importante sul filone. Ma è anche, soprattutto, da qui (e più sottilmente da Unbreakable di Shyamalan) che si inizierà a trattare la materia con più sostanza e meno supposizione.

L'altro è La tigre e il dragone di Ang Lee, che con la collaborazione di Matrix finirà per fare più che altro danni: da una parte partirà un'ondata di nuovi wuxiapan cinesi pensati direttamente per il mercato occidentale, e quindi più semplici, stucchevoli e colorati (soprattutto da parte di Zhang Yimou con Hero e La foresta dei pugnali volanti); dall'altra ne risentirà parecchio il cinema d'azione in generale, condizionato da un nuovo modo di rappresentare le arti marziali che fa uso goffo di cavi e CGI che rovina la performance di chi non avrebbe bisogno di questi stratagemmi (i film occidentali con Jet Li) e trasforma tutto il resto in un cartone animato. Ci vorrà una vita per uscirne, e lo si farà prima con l'ancora più deleteria shaky-cam lanciata dai sequel della saga di Bourne diretti da Paul Greengrass, e poi finalmente soltanto di recente grazie alla saga di John Wick che si ritaglia il suo spazio in cui mostrare combattimenti tanto creativi quanto finalmente puliti ed efficaci.

E in Italia?

Il Grinch non ci interessa per niente, ed è forse la prima volta che il vincitore dell'annata americana arriva così distante dalla nostra vetta (posizione 57). Trionfano invece di nuovo Aldo, Giovanni e Giacomo con Chiedimi se sono felice, seguiti da Cast Away e dalla sorpresa L'ultimo bacio di Muccino. Mission Impossible 2 è buttato fuori dalla Top 10 dal cinepanettone Bodyguards, che a Boldi e De Sica affiancava nientemeno che Cindy Crawford.

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