La prova del tempo: 1992, Aladdin diventa il maggior successo animato di sempre
Nel nuovo appuntamento con la nostra rubrica sul box-office parliamo del 1992 e dei record d'incassi di Aladdin, ma non solo...
Aladdin - $217,350,219
Mamma ho perso l'aereo 2: mi sono smarrito a New York - $173,585,516
Batman - Il ritorno - $162,831,698
Arma letale 3 - $144,731,527
Codice d'onore - $141,340,178
Sister Act - $139,605,150
Guardia del corpo - $121,945,720
Fusi di testa - $121,697,323
Basic Instinct - $117,727,224
Ragazze vincenti - $107,533,928
Aladdin arriva in volata sulla scia tracciata da La sirenetta e La bella e la bestia e diventa il film animato di maggior successo di tutti i tempi. Lo fa nonostante problemi produttivi che avevano portato ad una riscrittura totale che fu completata appena un anno prima dell'uscita prevista. Lo fa sulla scorta di canzoni composte come nei due film precedenti da Alan Menken, uno degli artefici principali della rinascita, capace di portare il tema principale del film (A Whole New World, cantata da Peabo Bryson e Regina Belle) a vincere non solo un Oscar ma persino un Grammy. E lo fa indubbiamente anche grazie allo star power di Robin Williams, indimenticabile voce del genio della lampada: non di certo il primo vip a prestare la voce a un cartone animato (potrei citare mille casi ma ci tengo a ricordare soprattutto Orson Welles nel lungometraggio sui Transformers del 1986), ma quello che per primo fece scoprire il potenziale commerciale di una voce riconoscibile e amata, oggi ormai una prassi. Eppure le cose con lui non erano andate liscissime: Williams stava promuovendo principalmente il suo film Toys, e aveva accettato un taglio all'ingaggio per Aladdin pur di non spiccare troppo in fase di marketing, ma la Disney aveva stirato e aggirato i paletti tecnici della clausola per farlo risaltare comunque, provocando un litigio che fu risolto solo anni dopo in seguito a un cambio di dirigenza.
Al terzo un altro blockbuster annunciato: Batman - Il ritorno vede Tim Burton consolidare il suo potere creativo e trasformare un presunto film di supereroi in una favola gotica a base di freak che riaffermano la propria personalità, e in cui Batman sembra quasi quello messo peggio di tutti. L'attesa era enorme e alimentata da personaggi amati come il Pinguino e Catwoman: il pubblico accorre in massa, ma esce perplesso se non proprio depresso. Gli incassi sono indiscutibilmente alti, ma il gradimento non lo è altrettanto e la Warner inizierà a rimuginare su un cambio di direzione.
Al quarto posto l'altro grande attesissimo sequel: Arma letale 3 prende la formula smorzata del secondo capitolo, conferma la co-star Joe Pesci a fianco di Mel Gibson e Danny Glover, aumenta botti ed esplosioni, porta a casa un incasso di tutto rispetto.
Il quinto posto vede Tom Cruise continuare la sua sfida alle grandi star del passato: dopo Paul Newman nel Colore dei soldi e Dustin Hoffman in Rain Man, eccolo dividere la scena con Jack Nicholson in Codice d'onore, un giallo processuale a tema militare diretto da Rob Reiner. Ma se Newman e Hoffman ci avevano guadagnato un Oscar, Nicholson si deve accontentare di una nomination.
Al sesto la sorpresa della stagione: dopo l'Oscar vinto per Ghost, in Sister Act Whoopi Goldberg interpreta una cantante di night club in fuga dalla mafia che si rifugia in un convento di suore e finisce per portare il loro coro gospel a impreviste vette di successo. È la sua consacrazione a star, e il suo ruolo più famoso, a tutt'oggi un classico anche nella sua trasposizione a Broadway.
Al settimo Guardia del corpo conferma ulteriormente l'appeal al botteghino di Kevin Costner, che fino a qui sembra non sbagliarne una. In questo caso prende una sceneggiatura che era stata scritta come nuovo capitolo per l'ispettore Callaghan, la fa riscrivere calcando pesantemente sul lato romantico, e lascia che la sua co-star Whitney Houston si occupi del resto e crei una delle colonne sonore più famose di tutti i tempi capitanata da uno standard inaffondabile come I Will Always Love You.
All'ottavo posto l'altra grossa sorpresa: Fusi di testa è una commedia demenziale nata da un popolare sketch del Saturday Night Live che ironizzava sulle trasmissioni amatoriali delle tv locali americane, e che batteva uno spunto di cartavelina grazie alla vena creativa di Mike Myers a inarrestabili livelli di ispirazione. L'unico altro film nato da premesse simili era The Blues Brothers.
E chi avrebbe scommesso due centesimi su Basic Instinct, thriller erotico con Michael Douglas? Oggi è facile dirlo, ma fu Paul Verhoeven a uscirsene dal nulla con uno script che nessuna attrice di nome voleva interpretare. Verhoeven si ricordò di Sharon Stone, che veniva da una gavetta a base di ruoli piccoli in film d'azione di seconda fascia, e che lui aveva diretto in Atto di forza: Sharon si rivelò semplicemente perfetta. Per come esplodeva letteralmente sullo schermo mangiandosi la co-star più famosa e l'intero film, e con tutte le differenze di tono del caso, la sua prova era paragonabile a quella di Julia Roberts in Pretty Woman. Basic Instinct fece della Stone la rivelazione dell'anno, incise per sempre almeno una scena nella memoria collettiva (le famose gambe accavallate all'interrogatorio) e lanciò un intero filone di imitatori.
Chiude la classifica Ragazze vincenti, storia di una squadra di baseball femminile durante la seconda guerra mondiale: è un timido ritorno sulle scene di Tom Hanks dopo il pesante flop del Falò delle vanità, ma è soprattutto un film corale al femminile che vede trionfare il carisma di Geena Davis mentre Madonna contribuisce con un piccolo ruolo sullo schermo e uno ben più determinante in colonna sonora.
I dimenticati
Sinceramente a questo turno per stabilire qual è il più dimenticato di tutti dovrei fare un sondaggio.
Codice d'onore? Macché, la scena dell'interrogatorio a Jack Nicholson è ancora uno dei monologhi più famosi di sempre.
Guardia del corpo? Sono tentatissimo, la sua fama è retta più da una colonna sonora immortale che da scene particolarmente memorabili, ma scommetto che è ancora guardatissimo quando passa sulla Rai o Rete4.
Al fotofinish vince probabilmente Fusi di testa, più che altro perché in Italia, dove tradurre tutto quel gergo surreale dev'essere stato un incubo, incassò una misera frazione di quanto incassò negli USA. Ma oggi anche da noi è tranquillamente considerato un cult.
Fusi di testa (in originale Wayne's World) nacque, dicevamo, da uno sketch ricorrente del Saturday Night Live che vedeva Mike Myers nei panni di Wayne e Dana Carvey in quelli dell'amico/spalla Garth, due "adolescenti" che trasmettono a ruota libera da uno scantinato nel loro paesino dell'Illinois. Si trattava di appena il secondo film tratto da uno sketch del Saturday Night Live dopo The Blues Brothers (che non era neanche uno sketch, ma solo una band che apriva gli spettacoli), ma il suo successo finì per lanciare un'altra manciata di tentativi che non andarono a buon fine (quasi tutti titoli semi-sconosciuti dalle nostre parti, da Una notte al Roxbury a MacGruber). Per la regia venne assunta la 45enne Penelope Spheeris, fin lì famosa soprattutto per videoclip e per due leggendari documentari sulle scene punk e metal di Los Angeles (The Decline of Western Civilization - Part I/II): il suo rapporto con Mike Myers sul set fu a dir poco problematico. Si deve a entrambi però la scena più famosa del film, una gag volante che prevedeva semplicemente i protagonisti in auto che facevano lip-sync sulla Bohemian Rhapsody dei Queen: fu Myers a insistere per la Bohemian Rhapsody là dove la produzione voleva i Guns'N'Roses, ma fu la Spheeris a insistere per l'headbang sincronizzato sull'assolo di chitarra. Il risultato divenne una scena cult già dall'uscita del trailer, e finì per rilanciare il brano dei Queen in classifica contribuendo in modo determinante a scolpirla nell'immaginario collettivo fino a farla diventare uno dei singoli più venduti di tutti i tempi. Fusi di testa 2 venne messo in cantiere immediatamente l'anno successivo, con la Spheeris prontamente rimpiazzata, ma i risultati furono meno eclatanti, e Myers dovette aspettare l'invenzione di Austin Powers per tornare sulla cresta dell'onda.
I sottovalutati
A continuare la scia di classici troviamo all'11esimo posto Gli spietati, il trionfatore agli Oscar nonché il film che consolida e lancia la carriera fin lì sottovalutata di Clint Eastwood autore. E al 12esimo il primo film realmente sparito dai radar, il solidissimo thriller La mano sulla culla di Curtis Hanson, noto in seguito per L.A. Confidential. Al 13esimo posto, Trappola in alto mare riempie il vuoto lasciato da Bruce Willis con un emulo di Die Hard che porta in trionfo Steven Seagal, qui al suo apice mai più eguagliato. Willis, a sua volta, è appena 24esimo con un ruolo di supporto a Meryl Streep e Goldie Hawn in La morte ti fa bella di un Robert Zemeckis che non riesce a trovare un degno seguito alla trilogia di Ritorno al futuro. Tra gli altri classici sottovalutati: il Dracula di Coppola (posizione 15, una rivincita dopo una brutta sequenza di flop), L'ultimo dei Mohicani di Michael Mann (17), La moglie del soldato (20), Alien 3 (28), l'attesissimo Malcolm X di Spike Lee (32), I nuovi eroi con la coppia Van Damme / Lundgren diretta da Roland Emmerich (40), Il tagliaerbe (42).
Dalla 45esima posizione in giù troviamo tutti i film che incassarono meno di 3 ragazzi ninja (44). Ad esempio: Casa Howard di James Ivory (48), Candyman (49), Toys con Robin Williams (54), la rom-com con la scena grunge sullo sfondo Singles (68), il dimenticato film di Buffy l'ammazzavampiri che anticipò la serie tv (74), Americani (94), Twin Peaks: Fuoco cammina con me (123) e un piccolo film indipendente intitolato Le iene (136) diretto da un tale Quentin Tarantino.
Il grande flop
Sono davvero tanti i flop consistenti nel 1992. Sylvester Stallone investe $45 milioni in Fermati o mamma spara e ne incassa 28. Toys, il film che per un pelo non impediva a Robin Williams di doppiare il genio di Aladdin, investe $43 milioni e ne incassa 23. Eroe per caso è una commedia moraleggiante diretta da Stephen Frears con un cast guidato da Dustin Hoffman, Geena Davis e Andy Garcia, che per qualche motivo se la sente talmente calda da investire ben 42 milioni ma finisce per incassarne appena 19. Freejack regala un raro e gustoso ruolo da villain a Mick Jagger in un sci-fi action a fianco di Anthony Hopkins ed Emilio Estevez, e incassa 15 milioni su 30. La città della gioia regala invece a Patrick Swayze un ancora più raro ruolo da protagonista in un dramma d'autore dal regista di Mission, e incassa 14 milioni su 27. John Carpenter, dopo essersi sfogato con una striscia di film indipendenti, torna a fare una marchetta per una major e si dimostra di nuovo allergico al box office: Le avventure dell'uomo invisibile, nonostante una star come Chevy Chase, incassa appena 14 milioni su 40. Cool World vede il leggendario illustratore Ralph Bakshi tentare una sua versione di Roger Rabbit un po' troppo indecisa se puntare alle famiglie o agli adulti, e nonostante Kim Basinger e la neo-star Brad Pitt incassa 14 milioni su 30. Chaplin si presentava come classica biografia kolossal acchiappa-Oscar, grazie alla regia di Richard Attenborough e a un cast di stelle capitanate dal giovane Robert Downey Jr all'occasione della vita: guadagna tre nomination (tra cui quella a Downey Jr) ma non vince niente, e incassa appena 9 milioni su 31.
Ma il 1992, per via dell'anniversario dei 500 anni dalla scoperta dell'America, vede Hollywood esibirsi in uno dei sui più buffi classici: il doppio film in uscita semi-contemporanea sullo stesso argomento, in questo caso Cristoforo Colombo. Floppano malissimo entrambi. Il primo è Cristoforo Colombo: la scoperta, diretto da John Glen, veterano della saga di James Bond: Colombo è interpretato dallo sconosciuto George Corraface, ma la sceneggiatura è di Mario Puzo e il cast prevede nientemeno che Marlon Brando nel ruolo di Torquemada, affiancato da Tom Selleck, Rachel Ward, l'ancora sconosciuta Catherine Zeta Jones e, direttamente da 007 Vendetta privata, Robert Davi e Benicio Del Toro. L'altro, sulla carta persino più prestigioso, è 1492: la conquista del paradiso, con la regia di Ridley Scott: Colombo è interpretato da Gerard Depardieu, affiancato da Sigourney Weaver, Armand Assante e Frank Langella. Il primo investe 40 milioni, esce il 12 di agosto e ne incassa appena 8; il secondo investe 47 milioni, esce il 9 ottobre e ne incassa appena 7. Nessuno impara la lezione, e la situazione si ripeterà più di una volta negli anni successivi.
Il tema dell'anno: la musica, e in particolar modo le colonne sonore, stavano giocando un ruolo importantissimo già dalla fine degli anni '70. Le canzoni, anche grazie ai video trasmessi su MTV, venivano viste come importanti pezzi di marketing capaci di muovere parecchie persone e in alcuni casi far vendere milioni di copie di un "gadget" collaterale come un disco. Il 1992 è un anno sostanzialmente a caso in questo senso, ma ben sette film fra i primi dieci vedono la colonna sonora come tassello determinante della loro campagna promozionale: Aladdin, Sister Act, Guardia del corpo e Ragazze vincenti vantano dischi fra i più venduti dell'anno, e Arma letale 3 si fa trainare da un singolo di successo a opera di un super-duo composto da Sting e Eric Clapton. E se la scelta di Batman - Il ritorno di affidarsi a Siouxsie & The Banshees (su insistenza di Tim Burton) si rivela una un po' troppo di nicchia, Fusi di testa è da considerarsi il principale responsabile della riscoperta della Bohemian Rhapsody dei Queen, che inizia in questo modo la sua scalata di popolarità fino a diventare il brano più famoso della band e uno dei singoli più venduti di tutti i tempi.
E in Italia? In Italia siamo fuori sincrono con le uscite, per cui per coincidenza trionfa sempre la Disney, ma è La bella e la bestia. In compenso, indovinate chi lo tallona dal vicino al secondo posto? Indovinate, su. Esatto, era facile: Basic Instinct. Seguono Guardia del corpo e il Dracula di Coppola. Piuttosto fanno notizia Mamma ho perso l'aereo 2 confinato al 21esimo posto e Batman - Il ritorno al 27esimo.