La MGM fa causa a Toro Scatenato 2

La MGM ha ufficialmente fatto causa a Jake LaMotta e ai produttori di Toro Scatenato 2, intimando loro di sospendere la produzione…

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Che ci fosse qualcosa di anomalo nella produzione di Toro Scatenato 2 si poteva intuire: il film, diretto da Martin Guigui e interpretato da William Forsythe, è infatti entrato in produzione il mese scorso senza il coinvolgimento di Martin Scorsese e Robert De Niro, rispettivamente regista e protagonista della pellicola del 1980.

Sembrava strano che produttori del film originale avessero dato l'ok a un'altra compagnia per realizzare un sequel low budget, e infatti il benestare non c'è mai stato: la MGM ha pubblicamente fatto causa a Jake LaMotta e alla RB II Productions, chiedendo alla corte di ordinare la sospensione della produzione del sequel.

Nel documento di 7 pagine redatto dagli avvocati della MGM scopriamo i motivi di questa causa legale, che passano dalla violazione di contratto ad altre quattro accuse. La major sostiene infatti che nel 1976 LaMotta avesse firmato un accordo con la Chartoff-Winkler Productions (di cui la MGM è successore in interessi), secondo il quale l'ex pugile non avrebbe avuto il diritto di offrire alla RB II Productions i diritti del suo libro sequel (e di qualsiasi altro materiale biografico scritto) senza prima averli offerti alla MGM.

Considerato che la RB II avrebbe ignorato i tentativi della MGM di mettersi in contatto con loro per la questione dei diritti, e che LaMotta avrebbe volutamente ignorato gli accordi presi in precedenza, la major chiede ora una punizione esemplare in tribunale: non solo la sospensione della produzione, ma anche la certezza che il film non veda mai la luce e un risarcimento economico tale da servire come "deterrente per chiunque provi a trarre profitto da situazioni simili, ora o in futuro".

I produttori di Toro Scatenato 2 sono anche accusati di aver deliberatamente associato il sequel al film originale per "creare confusione nel mercato". Secondo gli avvocati della MGM il sequel comprometterebbe irreparabilmente il valore del film originale.

Ammessa la veridicità dell'accordo con LaMotta nel 1976, la decisione spetta dunque al tribunale: lo studio ha chiesto un processo di tre-cinque giorni.

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