La lunga guerra di Disney contro il pubblico dominio potrebbe essere finita

La Disney potrebbe aver smesso di lottare per l'estensione del copyright sulla prima apparizione di Topolino

Critico e giornalista cinematografico


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Non è solo la Disney a temere il pubblico dominio, ovvero quel momento in cui scade il diritto d’autore sulle proprie creazioni, ma qualsiasi autore o compagnia che abbia costruito un business grande o anche solo una rendita su opere vicine alla scadenza. Disney però, tra le grandi, è la più interessata, la più feroce e la più armata per combattere, anche perché quella le cui proprietà scadono per prime. Quella scadenza cambia da paese a paese, in Italia sono 70 anni dalla morte dell’autore, in America erano 76 anni dalla pubblicazione dell’opera in questione.

Accade così che in Italia quest’anno scadano i diritti d’autore, per dire, dei film di Eisenstein, morto nel 1948. Significa che Sciopero, Ottobre e La Corazzata Potemkin possono essere proiettati senza problemi perché su di essi non vi è più il diritto d’autore. In America invece è successo qualcosa di più complicato e sempre per “colpa” della Disney.

Nel 1998 infatti la compagnia fece pressioni fino a che il congresso non approvò un’estensione che allungava il copyright di 20 anni. Questo perché temeva il fatto che di lì a 7 anni, nel 2004, sarebbero scaduti i diritti sull’immagine di Topolino (Steamboat Willie è del 1928). Vent’anni sono passati e dal 1° Gennaio appena trascorso tutte le opere pubblicate nel 1923 diventano di pubblico dominio in America, come ad esempio Rapsodia in blu di George Gershwin (i cui diritti in italia sono invece scaduti nel 2007, 70 anni dopo la morte dell’autore avvenuta nel 1937).

A Topolino invece toccherà il 1° Gennaio 2024.

Il diritto d’autore originariamente copriva 20 anni ma lungo tutto il Novecento è stato regolarmente allungato perché nuovi mezzi di comunicazione e veicolazione delle proprietà intellettuali le rendevano profittevoli anche a decenni di distanza. Tuttavia sembra proprio ce questa volta Disney non farà pressioni per una nuova estensione, perché, sostiene Ars Technica, troppo è cambiato in questi 20 anni e va considerato il rischio di una simile battaglia politica negli anni della rete.
Soprattutto occorre considerare “esattamente” quale copyright scada.

Come detto è Steamboat Willie ad essere stato pubblicato nel 1928, quindi oltre al copyright su quel corto, scade anche quello su un personaggio a forma di topo antropomorfo, in bianco e nero, muto e disegnato in quella maniera e non ad esempio nella versione a colori e disegnata come è avvenuto dopo. Dal 2024 tutti saranno liberi di disegnarlo come in Steamboat Willie e poi qualche anno dopo gli potranno aggiungere dettagli che in quella versione non c’erano come ad esempio i guanti (che sono arrivati in versioni successive).

Lo stesso comincerà a valere per i fumetti, a partire da Superman e Batman (rispettivamente pronti a scadere nel 2034 e 2035), lì scadrà il diritto ad un personaggio alieno che vola, ha un costume blu e rosso e ha tutti i poteri del primo Superman, o un orfano vestito da pipistrello senza poteri che fa il detective ma anche qui disegnato come nei primi albi di Batman.
A non scadere invece sono i Trademark, il che significa che comunque i loro nomi rimangono protetti.

Anche per questo Disney lotta di meno ora, perché che vada in pubblico dominio una versione di Topolino completamente obsoleta non è un danno eccessivo, come non lo è che qualcun altro possa disegnare dei topi parlanti di altre fogge e tipologie “simili” a Topolino, visto che la compagnia ha continuamente rivisto negli anni il design con piccole modifiche e aggiustamenti che chiamano nuovi copyright e dunque la versione che è usata oggi rimane protettissima.

La questione invece è più complicata per la musica. Come detto Rapsodia in blu diventa pubblica anche in America, il che significa che non ci sono limiti ai remix, riutilizzi o anche usi nelle colonne sonore, che non siano legati alle singole registrazioni (l’esecuzione ha un suo copyright ma ogni brano può essere suonato ex novo).

Quando venti anni fa il copyright veniva esteso si apriva un vuoto che è appena terminato. Da ora in poi ogni anno cominceranno ad entrare nel pubblico dominio nuove opere. Questo capitava anche prima del 1998 solo che adesso esiste internet e la cultura digitale è diventata di massa, il riutilizzo è completamente differente e le sue potenzialità sono completamente differenti.

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