La lista dei siti cattivi

Il governo americano ha pubblicato un elenco di siti che "sostengono la pirateria globale". Nomi noti, ma più che altro ci si chiede se questo serva a qualcosa...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

Di solito, a differenza di tante testate che si battono contro la pirateria senza se e senza ma, non amiamo pubblicare i nomi dei siti in cui è possibile scaricare Torrent, che poi permettono di accedere a materiale illegale. D'altronde, in questo caso ci ha pensato il governo americano, con uno sforzo forse degno di miglior causa.

E' stata la United States Trade Representative a elencare più di 30 mercati su Internet e offline che rapresentano delle "sfide chiave" nella lotta contro la pirateria e la contraffazione. Tutto questo perché tali attività metterebbero in pericolo "l'innovazione e la creatività, fondamentali nella nostra competitivià globale". E il rischio è "non solo per i lavoratori americani, ma anche tutte le industrie del mondo".

Insomma, i soliti toni apocalittici, che ormai non ha più molto senso commentare. Più interessante notare l'attenzione verso i siti di BitTorrent. Vengono elencate realtà come The Pirate Bay (figuriamoci se poteva mancare), IsoHunt e BtJunkie, che hanno il privilegio di occupare il podio di 'maggiore pericolosità'. Seguono poi altri siti che, a differenza dei primi due, non sono stati soggetti a nessun procedimento, né penale né civile.

Da qui sorgono spontanee alcune domande. Visto che la ricerca verrà sicuramente ripresa da molti mezzi di informazione, non si tratta di una pubblicità involontaria a certi siti e alle loro attività, utile magari non tanto all'adolescente, ma all'adulto poco istruito a livello Internet, che finalmente capirà come fare per avere tanto materiale gratuito? Inoltre, proprio il fatto che Pirate Bay sia stato bloccato in tanti Paesi e ormai poco utilizzato (almeno rispetto a un tempo) non fa pensare che sia inutile puntare il dito contro qualche sito in particolare, perché tanto chiuso uno ne spuntano fuori altri 100?

Insomma, un po' come capita per gli 'Stati canaglia', fa effetto parlare di siti canaglia e puntare il dito contro di loro, per dimostrare che sono la causa di tutti i mali del commercio mondiale. Ma un altro dato fa capire bene che si tratta di una battaglia persa in partenza. Uno dei siti citati, Rutracker, è russo, un altro (Demonoid) è ucraino e non manca in questo elenco la Bulgaria. Evidentemente, le leggi di questi Paesi in materia non sono molto rigide. Ma allora, in un mondo che permette di ospitare capitali arrivati da traffici di droga e armi, si pensa veramente che non ci sarà sempre qualche sorta di Paradiso fiscal-internettiano pronto ad ospitare siti di Bittorrent? Illusi.

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