Killers of the Flower Moon, parla il direttore della fotografia del nuovo film di Scorsese: "Sarà molto delicato"

Il direttore della fotografia Rodrigo Prieto ha parlato di Killers of the Flower Moon, il nuovo film del regista Martin Scorsese

Redattore per badtaste.


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Il direttore della fotografia Rodrigo Prieto ha parlato con Vanity Fair del suo lavoro al nuovo video musicale di Taylor Swift (cardigan) e anche del suo impegni futuri, tra cui c'è Killers of the Flower Moon, il nuovo film di Martin Scorsese.

Per ovvi motivi il set della nuova fatica del regista sarà diverso dal solito e il motivo sarà il dover fare i conti con le conseguenze dell'emergenza Coronavirus e con le nuove linee guida per la sicurezza.

Prieto ha spiegato che sta già ripensando il suo approccio al suo impiego dopo l'esperienza con cardigan, per cui ha trovato un nuovo modo di lavorare ai primi piani. Solitamente i primi piani richiedono che il direttore della fotografia e l'operatore siano faccia a faccia con l'attore, ma con l'uso di una testa remotata (un braccio per il controllo remoto) è stato possibile raggiungere il distanziamento necessario.

"È una cosa che ho appreso girando il video musicale che credo continuerò a usare, specialmente con un film come quello [Killers of the Flower Moon]. Non vogliamo che DeNiro o chiunque altro tocchino cose ora come ora" ha commentato il direttore della fotografia.

Ha poi aggiunto:

Ovviamente [Killers of the Flower Moon] sarà molto delicato perché Martin Scorsese ha l'asma, perciò dovremo stare molto attenti con lui.

Killers of the Flowers Moon vede Leonardo DiCaprio nel cast, verrà prodotto dalla Apple e distribuito dalla Paramount. La sceneggiatura di Eric Roth è tratta dal romanzo di David Grann Gli assassini della terra rossa che racconta la storia vera degli omicidi di membri della tribù Osage nell’Oklahoma degli anni venti, occorsi dopo la scoperta del petrolio nelle loro terre. Robert De Niro interpreterà il serial killer William Hale.

Questa la sinossi:

Negli anni Venti del Novecento, la popolazione al mondo con la maggiore ricchezza pro-capite era, abbastanza sorprendentemente, la nazione indiana degli Osage, confinata nei decenni precedenti in una riserva in Oklahoma. Senza più bisonti da cacciare, impossibilitati quasi a parlare la loro lingua e a praticare la loro religione e cultura, improvvisamente si ritrovarono ricchissimi per la scoperta nelle loro terre di giacimenti petroliferi immensi: cominciarono così a girare in Cadillac e a mandare i figli a studiare in Europa, con grande invidia dell’opinione pubblica bianca, in prevalenza quacchera. Altrettanto improvvisamente però, all’interno delle famiglie osage più facoltose, si verificarono delle morti inspiegabili e sospette. E, negli ultimi baluardi del West selvaggio, dove personaggi come J.P. Getty andavano costruendo le proprie fortune e dove banditi leggendari seminavano il terrore, molti di coloro che osarono indagare su questi omicidi finirono per essere assassinati a loro volta. Superate le ventiquattro vittime, il caso passò a un organismo investigativo relativamente nuovo, l’FBI, che tuttavia non riuscì a fare sostanziali passi in avanti, finché il suo giovane direttore, J. Edgard Hoover, non cercò l’aiuto di un Ranger in pensione, Tom White. White mise insieme una squadra di detective piuttosto eterogenea, compreso un agente amerindio, e portò alla luce una cospirazione spietata ai danni di una popolazione intera.

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