Killers of the Flower Moon, la critica di un consulente Osage: "Volevo che il film fosse dalla prospettiva di Mollie"

Un consulente Osage di Killers of the Flower Moon critica la scelta di raccontare il film dalla prospettiva di Ernest Burkhart.

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Cominciano ad arrivare le prime critiche a Killers of the Flower Moon, l'ultimo film di Martin Scorsese. E uno dei primi a esporsi è Christopher Cote, un consulente linguistico Osage, che ha lavorato alla realizzazione del film. Anche se, a onor del vero, Cote è soddisfatto del film e del lavoro del regista, ha comunque alcuni appunti su ciò che avrebbe preferito veder rappresentato.

Racconta Cote in un'intervista con The Hollywood Reporter:

Come Osage volevo davvero che questo film fosse dalla prospettiva di Mollie e sull'esperienza della sua famiglia, ma penso sarebbe stato necessario un Osage per fare questo. Dal momento che Martin Scorsese non è un Osage penso abbia fatto un ottimo lavoro rappresentando la nostra gente, ma questa storia è raccontata in gran parte dalla prospettiva di Ernest Burkhart, gli hanno dato questa coscienza e lo hanno rappresentato come se ci fosse dell'amore. Ma quando qualcuno cospira per uccidere la tua famiglia, quello non è amore. Penso che alla fine la domanda che ti lascia è: Per quanto tempo ti compiacerai del razzismo? Per quanto tempo non parlerai?

Continua:

Penso che questo sia avvenuto perché il film non è fatto per un pubblico Osage, ma per tutti. Quelli che sono stati privati dei loro diritti potranno entrare in sintonia, ma per gli altri paesi che hanno le loro storie di oppressione, questa è un'opportunità per loro di farsi questa domanda morale.

Il film arriva nei cinema il 19 ottobre. Trovate tutte le informazioni nella nostra scheda.

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FONTE: ScreenRant

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