Junji Ito sulle fonti d'ispirazione e la genesi delle sue opere

Junji Ito, il maestro dell'horror del Fumetto giapponese, parla delle sue fonti d'ispirazione e del processo creativo alla base dei suoi racconti

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Junji Ito è uno dei maestri indiscussi dell'horror, non solo per quanto riguarda i manga ma per la Nona Arte in generale. Classe 1953, originario della prefettura di Gifu, il sensei è uno dei punti di riferimento mondiali quando si parla di atmosfere macabre e inquietanti.

Il successo di Ito è frutto del suo stile raffinato e del suo tratto elegante, una perfetta commistione di talento cristallino e una padronanza tecnica sopraffina. Tuttavia, l'autore di Tomie (J-POP), Lovesick Dead (Hikari), Uzumaki - Spirale (Star Comics) e Lo squalificato (Star Comics) - adattamento dell'omonimo romanzo di Osamu Dazai - arriva a scuotere profondamente l'animo del lettore soprattutto grazie a una fantasia e a un'originalità inesauribili.

Da dove nascono gli incubi del mangaka? Da dove prendono forma questi pensieri raccapriccianti? Qualche risposta è arrivata nel corso di una chiacchierata da lui concessaci alla scorsa edizione di Lucca Comics & Games. In un'altra recente intervista, questa volta rilasciata a ComicBook, Ito è tornare a parlare delle influenze più importanti per la composizione dei suoi fumetti, dalla nota passione per H.P. Lovecraft agli spunti colti da altri media e autori:

Come mi è già capitato di dire in passato, sono solito rifarmi a quelle che ritengo essere le opere migliori, a mio parere, quindi mi rivolgo costantemente a loro. D'altronde, ultimamente, non mi è stato facile trovare nuovi spunti, quindi ho provato a utilizzare altri sistemi.

Scrivere storie partendo dal personaggio... non è il mio forte. Ho letto dei saggi su Lovecraft e ho scoperto che anche lui prima trovava le idee e poi cercava di farle funzionare nei suoi racconti. È quel che ho sempre fatto, e credo che oggi più che mai io debba tornare a quel metodo. Detto ciò, niente di male se ogni tanto provo a fare qualcosa di nuovo.

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Fonte: ComicBook

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