Joy Operations: Brian M. Bendis presenta la sua nuova serie sci-fi targata Jinxworld

Bryan Michael Bendis e Stephen Byrne lanciano la serie fantascientifica Joy Operations, sotto l'egida di Jinxworld e Dark Horse

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Il prossimo titolo appartenente al Jinxworld, il cappello sotto cui trovano accoglimento i lavori indipendenti di Bryan Michael Bendis, si intitola Joy Operations, è disegnato da Stephen Byrne e pubblicato da Dark Horse. Si tratta di una storia avventurosa e fantascientifica che segue le gesta di Joy, agente operativo che si muove in una città posseduta dalle corporation, futuribile ma non troppo.

Lo sceneggiatore ne ha parlato sulle pagine di Comics Beat ed ecco i punti chiave di ciò che ha dichiarato.

Joy Operations #1, copertina di Stephen Byrne

Bendis - Questa storia è una sfida a me stesso. Per qualche ragione, sono più schizzinoso nei confronti del genere fantascientifico che rispetto a qualunque altro. si potrebbe pensare che uno come me, che ha scritto tante storie crime, sia più precisino in quel campo, vero? Invece mi trovo ad essere più clemente con le storie altrui di quel genere, mentre, se si parla di fantascienza, m irrito quando certi luoghi comuni e certe idee sono ripetute all'infinito. E magari sono l'unico a reagire così, ma voglio vedere cosa succede quando applico la mia visione a un mondo tutto nuovo, che è quel che stiamo creando. Quindi ecco cosa potete aspettarvi: fantascienza e divertimento, spero, con tante idee nuove che vorrei provare.

Bendis e Byrne hanno già lavorato assieme sulle storie della Legione dei Super Eroi. Lo sceneggiatore ha raccontato di essersi innamorato del suo stile già visitando la pagina Instagram dell'artista, che poi lo ha impressionato con il suo lavoro sulla serie Wonder Twins.

Bendis - C'era una cosa in ballo con un altro franchise, che non voglio nominare, ma che ero sicuro andasse in una certa direzione. Ci pensavo in continuazione. Poi sono venuto a sapere che le cose stavano andato da tutt'altra parte. Eppure mi sono trovato a continuare a pensarci, più di quanto fantasticassi sui miei impegni di scrittura. Ho capito che stavo creando qualcosa, stavo cercando di costruire una storia e di volerlo fare per davvero. Un progetto fantascientifico mi aveva stregato, era andato male ed ora io ne volevo uno tutto mio. Anche se non saprete mai cos'è, quel progetto è alla base di Joy. Non vi darò mai nemmeno un indizio in merito perché non ci credereste.

Joy Operations #1, variant cover di David Mack

Sapevo fin da subito quale sarebbe stata la personalità della mia protagonista e cosa volessi fare con il personaggio. Il che è la cosa principale. Ma costruirle un mondo intorno ha reso tutto quanto entusiasmante. Ci sono cose che vediamo spesso nelle ambientazioni fantascientifiche, che ricordano ciò che abbiamo nel presente e spesso ci chiediamo se esisteranno ancora in futuro. Ho deciso di rimuoverle dal mondo di Joy Operations per vedere cosa sarebbe successo. Come le automobili, ad esempio. Mi pare sensato pensare che prima o poi ne faremo a meno.

So che alla gente piacciono, ma non sono d'aiuto. Se spariranno, cosa useremo al loro posto? A partire da questo ho costruito molto del mondo della storia, cosa molto divertente, come spesso succede quando si progetta qualcosa da zero. Mi sono lasciato guidare dalle domande su quel che mi avrebbe sorpreso di più. Poi io e Stephen ci siamo confrontati sulla base di questo processo mentale.

La creazione del personaggio e quella del mondo sono state più o meno simultanee. A volte hai in mente un protagonista e hai bisogno di pensare a un mondo che gli consenta di esprimersi, a volte hai in mente un mondo e non hai figure che lo rendano speciale e divertente. Quindi sono molto felice di aver avuto l'opportunità di realizzare entrambi avendo ben chiaro in mente dove volessi portarli.

La storia ci presenterà il personaggio di Joy quando è già nei guai fino al collo e Bendis promette di farci appassionare alla sua eroina e, contemporaneamente, di ingannarci almeno un paio di volte nelle prime dodici pagine. Lo sceneggiatore rimane molto vago per proteggere le svolte immediate che ha scritto, perché spera davvero di cogliere impreparati i lettori.

Bendis - Io tento sempre di provare cose nuove, narrativamente, ma è chiaro che la prima preoccupazione è far funzionare la storia. Non ha senso sperimentare se non si sa cosa si voglia raccontare. Quel che si cerca è un equilibrio fra le due cose. Quando realizzo storie tutte mie, mi sento quasi in obbligo di inventare qualcosa di nuovo, che sia nelle piccole cose o in quelle grandi. E man mano che invecchio mi accorgo che i lavori di cui sono più orgoglioso sono quelli in cui sono riuscito a farlo. Sono profondamente legato soprattutto alle storie in cui io e i miei colleghi abbiamo trovato qualcosa che nessuno aveva ancora scovato.

Cosa che Bendis spera di aver fatto anche con Joy Operations, con un personaggio che, ci avverte, ha bisogno di tempo per mostrarsi davvero per quel che è, come successo a Jessica Jones e a Scarlet. Inoltre, lo sceneggiatore confessa di mostrare in continuazione i disegni di Byrne ad altri artisti, per quanto ne è felice, e di ricevere sempre enormi complimenti. Speriamo non ci stia creando aspettative in eccesso.

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Fonte: Comics Beat

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