Joker: Dan Slott critica aspramente il film di Todd Phillips

Dan Slott lancia delle pesanti critiche a Joker, il film di Todd Phillips, e indica nelle storie a fumetti origini molto più interessanti del personaggio

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Tutti quanti stanno parlando di Joker. Il film di Todd Phillips che ha vinto il Leone d'Oro a Venezia pare dividere il pubblico e la critica in maniera piuttosto manichea, tra chi grida al capolavoro o, quantomeno, si dimostra entusiasta della visione del personaggio offerta e chi invece lo considera una sorta di truffa, un fallimento che crolla sotto il peso di ambizioni troppo elevate e di riferimenti a opere precedenti troppo ingombranti.

Spicca, tra i giudizi decisamente poco lusinghieri, quello di uno dei più importanti sceneggiatori attualmente in forza alla Marvel, tradizionale competitor della DC Comics, che ha dato i natali al personaggio dei fumetti. Dan Slott, scrittore per un decennio delle storie di Spider-Man e oggi affidatario dei destini dei Fantastici Quattro e di Iron Man, giudica il film pessimo, affidando le proprie critiche a Twitter:

Ho visto Joker, questa sera. Ho adorato Il Cavaliere Oscuro e Wonder Woman e ho trovato divertenti Aquaman e Shazam. Non vedo l'ora di vedere il film su Harley Quinn. Quindi questo non è un messaggio anti-DC. Ma Joker è brutto. Proprio brutto. La performance di Joaquim Phoenix è una cosa grandiosa... in un brutto film. Inoltre, Joker è brutto in quanto film su Joker.

La cosa più frustrante riguardo a questo film è... che ci sono un sacco di eccellenti fumetti DC Comics che in qualche modo sfiorano o ruotano attorno alle origini del personaggio. Uno qualunque... se anche solo fossero state usate le pagine della storia come storyboard... avrebbe prodotto un film di gran lunga migliore di quel che hanno portato sul grande schermo.

Proprio quando sei convinto che Joker non possa diventare peggio di quel che è, trovano il modo di inserire forzatamente scene che abbiamo già visto troppe, troppe volte in passato in... ogni film di super eroi. Se avete visto la pellicola sapete di cosa sto parlando. La ciliegina rancida in cima a questa pessima torta indigesta.

Qualche considerazione. Dan Slott è un personaggio che ha diviso moltissimo per la qualità del proprio lavoro. I fan di Spider-Man sanno che la sua lunghissima run è costellata di momenti di bassa e di stanca, per quanto non priva di periodi interessanti. Tuttavia, è generalmente considerato un gentleman del mondo dei comics, e siamo certi della sua buona fede quando dice di non avere alcun pregiudizio in merito al film solo perché appartenente al campo della Distinta Concorrenza.

Sarebbe interessante sapere da lui quali siano nel dettaglio, dal punto di vista tecnico, le critiche alla sceneggiatura di Joker. Peccato che rimangano inespresse. Le opinioni di uno sceneggiatore di fumetti sulla gestione della trama di una storia del genere, che divide così tanto, avrebbero certamente dato maggiori spunti di discussione agli appassionati, che si sono limitati a rispondere ai suoi post con reazioni già viste altrove.

A parziale e insufficiente compensazione, vi diciamo rapidamente la nostra, soprattutto alla luce dell'accenno di Slott alle tante storie che toccano in qualche modo il concetto di base, molto misterioso per tanto tempo, delle origini della nemesi di Batman. Come vi hanno ripetuto sino alla nausea, Phillips e il suo film sono vicini ad Alan Moore e a The Killing Joke, da questo punto di vista, e propongono Arthur Fleck come il sostanziale prodotto di un uomo fragile abbandonato dalla società, un comico fallito e malato di mente che decide di vendicarsi del contesto che ne ha infranto i sogni.

Chissà che cosa intendeva Slott e quali storie avrebbe voluto vedere trasformate in film sul personaggio. A noi pare che Joker abbia tra i suoi punti di forza proprio una lettura sociale, non nuova ma interessante, mediata dal protagonista. Il suo cammino è già visto e non dice granché di nuovo: la parabola ben fatta del matto innocente o potenzialmente tale che viene spinto dall'ambiente insensibile, cinico e inadeguato alla follia e al male non ha niente di nuovo e l'abbiamo già vista tracciata meglio altrove.

È però il finale del film di Phillips a essere onestamente impressionante e a regalarci qualcosa che nei fumetti e al cinema non abbiamo mai visto. Perché da descrizione di quel che la società insensibile e cinica può produrre quando abbandona i fragili e i poco lucidi a se stessi, si fa ribaltamento di questa logica: che cosa diventa la società stessa, cosa diventano gli uomini, quando il pazzo, in un ambiente colmo di pulsioni egoiste e quindi autodistruttive, diventa un profeta e un'icona, accetta il ruolo che tutti vorrebbero per lui e decide di portarlo alle estreme conseguenze?

Questa ci pare la lettura più interessante del film, che non ravvisiamo nelle parole di Slott come di tanti altri. Un film con tanti difetti, lontano dal capolavoro che vorrebbe essere e molto derivativo, certamente, ma non la debacle assoluta che lo scrittore Marvel paventa, almeno secondo noi.

Fonte: Daily Mail

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