John Waters su cosa può scioccare il pubblico di oggi e sul perché non è mai stato un regista "camp"
John Waters su cosa può scioccare il pubblico di oggi e sul perché "camp" non è il termine esatto per descrivere i suoi film
A distanza di vent'anni, John Waters tornerà dietro la macchina da presa per dirigere l'adattamento del suo romanzo Liarmouth, storia di un'eccentrica cleptomane. Mentre gli scioperi hanno momentaneamente bloccato il progetto, il regista ha concesso una lunga intervista a Variety, dove ha riflettuto sulla sua carriera, passata e presente.
L'intera questione trans/nonbinary fa innervosire tutti, a destra e a sinistra. Ora hanno escogitato un nuovo modo per innervosire entrambe le parti.
Il limite è sempre stato: Fino a che punto possiamo spingerci per essere divertenti? Ha iniziato Lenny Bruce, o Doug Clark e gli Hot Nuts. Lenny Bruce è andato in prigione per aver detto "c*zzo", e ora "c*zzo" è in televisione. È rinfrescante per qualcuno che i censori siano ora di sinistra al posto che di destra?
Nessuno dice più quella parola [camp]. Per me "camp" è come due anziani gentiluomini gay che parlano di paralumi Tiffany in un negozio di antiquariato. Noi non siamo mai stati così. Per descrivere il nostro stile usavamo "trash" o "sconcio" (filthy) che era più punk.
In merito poi a come la considerazione nei suoi confronti si sia modificata nel corso degli anni, il regista sottolinea: "Non sono cambiato. È la cultura che si è evoluta". Guardare Pink Flamingos oggi è peggio a causa del politicamente corretto". Ripensando ai suoi lavori, rintraccia infatti come "erano quasi un atto politico, uno sciopero contro la tirannia del buon gusto. Dico sempre che non avrei potuto farlo se i miei genitori non mi avessero insegnato quelle regole".
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FONTE: Variety