John Ridley analizza i temi sociali di Other History of the DC Universe
John Ridley chiude i conti con Other History of the DC Universe, serie dagli argomenti complessi e di grande impegno sociale
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Ridley - La storia è una versione moderna dell'arrivo di Jefferson Pierce a Suicide Slums con la propria famiglia. Un nuovo inizio, un reboot per tutti quanti loro, che mostra come sarebbe potuta essere quella famiglia, preparando il tono per le storie di Jefferson e di Anissa. Other History of the DC Universe prende atto del fatto che alcuni elementi delle narrazioni di questi personaggi non sono invecchiati particolarmente bene, invece di nasconderlo. Si comporta come una persona matura che si guarda alla propria vita e pensa che avrebbe voluto fare certe cose diversamente, avrebbe voluto essere più positivo che negativo in certe situazioni.
Volevamo trattare questi personaggi come persone reali, raccontando la storia di Jefferson e non di Fulmine Nero, di Tatsu e non di Katana, di Rene e non di Question. Ecco quel che ha fatto davvero la differenza. Abbiamo trattato i personaggi come esseri umani ed esaminato le dinamiche della loro umanità comune, invece di concentrarci sulle loro vite da super eroi. Non che questa non sia una storia di super eroi, ma è pensata per essere molto personale. E credo che siamo riusciti nell'intento.Ogni personaggio che scrivo è una parte di me, infilata dentro la storia. Questo è vero per la maggior parte dei bravi narratori. Siamo persone complicate e il gioco è prendere quelle complicazioni e trasformarle in qualcosa di vivo all'interno dei personaggi. Sareste sorpresi da quanti personaggi ho trattato che non mi somigliano minimamento, o che non lo fanno esteriormente, ma che hanno molto di me al proprio interno.
Ovviamente, la totalità delle esperienze di un personaggio come Anissa non riflette affatto la mia ma molto della sua vita da bambina riflette quel che ho vissuto. Ho avuto l'opportunità di fare una profonda e complessa discussione con i miei genitori, dello stesso tenore di quella che Anissa avrebbe bisogno e vorrebbe avere con Jefferson.
Gli ultimi otto anni sono stati tosti per me, perché ho avuto modo di raccontare storie che parlano delle questioni che mi mettono in difficoltà. Non un lavoro divertente, né facile, ma sono orgoglioso di averlo fatto, come di quel che hanno fatto tutti i miei colleghi. Non ho mai voluto realizzare qualcosa che fosse importante solo per me, ma che lo fosse per tutti.
Cerco sempre di fare sì che le mie storie siano divertenti, ma ci sono diversi generi di intrattenimento. Credo sia importante ricordare alle persone che pensano al progresso e lottano dalla parte giusta che non sono sole in questo sforzo e che ciò per cui lottano è importante. Diventa difficile, duro, emotivamente sfiancante. Ma non si può mollare. Per me, è questo lo scopo del mio lavoro.
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