Jim Lee sarebbe potuto diventare l'Editor-In-Chief della Marvel
Di come Jim Lee abbia rischiato di diventare Editor-In-Chief della Marvel a metà anni '90, nelle parole di Rob Liefeld
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Cosa sarebbe successo se il ragno radioattivo avesse punto Zia May, invece che Peter Parker? E se Galactus fosse stato sconfitto da Willy Lumpkin, invece che dai Fantastici Quattro? Abbiamo letto storie di questo genere per anni, revisioni one-shot dei momenti chiave dell'universo narrativo della Casa delle Idee. Una moda oggi quasi abbandonata, che però ha un curioso e recente risvolto dietro le quinte.
Erano gli anni della fuga degli autori alla Image Comics, del boom dei fumetti che si interruppe a metà anni Novanta. Erano anni di debiti, in cui la Marvel era in cattivissime acque economicamente, tentava avventuristiche autodistribuzioni e, guidata dal suo discutibile primo investitore dell'epoca, Ron Perelman, dichiarava bancarotta. Lo stesso Perelman fu dietro la riassunzione di Jim Lee e Rob Liefeld, poi responsabili del progetto Heroes Reborn.
Ma i piani dell'allora socio di maggioranza pare fossero quelli di spostare la sede della Marvel a La Jolla, vicino a San Diego, dove allora aveva i propri uffici operativi la Wildstorm di Jim Lee, a cui la direzione della Casa delle Idee sarebbe stata affidata in toto. Gran parte delle principali menti dirigenti e creative dell'epoca furono coinvolte nelle fasi preliminari del progetto, che, stando a Liefeld, era quasi andato in porto. Salvo cambiare rotta all'ultimo momento con l'entrata in gioco di Bill Jemas e Dan Buckley, poi divenuti figure dirigenziali fondamentali per la rinascita e il rilancio della casa editrice.
Fonte: Bleeding Cool