Jim Jarmusch pubblica un album musicale per liberarsi dalla fatica di fare film

Jim Jarmusch è arrabbiato con l'industria cinematografica ed è contento di fare musica. Aspettando il prossimo film ha pubblicato un album.

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Jim Jarmusch è due cose: un artista a tutto tondo che salta alla ricerca di ogni forma espressiva che gli sia congeniale; un artista indipendente, lontano dai ritmi e dalle logiche dell’industria dell’intrattenimento. A 70 anni, con una lunga carriera alle spalle, ammette di non essere interessato a inseguire lo zeitgeist. Vuole continuare la sua ricerca a modo suo. Così si è preso una pausa dalla regia cinematografica per produrre un album della sua band Sqürl: Silver Haze. Così, per puro piacere.

Sin dagli anni ’80 Jarmusch sperimenta con la musica. Tastierista e cantante è stato membro di diversi gruppi new wave. Con il film Broken Flowers inizia la collaborazione con Carter Logan, con cui ha fondato la band. L'immersione nel mondo musicale si fece sistematica a partire dal 2009. In difficoltà nel trovare le canzoni giuste per The Limits of Control, provò a comporne qualcuna da sé. Negli anni successivi collaborò con il liutista Jozef van Wissem per Concerning The Entrance Into Eternity, un disco interamente strumentale. Con Carter Logan ha ideato una performance con i film di Man Ray musicati dal vivo.

Jim Jarmusch amatore della musica

Maniaco del controllo, come si definisce, ha composto molte delle colonne sonore dei suoi film curandone attentamente anche l’aspetto sonoro. Ama però considerarsi ancora un amatore nel campo, “perché la radice della parola contiene il termine amore”. Sottolinea infatti che la musica per lui è una passione, un’attività fatta per il puro gusto di creare senza cercare di fare soldi.

Sono interessato all’imperfezione perché ho imparato che gli errori talvolta hanno un enorme valore, possono essere molto belli. La perfezione è imperfetta ma l’imperfezione è perfetta.

Poetici giri di parole, concessi al Guardian, per dire una cosa che, poche righe più avanti, affermerà con maggiore franchezza: ha bisogno di ritrovare il gusto di fare e un’immediatezza che il cinema non gli dà più.

Fare musica, dice, è liberatorio. Il film invece è un processo faticoso e lento. “Io scrivo le mie sceneggiature, è un processo di circa due anni per partire dall'idea di un film e completarlo. La musica è così diversa. È immediata. La amo”. 

Una spontaneità che non ritrova più nell’industria cinematografica. Verso la quale ha parole estremamente critiche. 

L’industria cinematografica è finita. Fa schifo. È peggiorata. Se solo provi ad accennare ad un accordo sui diritti al 50-50 di utili condivisi, al netto dei costi, con i finanziatori, come facevo un tempo con i miei film, ti ridono in faccia. 

È come se il modo di fare e finanziare il cinema, sia nei grandi studi, ma anche nel mondo indipendente, non andasse più di pari passo con le sue esigenze. 

Sono un maniaco del controllo. Devo fare le cose a modo mio; poter scegliere i miei collaboratori e avere l’ultima parola sul montaggio. Devo produrre il film con la mia società. Permetto alle persone che finanziano il film di farmi avere annotazioni sul montato grezzo ma io, contrattualmente, non ho assolutamente alcun obbligo a tenerne in conto.

Insomma, Jim Jarmusch non nasconde la sua infatuazione per la musica che è diventata, in questi anni, una vera e propria luna di miele. C’è spazio ancora per il cinema nelle sue giornate? Forse sì. 

Senza fornire ulteriori dettagli ha spiegato che, a quattro anni di distanza da I morti non muoiono, sta pensando a una nuova opera. È in fase di scrittura di una sceneggiatura con personaggi pensati avendo in mente degli attori ben precisi. Riuscirà a mettere insieme quello che lui definisce “un cast di animali selvaggi” impossibile da radunare nel recinto per via dei loro numerosi impegni?

Nel frattempo Jim Jarmusch attende pazientemente suonando e divertendosi un mondo.

Fonte: Guardian

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