James Mangold non ama i multiversi nei film: "La morte della narrazione"

Il regista James Mangold ha spiegato di non amare i multiversi cinematografici definendoli la "morte della narrazione"

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Ieri è arrivato il primo teaser trailer di A Complete Unknown, il film di James Mangold con Timothée Chalamet nei panni di Bob Dylan. Un trailer che, curiosamente, è stato diffuso nel giorno in cui Deadpool & Wolverine debuttava nei cinema italiani riportando in scena Hugh Jackman nei panni del mutante che abbiamo visto morire proprio nell'acclamato Logan - The Wolverine di James Mangold.

Il potere del Multiverso Marvel è, ormai, ben noto.

Ma proprio James Mangold, in un'intervista concessa a Rolling Stone a corredo dell'arrivo del filmato promozionale, ha spiegato di non amare i multiversi cinematografici definendoli la "morte della narrazione". La riflessione nasce nel momento in cui il regista ha illustrato il motivo per cui, per interpretare Johnny Cash in A Complete Unknown, non ha voluto Joaquin Phoenix, che ha vestito i panni del man in black in Walk the Line, bensì Boyd Holbrook.

Non lavoro a multiversi. Amo Joaquin, ma non ha 30 anni, o qualunque fosse l'età di Johnny in quel momento. Sono entrambi giovani in quel momento della vita. È strano che io abbia persino lavorato nel mondo dell'intrattenimento basato su proprietà intellettuali perché non mi piace costruire universi cinematografici basati su molteplici iterazioni e multiversi. Penso che sia il nemico della narrazione. La morte della narrazione. Diventa più interessante per le persone il modo in cui i Lego si connettono piuttosto che il modo in cui la storia funziona e si svolge davanti a noi. Per me, l'obiettivo è sempre trovare una risposta alla domanda: "Cosa c'è di unico in questo film e in questi personaggi?". Non il farti pensare a qualche altro film o a qualche Easter egg o qualcos'altro, che è tutto un atto intellettuale, non un atto emotivo. Personalmente desidero che il film funzioni a un livello emotivo.

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FONTE: Rolling Stone

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