James Bond: il regista di Casino Royale aveva dei dubbi sul casting di Daniel Craig

Martin Campbell, regista di GoldenEye e Casino Royale, spiega qual'era l'unico dubbio avuto con il casting di Daniel Craig come James Bond

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Il regista neozelandese Martin Campbell ha avuto l'onore e il non facile compito di rilanciare il franchise di James Bond ben due volte, nel 1995 con GoldenEye, il primo capitolo dell'era Pierce Brosnan, e nel 2006 con Casino Royale, l'esordio di Daniel Craig nei panni della spia al servizio segreto di Sua Maestà.

In una recente chiacchierata fatta con Express UK, Martin Campbell ha spiegato di aver nutrito un po' di scetticismo al pensiero che sarebbe stato Daniel Craig a vestire i panni di James Bond dopo Brosnan. Uno scetticismo basato sul fatto che l'aspetto dell'attore era decisamente più "coriaceo" rispetto alla bellezza più classica delle star che lo avevano preceduto.

La mia unica esitazione riguardo a Daniel... Era davvero un attore superbo, non c'è dubbio su questo. Diciamo che la titubanza era basata sul fatto che con persone come Sean Connery, Roger Moore e Pierce Brosnan, avevamo a che fare con Bond dall'aspetto tradizionale, per così dire. Tutti bei ragazzi, tutti sexy, tutti molto attraenti per le donne e così via.

Daniel aveva ovviamente un aspetto più duro ed era più robusto, non era un bel ragazzo nel senso tradizionale. Quindi ho riflettuto su questo per un momento e, a parte questo, ho sempre pensato che fosse perfetto per la parte.

Martin Campbell spiega come funzionano le audizioni per James Bond

Qualche settimana fa, commentando perché, al tempo delle audizioni per il nuovo 007 per Casino Royale non abbia potuto "favorire" Henry Cavill, Martin Campbell ha anche illustrato la "democraticità" che guida la scelta del nuovo protagonista della popolare saga cinematografica:

Non potevo fare alcun genere di favoritismo a Henry. Il modo in cui operano con Bond è davvero sensazionale. Quando devono stabilire quale sarà l’attore che lo interpreterà e si fa il provino – nel nostro caso, eravamo in otto – è tutto molto democratico. Otto, nove persone si mettono sedute attorno a un tavolo. C’ero io, c’erano i produttori, il direttore del casting, eccetera. È un processo che avviene per alzata di mano mentre vengono valutati, di volta in volta, i vari candidati e alla fine tutti devono essere unanimi nella loro decisione, se capite cosa intendo.

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FONTE: Express UK

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