Iron Man 2020: Christos Gage e i futuri possibili dell'Universo Marvel

Da Giorni di un futuro passato a Terra X: Christos Gage, co-sceneggiatore di Iron Man 2020, ci accompagna attraverso utopie e distopie dell'Universo Marvel

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Christos Gage è una delle menti dietro a Iron Man 2020, l'evento Marvel che sta coinvolgendo (e sconvolgendo) il Vendicatore d'Oro in questo primo semestre dell'anno. Dovreste già conoscere i concetti di base del progetto, che lo sceneggiatore firma ai testi con Dan Slott per i disegni di Pete Woods: di fatto è la concretizzazione di un futuro possibile creato da Tom DeFalco ed Herb Trimpe nel 1984.

La versione di Arno Stark presente in quelle storie proveniva da un futuro possibile di Tony Stark, mentre quella al centro di Iron Man 2020 è una figura canonica dell'Universo Marvel. Ecco perché Gage è stato recentemente invitato dal sito ufficiale della Casa delle Idee a riflettere sulle sue storie preferite che hanno provato a osservare al di là del velo di Maya, immaginando futuri possibili.

Si comincia con Giorni di un futuro passato, una delle più importanti saghe degli X-Men, il racconto di un futuro dominato dalla paura dei mutanti, di un mondo in cui le Sentinelle sono ovunque, in cui nessuno è al sicuro:

Gage - È una storia davvero ambiziosa. Una linea narrativa nel futuro e una nel presente che corrono in parallelo. La Confraternita, le Sentinelle e tutti gli X-Men. Una New York del futuro che era sia più avanzata che, in qualche modo, oscurantista. E in quel futuro tutti ci lasciavano le penne.

Se uscisse oggi una storia del genere durerebbe almeno un anno, con tutti i crossover del caso. Ma Claremont, Byrne e Austin riuscirono a infilarla in due albi e a renderla grandiosa.

I valori degli X-Men e quelli dei loro avversari informavano interamente il futuro: mutanti che coesistevano pacificamente con gli umani e mutanti che invece li schiavizzano, o umani che sterminano i mutanti stessi. La storia era un viaggio nel futuro per vedere cosa sarebbe successo se una delle filosofie avesse prevalso. Utopia? Distopia? Oppure entrambe le cose?

Il personaggio di Killraven nacque dalla fantasia di Roy Thomas, Neal Adams e Gerry Conway nel 1973. Fuggito da un'arena di gladiatori nel 2001, il giovane Jonathan Raven vive su una Terra conquistata dai Marziani e cerca di dar vita alla resistenza contro i dominatori alieni.

Killraven

Gage - Trovo interessante questa storia perché sono convinto che Killraven non dovesse essere parte dell'Universo Marvel, ma dopo un po' fu chiaro che le sue avventure erano ambientate nello stesso mondo.

Poi, negli anni Novanta, Jim Valentino rese la cosa manifesta su Guardians of the Galaxy, se ricordo bene. Il primo approccio di quelle storie aveva però conquistato i lettori, così come quel cast di personaggi del tutto inediti. Così, quando Spider-Man entrò in contatto con lui, l'affetto per Killraven era già consolidato.

I Marziani di quella storia erano davvero inquietanti. Non si vedevano molto spesso, ma quando capitava erano viscidi e disgustosi. Credo che la cosa li rendesse dei cattivi spaventosi e misteriosi. E le matite di P. Craig Russell erano ovviamente splendide.

Forse il più noto futuro alternativo della storia Marvel, il 2099 vide nascere versioni futuristiche, oscure e tormentate di alcuni dei personaggi maggiormente di moda degli anni Novanta.

Gage - Quando le serie 2099 esordirono pensai che sarebbero state grandiose, e in effetti lo furono, per molti versi. Ma credo che tutti sperassero di vedere molti più personaggi del presente della Marvel fare qualche apparizione. Gli adoratori di Thor lo facevano credere, ma penso che gli autori volessero dar vita a delle trame indipendenti, sentirsi liberi.

Dopo un anno di storie, dovetti rinunciare a qualche serie che compravo, per ragioni economiche. Ero uno studente povero, quindi continuai a seguire le testate Marvel che conoscevo e mollai il 2099. Ma quando tornai a rileggerne le storie le trovai molto affascinanti.

Uno dei cicli narrativi fondamentali delle storie di Hulk scritte da Peter David è Futuro imperfetto, che mette Bruce Banner a confronto con il Maestro, una versione anziana, intelligente e spietata del Golia Verde.

Gage - Il team creativo composto da Peter David e George Perez fu il motivo che mi portò a leggere quella storia. Non mi deluse di certo. Sono un appassionato delle avventure in cui l'eroe deve lottare con una versione malvagia di sé. Non è così improbabile che Hulk finisca per diventarlo, se la sua rabbia prende il sopravvento. Se mi mostraste una trama in cui, per dire, c'è uno Steve Rogers malvagio dal futuro, non mi convincerebbe, ma con il Maestro è grandioso. Come quando da adolescenti si giura che da grande non si sarà mai come i propri genitori e poi ci si ritrova a fare le stesse cose.

Era il 1999 quando Alex Ross e Jim Krueger diedero vita a Terra X, una saga distopica e inquietante che mostrava un Universo Marvel in cui tutti hanno dei poteri, ma in cui la società è del tutto decadente. Gli eroi che conosciamo, vivono in questo mondo con aspetto e valori quasi irriconoscibili.

Gage - Sono convinto che una buona storia che racconti il futuro abbia bisogno di essere ambiziosa. Se si salta in avanti di vent'anni ma gli Avengers sono più o meno gli stessi e non è cambiato niente, a chi importa? Quel che davvero funziona in Terra X è il fatto che le differenze apportate ai personaggi che conosciamo e amiamo sono importanti e ambiziose, perfettamente radicate nella natura dei personaggi del presente.

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Fonte: Marvel

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