Intervista a JK Rowling - Prima parte
L'autrice di Harry Potter ha rilasciato poche ore fa una lunga intervista alla Tv inglese: ecco in esclusiva su BadTaste la traduzione integrale! JKR parla dei personaggi che moriranno nel settimo e ultimo libro...
Vi proponiamo in esclusiva la traduzione italiana dell'intervista concessa da JK Rowling questo pomeriggio, nella trasmissione televisiva "Richard & Judy". Ecco la prima parte della trascrizione: la seconda sarà pubblicata domani.
Richard: Una delle cose più belle dei libri è vedere Harry crescere e diventare un adolescente scontroso. A cosa ti sei ispirata per descrivere Harry e i suoi coetanei?
JK: Mia sorella era molto scontrosa negli anni dell'adolescenza!
Judy: So cosa voglio che accada alla fine della serie: che Hermione sposi Ron e Ginny sposi Harry! Sarò disperata se non dovesse succedere. Al momento l'ultimo capitolo dell'ultimo libro è al sicuro nella tua cassaforte, vero?
JK: Sì, l'ultimo capitolo è già scritto ed è nascosto in cassaforte; però nel frattempo è un po' cambiato.
Judy: Ah, davvero?
JK: Sì, uno dei personaggi è stato graziato.
Richard e Judy: Graziato? In che senso?
JK: Due personaggi muoiono, e non avrei voluto farli morire; mentre un altro, che sarebbe dovuto morire nelle mie intenzioni originarie, non muore più.
Judy: Sono personaggi particolarmente amati?
JK: Beh, è una sofferenza, ma andava fatto. D'altronde, abbiamo a che fare con il Male Puro, quindi... Il Male non colpisce le comparse, sai com'è.
Richard: L'hai detto a tuo marito, ovviamente...
JK: Non gli dico proprio tutto.
Richard: e pare che lui abbia risposto "Oh no, non quel personaggio!"
JK: In effetti non è stato molto felice della mia scelta.
Richard: Tutti i giornali si domandavano se oggi avresti dato una risposta alla domanda: Harry morirà? Ed è ridicolo, perché non credo che tu sia disposta a darci un sì o un no. Ma ti chiedo: hai intenzione di fargli ancora del male?
[tutti ridono]
Judy: Perché, non ha sofferto già abbastanza, poverino?
JK: Ogni anno Harry salva il mondo, e poi torna a scuola e si ritrova vittima del bullismo...
Richard: Ma sei mai stata tentata di farlo morire?
JK: Certo non prima del settimo libro, perché sapevo fin dall'inizio che ce ne sarebbero stati sette. Ma comprendo bene la mentalità di quegli scrittori che fanno morire il loro protagonista: così sono certi che dopo la propria morte nessuno scriverà un sequel! Così ha fatto, per esempio, Agatha Christie con Poirot. Ma questo non vuol dire che anch'io farò così.
Judy: Quando hai iniziato a scrivere, da dove sei partita? Dalla magia, dal collegio, dal personaggio di Harry?
JK: Harry e la magia, insieme. L'idea di partenza è stata: un ragazzo, che è un mago, ma non lo sa. Questa era la premessa, e da qui ho proceduto a ritroso, per costruire tutti gli antefatti, che come sapete sono tanti e complessi. Soprattutto nel settimo libro, perché ho ancora molte cose da spiegare.
Richard: Ti è capitato di pentirti di aver scritto una certa cosa, poniamo, nel secondo libro, perché poi ti ha impedito di far succedere una certa altra cosa in un libro successivo?
JK: Sì, è successo, per fortuna non con punti essenziali della trama. Ma un paio di volte mi sono andata a cacciare in un vicolo cieco, e mi sono detta: se solo non avessi rivelato questo dettaglio così presto, poi mi sarei trovata meno in difficoltà. Ma credo sia normale, essendo la trama dei libri così complessa.
Richard: Hai finito di scrivere il settimo libro?
JK: L'ultimo capitolo è scritto - l'ho scritto negli anni Novanta, forse addirittura nel 1990 - ma il libro non è finito. Però sono a buon punto.
Judy: Ma davvero? Quindici anni fa sapevi già come sarebbe finita la storia?
JK: Sì, e sono stata rimproverata da un paio di persone. Mi dicevano che ero arrogante a pretendere di scrivere il finale quando avevo appena iniziato la serie, e non avevo ancora neppure un contratto con un editore! Ma sai, quando non hai niente da perdere, ti butti: cos'altro puoi fare?
Judy: E quando hai iniziato a sviluppare i temi più cupi, il lato oscuro, il male? Secondo me la svolta c'è stata nel terzo libro, con i Dissennatori. Questo aspetto è sempre stato nel progetto, o è emerso durante la scrittura?
JK: Era previsto, perché crescendo Harry diventa un mago sempre più potente, e Voldemort riacquista il suo potere, e la sua consistenza corporea. Sono d'accordo, i libri diventano progressivamente più cupi; ma penso ancora che la scena di Voldemort sulla nuca di Raptor nel primo libro sia una delle cose più angoscianti che io abbia mai scritto. E anche la figura incappucciata che beve sangue di unicorno, sempre nella Pietra filosofale. Sono immagini piuttosto macabre, quindi non penso si possa dire che il tono dei libri cambi in modo repentino con il terzo libro. Quello di cui scrivo è un mondo in cui succedono cose molto brutte. Harry entra a far parte di un mondo straordinario e affascinante, ma viene anche subito in contatto con gli aspetti meno belli.
Richard: Che gioia hai provato quando hai finalmente ottenuto un contratto con l'editore? Devi aver fatto salti di gioia...
JK: E' stato incredibile. Poi l'euforia è diventata... terrore.
Richard: Ma quando ti sei resa davvero conto che non si trattava di semplici bestseller, ma di un fenomeno senza precedenti? Un fenomeno storico, davvero: tu passerai alla storia dell'editoria!
JK: Per i primi tre libri, non ci credevo. Negavo l'evidenza a me stessa. E questo non ha fatto bene alla mia reputazione, perché ero come un cervo accecato davanti ai fari di una macchina: mi rifiutavo di credere che stesse accadendo davvero, e minimizzavo la situazione. Ma poi i giornalisti sono sul tuo zerbino, leggi di Harry Potter sui giornali, ed è una sensazione surreale. Un giorno ho letto sul giornale il resoconto di una partita di tennis con Venus Williams, e uno dei suoi tiri era paragonato a un Bolide del Quidditch. E il giornalista dava per scontato che i lettori sapessero cos'era un Bolide! Non credevo ai miei occhi.
Richard: L'improvvisa ricchezza ha cambiato la tua vita?
JK: Francamente, è una gran bella cosa! Se hai passato anni difficili, e io ne ho passati... [JK balbetta, non trova le parole, sembra un po' in imbarazzo, NdT] A volte i giornalisti se ne escono con cifre assolutamente sovrastimate: quando hanno iniziato a definirmi milionaria, non lo ero affatto. E' strano, quando fino a un momento prima contavi ogni penny.
Judy: In pratica, diventi un'altra persona.
JK: Mi sono sentita come se un riflettore mi fosse stato puntato addosso all'improvviso. Mi sono sentita in debito verso la persona che ero stata fino al giorno prima.
Judy: Come l'ha presa tua figlia Jessica?
JK: Puoi immaginare: essere la figlia di JK Rowling... Gli altri ragazzi a scuola cercavano di estorcerle il titolo del prossimo libro. Ma lei è straordinaria.
Richard: Prima di incontrare tuo marito dicevi che trovare un uomo era difficile...
JK: Soprattutto per via dei bambini piccoli. E di nuovo, negavo a me stessa la realtà, e insistevo nel non volere bambinaie e babysitter...
Judy: Ora sei felice, hai una bella famiglia...
JK: Sono così fortunata.
Richard: Tua madre è morta a 45 anni mentre stavi scrivendo il primo libro, e tu hai detto che il tema portante dei libri è la morte. E' stata la scomparsa di tua madre a ispirarti?
JK: Sicuramente. Nella prima stesura ho fatto morire i genitori di Harry con molta leggerezza. Poi mia madre è morta, e io non potevo più sopportare che James e Lily morissero in quel modo stupido.
Judy: E' per questo che lo spirito dei genitori rimane una presenza costante nella vita di Harry? Nelle foto, e nello specchio...
Richard: Non mi stupirei se mi dicessi che hai versato qualche lacrima mentre scrivevi la scena dello Specchio delle Brame.
JK: Quello è uno dei miei capitoli preferiti.
Judy: I tuoi libri parlano del Male, ma c'è anche molto humour (per esempio, io adoro Gilderoy Allock!). Sono due aspetti della tua personalità?
JK: Sì, credo di sì.
Richard: Il settimo libro sarà davvero l'ultimo?
JK: Ho sempre detto che mi piacerebbe scrivere un'enciclopedia di Harry Potter per beneficenza. Ma è una cosa ben diversa da un romanzo.
Richard: Ma perché proprio sette?
JK: Perché credo che quando hai detto quello che avevi da dire, sia ora di mettere la parola fine. La cosa migliore è smettere quando la gente non si è ancora stufata di te.
Richard: L'ho letto su "Tatler"... E' vero che hai già scritto un altro libro, un racconto per bambini?
JK: Sì, non è terminato ma ne ho scritto una buona parte. E' una specie di fiaba, per bambini piccoli. Ed è molto più breve dei libri di HP. Sarà bello, dopo Harry, avere a che fare con un progetto di proporzioni meno vaste.
Richard: Scriveresti un'altra saga delle dimensioni di HP?
JK: Mi piacerebbe, ma non credo di potermi inventare un'altra storia così complessa e lunga.
Judy: Eppure io credo che prima o poi, non potrai evitare di tornare a Harry, in qualche forma o modo...
JK: Sì, "Harry Potter e la Crisi di Mezz'età"!
La seconda parte dell'intervista sarà tradotta domani, sempre qui su BadTaste!