Image Expo: Brian K. Vaughan parla della sua storia di The Walking Dead

Dichiarazioni sparse di Brian K. Vaughan sui colleghi disegnatori, sul suo speciale di The Walking Dead e, ovviamente, su Saga

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Brian K. VaughanQualche ora fa vi abbiamo dato l'annuncio: Brian K. Vaughan, come abbiamo appreso dall'Image Expo in corso attualmente a San Francisco, scriverà un numero speciale di The Walking Dead per i disegni di Marcos Martin. Durante il panel che ha prodotto la notizia in questione, lo sceneggiatore si è intrattenuto più del previsto al banco degli invitati, toccando vari argomenti. Ecco cosa n'è emerso.

Nessun problema con Fiona Staples, la quale sembra perfettamente in grado, nonostante le iniziali perplessità di Vaughan, di rispettare i tempi e gli impegni come disegnatrice di Saga. I dubbi dello scrittore derivavano dal fatto che la Staples ha preso in carico le matite del reboot di Archie, il che avrebbe potuto confliggere con il cammino dell'epopea fantasy spaziale più di successo degli ultimi anni. Ma pare che non sarà così.

Restando in tema cartoonist, Vaughan ha commentato la sua collaborazione con Marcos Martin, già suo collega su The Private Eye, serie che, sempre notizia di ieri, proseguirà passando sotto i vessilli di Image Comics.

Marcos è un sogno ed è l'unico artista con cui lavori che, quando gli mando una sceneggiatura, si rifiuta di disegnare quel che propongo. In generale, questo mi manderebbe ai pazzi, ma lui è talmente bravo che lo perdono. Lo adoro.

Pare inoltre che l'idea dietro la storia che i due realizzeranno assieme per The Walking Dead sia nata proprio da Martin, come omaggio alla Image che ha accettato di pubblicare The Private Eye. Scherzando (ma con lui è impossibile dire fino a che punto), Vaughan ha detto che nella storia potremo trovare nascosta la rivelazione fondamentale della serie: l'origine degli zombie.

Tornando a Saga, l'autore ha difeso gli interventi metafumettistici presenti nel fumetto, definendoli momenti che potrebbero, in effetti, distrarre dalla storia principale, ma senza rappresentare un difetto. Piuttosto arricchiscono la narrazione. Inoltre ha rassicurato tutti quanti sui decessi presenti nella vicenda: Saga è un fumetto che parla di una guerra. Potrà essere un dispiacere per i lettori e per la Staples, ma è sempre stato chiaro, sin dall'inizio, che ci sarebbero state delle vittime. Parecchie.

Infine, una promessa.

Non tornerò mai a scrivere Y: The Last Man o Ex Machina. A meno che, un giorno, mio figlio non abbia bisogno di un apparecchio per i denti. Allora, forse, mi rimangerò queste parole.

Fonte: Comic Book Resources

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