Il primo episodio di I Simpson ad affrontare l'Islam
Un argomento che non è come gli altri in un periodo che non era come gli altri costringe I Simpson ad andarci leggeri con l'Islam trovando un'altra vittima
Questo articolo è parte della rubrica Tutto quello che so dalla vita l’ho imparato da I Simpson in cui ogni settimana rivediamo, raccontiamo e celebriamo i 50 episodi della serie che riteniamo più significativi.
MyPod d'ottone e manicotti di dinamite, I Simpson e l'islam - I Simpson, Ventesima stagione, episodio 7
IMPIEGATO MAPPLE: “Vedo che sta ammirando il nostro MyCube: è alimentato dai sogni e funziona ad immaginazione”.
HOMER: “Cosa fa?”
IMPIEGATO MAPPLE: “Dovrebbe chiedere a se stesso: cosa posso fare io per lui?”
HOMER: “Ok cosa posso fare per te, ti prego ti supplico!”
IMPIEGATO MAPPLE: “Signore non è acceso”
HOMER: “Ma è illuminato!”
IMPIEGATO MAPPLE: “La luce conferma che è spento”
C’è uno stranissimo feeling tra I Simpson e la religione, uno molto più complesso di quel che non si possa pensare. La chiesa e tutte le confessioni cristiane sono sempre prese in giro per la maniera in cui servono pensano a sé e hanno interesse a che nulla cambi, i ministri della chiesa come il reverendo Lovejoy sono poveri diavoli con la missione di mantenere fedeli vicino a qualcosa in cui nemmeno loro credono più di tanto e le faide tra confessioni offrono continui spunti esilaranti. I valori che propugnano non corrispondono mai a ciò che fanno e pensano davvero. Ma anche il concetto di religione in sé è ampiamente preso in giro e raccontato come uno strumento di controllo delle élite nei confronti delle persone.
Non c’è da sorprendersi che la puntata quindi inizi al centro commerciale mentre tutti stanno smantellando gli addobbi di Natale. Spessissimo le feste, il prepararsi ad esse o il loro essere terminate sono infatti lo spunto per l’inizio di una puntata e che qui lo sia la festività cristiana per antonomasia, apre le porte ad una puntata di pregiudizi e punti di vista da integralismo cristiano. Babbi Natale deportati, renne di legno triturate e un coro di carole che canta il fatto che stanno smantellando anche l’albero. Il Natale è come sempre la sua simbologia e non la sua essenza, nessuno si illude che sia diverso da così. La famiglia stessa è al centro commerciale per cambiare i regali che non ha gradito.
Lo spunto serve a portare i Simpson nel centro commerciale in cui Lisa vede la sua chiesa, un nuovo Mapple Store, parodia evidente della Apple, in cui una persona come lei ha il suo Dio, Steve Mobbs. Un’altra religione, una non ufficiale, che ha dietro di sé un’organizzazione e un sistema finalizzato a tutt’altro. Lisa è esaltata al solo stare lì dentro (“È tutto così sterile!”), esaltata dalle possibilità e dalla retorica sulla creatività e la speranza. La maniera in cui i ministri della Mapple parlano e il modo in cui poi viene guardato il leader (Chief Imaginative Officer) nel suo messaggio ai fedeli è calcato sui culti pagani. Di fatto è una religione la cui ipocrisia è solo più evidente di quella delle vere religioni. Quando Bart organizza uno scherzo e lo doppia facendogli insultare i fedeli e confessare di aver urinato su ogni singolo device venduto (oltre che confermare leggende metropolitane sul fatto che Microsoft e Apple siano in realtà alleate), verrà trattato esattamente come un eretico da bandire, con violenza e repressione. Lisa intanto ha avuto un myPod da Krusty che non lo usa più e così può coronare il suo sogno di essere parte della comunità fedele di Mobbs.
Quella di Lisa è la prima delle due trame religiose, cioè lei che perde la testa per un culto che è finalizzato a succhiare il denaro. L’altra trama invece è quella che prende tutto il riflettore, anche se è strutturalmente meno potente, ovvero Bart che nel vicinato scopre che c’è una nuova famiglia con un bambino della sua età (Bashir) e che sono musulmani. I due stringono subito amicizia senza problemi ma, con grande acume, quando arrivano i bulli lo avverte di cercare di non essere diverso e in particolar modo di non dire di appartenere ad una religione diversa (quando Bashir precisa di essere musulmano Bart con un certo tempismo capirà che la cosa è ancora più problematica). Qui però avviene il primo scarto dal normale. Messo in mezzo dai bulli Bashir è difeso da Bart il quale fa notare ai bulli che loro stessi appartengono tutti di religioni differenti (scopriamo che Patata aderisce ad un culto fondato da Boe), è un fianco prestato immediatamente ad una morale che, incredibile, convince i bulli stessi. Un florilegio di altre battute sembra coprire il fatto che hanno fatto di tutto per evitare di scherzare sull’Islam (una però è molto azzeccata, è Patata che afferma che lo picchierà più forte del solito “perché segretamente penso che tu sia carino”).
Già nel loro primo incontro in casa Bart nota che la carne di agnello come cucinata da loro è buonissima, Homer poi sarà stupito dalla cortesia ed educazione di Bashir. Questa nuova famiglia è perfetta e lo sarà fino alla fine di una puntata che non farà che aumentare complimenti e descrizioni positive di qualsiasi cosa li riguardi. Non è normale per I Simpson ma non era normale il periodo in cui è stata scritta. La puntata era infatti figlia dei primi 6 anni post 11 Settembre e figlia soprattutto della necessità di trovare un modo di raccontare l’Islam. Era stato Mark I. Pinsky ad aver messo la pulce nell’orecchio dello staff di sceneggiatori nel 2000 in occasione della scrittura del suo libro The Gospel According to The Simpsons (Il vangelo secondo I Simpson), quando li contattò per capire come mai non ci fossero state puntate sull’Islam mentre ce n’erano state per le altre principali religioni. La risposta fu molto generica, “Non ne sappiamo abbastanza”. Solo un anno dopo sarebbe cambiato tutto, i musulmani sarebbero diventati i nemici della nazione (nella narrazione popolare) e molti show televisivi avrebbero cercato di raccontare le differenze tra terroristi e fedeli per attenuare l’odio sociale. Ci vorranno comunque 7 anni per l’arrivo di questo episodio.
Questo ambiente e queste necessità hanno creato un trattamento diverso. L’episodio è così conciliante da essere stato apprezzato anche dal Consiglio per le relazioni americo-islamico e dal Consiglio per gli affari pubblici musulmani. Una medaglia da appuntarsi per qualsiasi serie tradizionale ma non per I Simpson, posizionati per una volta inusualmente dalla parte del sistema, accettati dalle associazioni politiche, pienamente in linea con quello che ci si aspetta che la televisione debba fare. L‘episodio racconta infatti la conversione di Homer che viene prima sobillato dalla propaganda anti-musulmana ma alla fine abbraccia la famiglia di Bashir, non temendo più la diversità. E non scherzandoci nemmeno. L’impressione è che tutto quello che non viene fatto con l’Islam perché il clima politico nella nazione non era favorevole al classico “trattamento Simpson”, avvenga con la Mapple, la seconda trama che compensa.
Lisa infatti è diventata popolare di colpo grazie al suo nuovo MyPod su cui guarda un episodio in esclusiva di Grattachecca e Fichetto o ascolta Miles Davis. Solo che la bolletta che gli arriva è salatissima, (200$ da pagare per 212 canzoni scaricate). Il culto ha sempre un prezzo da pagare. Parallelamente Boe, che come al solito rappresenta la parte peggiore della società con le sue paure che strisciano sottili e il suo odio pronto ad esplodere, sobilla Homer contro la nuova famiglia musulmana facendogli vedere in tv una rappresentazione di finzione di un musulmano terrorista che pare una puntata di 24 (altra serie in onda su Fox, dalla quale quest’episodio prende un’attrice come doppiatrice, Shohreh Aghdashloo). Il piano di Boe, Lenny e Carl è di invitare la famiglia di Bashir a casa per fargli confessare di essere attentatori.
Invitati a cena per festeggiare l’amicizia tra Bart e Bashir Homer tenta goffamente di scoprire informazioni su un possibile attentato come gli hanno suggerito di fare i suoi amici (“Il campanello sarà il segnale del loro arrivo” gli dice Lenny in un fumetto dei suoi pensieri), mentre Nonno Simpson non capendo niente commenta “Mi piace come pensate voi italiani!”. È il momento che più da vicino fa capire come sarebbe potuta essere la puntata se scritta al di fuori del pesante clima dell’America di quegli anni. Poco dopo, in una gag scritta benissimo, Homer ascolta una conversazione tra il padre e la madre di Bashir in cui lui parla di far saltare in aria un edificio, perdendosi tutte le parti in cui è precisato che di lavoro fa il demolitore.
È insomma una puntata complicatissima da scrivere mantenendo l’anima cattiva e ipercritica della serie, una affidata a Marc Willmore, sceneggiatore entrato nel team nel pieno della terza fase di I Simpson, cioè nella tredicesima stagione, e arrivato a scrivere forse la puntata migliore di quegli anni, Se mi ubriaco ti cancello. Era entrato nella squadra nella maniera più strana, partecipando ad uno scherzo ad un altro sceneggiatore, Matt Selman, in cui si era finto il sindaco di East St. Louis, arrabbiatissimo per una battuta contro la città presente in un episodio. Poco dopo avrebbe scritto il suo primo episodio che come spesso avviene è un segmento di La Paura Fa Novanta.
A lui viene affidata la patata bollente che gestisce cercando di trovare ogni volta un sostituto che si prenda la critica o colpendo epifenomeni dell’Islam. Come ad esempio la rappresentazione Disney di Aladdin, che niente ha di islamico se non l’iconografia del medio oriente. Prendono in giro un prodotto totalmente americano per prendere in giro in sicurezza la religione. E tanto basta.
Homer infatti vola sul tappeto volante e incontra il genio disegnato come quello di Aladdin (e doppiato dal doppiatore di Homer, Dan Castellaneta che era anche il doppiatore del genio in tutti gli sfruttamenti successivi al film), il quale afferma di voler distruggere la sua civiltà e in una serie di mosse assurde trasforma prima una chiesa in una moschea e poi sostituisce tutti i dischi di un negozio di dischi con quelli di Cat Stevens (diventato notoriamente musulmano). Di nuovo un artista americano preso in giro per prendere alla larga la presa in giro dell’Islam e non mancare di rispetto.
Convinto che il padre di Bashir stia per far saltare in aria il centro commerciale Homer corre a salvarlo ma nel portare fuori la dinamite la butta nel fiume e questa così esplode sotto ad un ponte. Dovrà scusarsi e tutto finirà a tarallucci e vino con Marge che dice a Lisa di aggiungere la famiglia di Bashir nella lista di quelle a cui mandare gli auguri di Natale (“accanto ai nostri amici ebrei” mormora per non farsi sentire), cosa che fa ridere non solo perché Marge manda auguri di Natale a famiglie di altre religioni ma perché si vergogna di avere amici ebrei di fronte ai suoi amici musulmani. Per l’ultima volta, una gag che in altri casi avrebbe preso di mira l’Islam è deviata su un altro bersaglio.
A dimostrazione del vero spirito che anima tutto l’episodio però la puntata si chiude con la vera critica alla religione, cioè con l’odissea di Lisa che, scoperto il debito che non può saldare con la Mapple, si reca alla sede centrale (in fondo al mare) a bordo di un sottomarino a forma di presa USB a parlare con il suo creatore. Lì scopre che come sempre le istituzioni non sono quello che dicono di essere e non hanno niente di tutto quel che promettono. “Il nostro vero slogan non è Think Different ma Nessun rimborso” gli dice Steve Mobbs “Può aprire il suo Mapple menù e cliccare sulla barra della compassione?” chiede invece una Lisa in lacrime e alla fine Mobbs, compassionevole, le offrirà di lavorare per loro per saldare il debito. È una pena eccezionale, Lisa deve distribuire volantini che dicono “Think Different” agli angoli delle strade, massimo del pensiero omologato spacciato per il massimo di quello originale.