Il New York Times tenta di suicidarsi

Sta per entrare in vigore il paywall del New York Times, che con questa operazione spera di ritornare in attivo. Ma dalle premesse, sarebbe meglio non sperarci troppo...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

Nel lungo elenco di mass media tradizionali che cercano di affrontare con successo la rivoluzione digitale (cin cui possiamo inserire anche il Daily di Murdoch, che al momento non sembra proprio un successo), ecco arrivare il paywall del New York Times. Un remake, verrebbe da dire, visto che il giornale ci aveva già provato qualche anno fa, ottenendo un bel buco nell'acqua.

Intanto, il primo punto è: un paywall di per sé può funzionare e ha senso? L'esperienza ci dice che le persone sono disposte a pagare per un sistema del genere solo se offre dei contenuti di grande valore, per esempio gli articoli economici del Wall Street Journal. E' ovvio che un broker o una società che investono ogni anno milioni (se non miliardi) di dollari in azioni vogliono avere informazioni fondamentali per il loro lavoro e quindi non hanno problemi a tirar fuori la carta di credito.

In questo senso, non si capisce ancora quali siano i preziosissimi articoli del NYT. per carità, vedendo ora il sito (ancora 'libero') non mancano tanti articoli interessanti e ben scritti. Ma pagare per tutto questo? E soprattutto, quanto?

Troppo, a leggere le tariffe indicate, che peraltro sono un po' bizzarre. 15 dollari per quattro settimane consentono di vedere il sito su uno smartphone o un computer, 20 dollari se lo volete vedere sull'iPad. Perché questa differenza di prezzo? Difficile dirlo, forse si presume per il 30% da dare alla Apple per un abbonamento nell'Apple Store (e probabilmente dall'iPad saranno più numerose le persone che compreranno il quotidiano in questo modo). Però, nonostante i 5 dollari in più, questa opzione permette di vedere il sito solo sull'iPad. E se volessimo tutte le opzioni? Allora 35 dollari e non se ne parli più. Insomma, su base mensile stiamo sui 40 dollari nell'offerta completa o 455 dollari all'anno, cifre non esattamente economiche.

Bene, sapete quanto costa l'abbonamento all'edizione cartacea (almeno, nelle zone americane che lo prevedono)? 7,40 dollari alla settimana, quindi 29,60 dollari ogni quattro settimane. E la cosa bella è che, per chi fa un abbonamento cartaceo, il sito è gratuito. Quindi, se spendo 29,60 dollari ho una copia fisica che mi arriva sullo zerbino e posso vedere il sito quanto voglio per quattro settimane, ma se voglio solo il sito... ne spendo 35. L'unica spiegazione a questo delirio è che si voglia ancora favorire la versione tradizionale, che sicuramente permette di ottenere maggiori introiti pubblicitari. Ma pagare di più per una cosa che costa di meno (niente carta, niente distributori, niente fattorini) è una stupidaggine.

Senza contare, ovviamente, che tutte queste limitazioni ridurranno l'importanza degli articoli presentati (che gireranno molto di meno) e i visitatori complessivi, che al momento permettono di ottenere 300 milioni di dollari in pubblicità ogni anno. Secondo queste stime, assolutamente ragionevoli e forse anche ottimiste, il tutto per ottenere ricavi molto limitati, a fronte di un costo per l'operazione di 40 milioni di dollari (e non voglio pensare a come siano stati spesi, potrei deprimermi).

Ma allora il sito sarà completamente chiuso? No, perché si potranno vedere 20 articoli al mese gratuitamente, per poi dover scegliere una delle opzioni a pagamento. Inoltre, non ci dovrebbero essere problemi a visualizzare articoli linkati su Twitter, Facebook o sulle agenzie di stampa, mentre ci dovrebbe essere un limite a quelli visualizzati su Google.

Insomma, un gran casino. E probabilmente un gran flop. Vedremo...

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