Il cinema è troppo, 12 Anni Schiavo lo guardo a casa

Rinunciare alla sala perchè troppo potente, troppo coinvolgente e rivolgersi invece all’Home Video: ecco la dichiarazione senza senso del presidente dell’associazione esercenti americani...

Critico e giornalista cinematografico


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Il cinema è troppo! Roba da non farcela, da non reggere la forza della violenza, una fruizione insostenibile e non per un film di Haneke o dei Dardenne, ma per l’hollywoodianissimo 12 anni schiavo. L’ha confessato al CinemaCon (la convention per esercenti) John Fithian, presidente della NATO che, ironie a parte, è l’associazione dei proprietari di sale cinematografiche statunitensi.

Come segnala l’Hollywood Reporter, proprio il presidente degli esercenti ha dichiarato che il film vincitore degli Oscar di quest’anno non l’ha voluto vedere in sala ma a casa, in Home Video. Perchè al cinema "sarebbe stato troppo".

La dichiarazione fa un po’ acqua da tutte le parti. Già pare molto strano che una persona investita di quel ruolo faccia una simile pubblicità all’home video (realtà oggi tollerata dalle sale, che hanno ben altri problemi, anche se storicamente avversata) ma soprattutto non si comprende come abbia potuto, il presidente della NATO, sapere che 12 anni schiavo lo avrebbe disturbato così tanto da addirittura non andare in sala, senza averlo visto. Basandosi sui racconti degli amici?

Quello che allora sembra più ragionevole ipotizzare è che si tratti di una maldestra mossa per far parlare di sè e affermare contemporaneamente la potenza della sala, così straordinaria, coinvolgente, totalizzante e inimmaginabile che alcuni potrebbero anche non reggere, che potrebbe addirittura essere troppo.

Ad ogni modo, vera o falsa che sia l’affermazione di John Fithian, di certo è un altro dei sintomi evidenti dell’agonia mentale in cui versa un settore che all’emergere di alternative sempre più potenti (non più solo l’home video ma anche il noleggio on demand, le serie tv e i videogiochi si contendono il tempo libero una volta riservato al cinema, per non dire del settore illegale).

Agonia “mentale” perchè poi se si guardano gli incassi o le presenze di anno in anno le flessioni non sono sempre tali ma oscillano tra guadagno e perdita e anche quando arrivano (come negli ultimi anni per il mercato statunitense) non sono così drammatiche. Il settore in America ha paura di fallire, come del resto tutta la filiera del cinema. A Venezia Bret Easton Ellis (presente come sceneggiatore di The canyons) raccontava che l’aria che ad oggi si respira nel mondo di Hollywood, alle feste, ai meeting e nella vulgata locale, è quello degli ultimi fuochi, gente che arraffa tutto quello che può, monetizza tutto il monetizzabile con l’idea che si tratta degli ultimi soldi. In realtà lo stesso scrittore aggiungeva che nonostante le molte trasformazioni subite dal cinema, lo stesso la parte più interessante della produzione americana, ovvero quella indipendente, trova il modo di farsi vedere.

Ecco allora perchè probabilmente John Fithian, dopo che il 3D ha esaurito la sua spinta iniziale, cerca di rimettere al centro dei suoi discorsi la "potenza della sala". La sala cinematografica come realtà fruitiva così devastante da risultare addirittura intollerabile: bello pensarlo e crederlo, ma certo non in questo modo e non con 12 Anni Schiavo!

 

 

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