Il cinema in Cina sta subendo uno stallo per colpa del governo

Il governo di Xi Jinping sta sacrificando l'andamento economico del cinema in Cina sull'altare dell'ideologia e della censura

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Hollywood non ha bisogno della Cina e la Cina non ha bisogno di Hollywood. Questo, per lo meno, quello che si dicono. Numeri alla mano però la realtà è un po’ diversa: se infatti entrambe le industrie sopravvivono benissimo senza intrecciarsi, è anche vero che ad una farebbe comodo ampliare il bacino di pubblico per i suoi blockbuster, all’altra servirebbero film di richiamo anche provenienti dall’estero per continuare la sua crescita.

Gli incassi del cinema in Cina

Le cose non stanno andando come previsto. Secondo un’analisi dell’Hollywood Reporter il box office totale della Cina per l’anno 2022 fino ad ora ha raggiunto una cifra complessiva di 3.88 miliardi di dollari. Rapportato allo stesso punto del 2021 significa un calo del 33% degli incassi totali e un significativo -50% rispetto al 2019. Sono dati che richiedono una riflessione in retrospettiva, verso l’industria che sembrava aver retto meglio di tutte l’impatto della pandemia, facendo risultati quando tutti stavano ingranando ancora la prima marcia.

Il weekend del 31 settembre fino al 2 ottobre è la Giornata nazionale della Repubblica Popolare Cinese. Uno snodo chiave negli incassi locali, come le festività natalizie in Europa. Quest’anno il mercato Cinese ha incassato la cifra di $88 milioni. Se rapportata ai 271 milioni di dollari dell’anno 2021 il tracollo è però evidente. 

Un anno fa i cinema venivano travolti dal costosissimo kolossal patriottico The Battle at Lake Changjin che incassò a fine corsa 913 milioni di dollari in tutto il mondo, di cui $203 milioni nel fine settimana di festa. Il blockbuster di quest’anno, Home Coming, non è riuscito a tenergli testa arrivando a guadagnare solo $59 milioni nel weekend di apertura.

Una volatilità del mercato che ha attirato l’interesse degli analisti. Difficile definire cosa sia oggi il mercato cinese. Come vi raccontavamo in un precedente approfondimento la cultura cinese per il cinema di massa è relativamente recente. Fu l’effetto della modernizzazione del paese nel 1994. In quegli anni furono presi accordi di distribuzione con gli Stati Uniti che permettevano di immettere nel mercato un limitato numero di titoli e a determinate condizioni. Era sempre meglio di niente per una Hollywood in espansione globale.

Entrambi ne beneficiarono parecchio, non senza qualche scossone. Oggi la finestra sembra essersi definitamente ristretta: pochi i film che sono riusciti ad entrare in quel mercato. Ultimo caso significativo quello di Jurassic World - Il dominio. Nel frattempo gli imprenditori cinesi sono entrati ad Hollywood con investimenti, come Tencent Pictures che ha quote nella Skydance o Jack Ma che ha investito inAmblin tramite Alibaba. Tutto questo non sembra destinato a durare.

I fattori del declino sono quasi tutti interni

Impossibile non pensare che tra i primi fattori delle performance inferiori ci sia la politica “zero Covid” applicata dal governo di Xi Jinping. Violente chiusure e quarantene che hanno fatto scalpore mediatico. Andare in un luogo pubblico, per intrattenimento, non è una cosa che si fa alla leggera.

Il secondo fattore individuato dall’Hollywood Reporter è il controllo della censura, sempre più rigido, che ha portato oltre all’esclusione di molte opere dall’estero, anche a un florilegio del film propagandistico e “di regime”. Storie di eroismi e di guerra (si può ben capire allora come mai il ban alle importazioni dei film di supereroi, diretti rivali ma di un altro paese) che potrebbero avere diminuito la presa sul pubblico.

Infine va rilevato un calo degli investimenti. Sono pochissimi i film cinesi che vanno ai festival internazionali. Si è partiti da una strategia di crescita che voleva mantenere un’ampia fetta di mercato interno competitiva e con una crescita che beneficiasse dell’arrivo dei prodotti globali. Si è arrivati ad una di conservazione. Meglio rinunciare a film e biglietti staccati ma avere opere in linea con l’ideologia corrente. Emblematico il caso di Return to Dust. Ha ricevuto il plauso all’estero per il racconto sincero della realtà. In patria l'hanno tolto dai cinema con l’accusa di avere ritratto il paese in maniera negativa nel tentativo di umiliarlo.

Il mercato della Cina sembra così avere sacrificato i risultati economici in nome dell'ideologia, applicando una chiusura che ha sicuramente ferito i concorrenti, ma che potrebbe costargli molto caro.

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