I riassunti di Deathly Hallows, capitoli 32-34

BadTaste continua a proporvi i riassunti di ogni capitolo di Harry Potter and the Deathly Hallows (Harry Potter e i doni della morte). Ci avviciniamo al gran finale... ecco cosa succede nei capitoli 32, 33 e 34! Ovviamente, come sempre, Spoiler!

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Fonte: BadTaste.it 

Capitolo 32

La Bacchetta Maggiore

Harry non fa neanche in tempo a rendersi conto pienamente della tragedia appena accaduta, perché il castello è invaso da ragni giganti: sono i figli di Aragog. I Mangiamorte devono quindi aver conquistato la Foresta Proibita. Ron, naturalmente, è sconvolto, e riesce a pensare solo a come vendicare la morte del fratello. Hermione riesce a calmarlo, e chiede a Harry di leggere la mente di Voldemort per capire dove si trova, dal momento che Nagini è sicuramente con lui.

Harry scopre che Voldemort è "in una stanza diroccata ma stranamente familiare, con la carta da parati che si stacca e tutte le finestre chiuse da assi di legno, tranne una. I rumori della battaglia al castello arrivano attutiti e distanti". Voldemort è ancora convinto che nessuno sappia dell'esistenza della Stanza delle Necessità. Con lui c'è Lucius Malfoy, angosciato per la sorte di Draco.

Lucius suggerisce a Voldemort di entrare nel castello e catturare Harry, perché altrimenti c'è il rischio che il ragazzo venga ucciso accidentalmente da qualcun altro. Voldemort ribatte che non c'è alcun bisogno di andare a cercare Harry, perché Harry verrà spontaneamente da lui, quella stessa notte. Poi chiede a Lucius di andare a chiamare Piton.

"E' l'unico modo, Nagini" sussurrò, e si guardò intorno: il grosso serpente era sospeso a mezz'aria, e si contorceva sinuoso nello spazio protetto, incantato, che il suo padrone aveva creato per lei; una sfera lucente, trasparente, a metà tra una gabbia scintillante e una vasca.

Harry capisce che Voldemort è nella Stamberga Strillante, e che sta proteggendo Nagini perché ha compreso che Harry le dà la caccia. Intanto, Harry, Ron e Hermione devono vedersela con i Mangiamorte che hanno invaso il castello. Ma non solo loro:

"Sono Draco Malfoy, sono Draco, sono dalla vostra parte!" Draco era sul pianerottolo della scalinata dell'atrio, e supplicava un altro Mangiamorte incappucciato. Harry schiantò il Mangiamorte mentre passavano: Malfoy si guardò intorno, sorridente, per cercare il suo salvatore, e Ron gli tirò un pugno da sotto il mantello. Malfoy cadde all'indietro, addosso al Mangiamorte, perdendo sangue dalla bocca, assolutamente stupefatto.
"E con questa sono già due volte che ti salviamo la vita, stanotte, bastardo doppiogiochista!" gridò Ron.

Altri ragni giganti entrano nel castello. Hagrid accorre, brandendo il suo ombrello rosa a fiori; ma viene catturato dai ragni e trascinato via. Il suo destino sembra segnato...

L'esercito di Voldemort è composto anche da altre creature: i giganti (rispetto ai quali Grop sembra un bambino) e soprattutto i dissennatori. Appena fuori dal portone principale del castello, Harry (e con lui Ron e Hermione) sta per essere sopraffatto, perché è così angosciato e disperato che non è più in grado di evocare un patronus. Ma giungono in suo aiuto i patronus di Luna, Ernie e Seamus. Luna incoraggia Harry: "Pensa a qualcosa di bello, un pensiero felice: siamo ancora tutti qui, stiamo ancora combattendo..."

Harry, Ron e Hermione si avviano verso il Platano Picchiatore, e riescono a entrare nel tunnel che conduce alla Stamberga. Si fermano appena prima della fine del tunnel, per spiare cosa succede nella stanza. Da un buco nelle assi di legno riescono a vedere Nagini nella sua sfera protettiva.

Riusciva a vedere il bordo di un tavolo, e una mano bianca dalle lunghe dita che giocherellava con una bacchetta. Poi Piton parlò, e il cuore di Harry fece un sobbalzo: Piton era a pochi centimetri da dove lui si nascondeva, accovacciato. "Mio signore, la resistenza sta cedendo... Lasciate che io trovi il ragazzo. Lasciate che io conduca Potter da voi. So di poterlo trovare, signore. Vi prego."
[...]
"Ho un problema, Severus" disse Voldemort a bassa voce.
"Signore?" disse Piton.
Voldemort sollevò la Bacchetta Maggiore, reggendola con la delicatezza e la precisione di un direttore d'orchestra. "Perché non funziona con me, Severus?" [...]
"M-mio signore" disse Piton, perplesso. "Non capisco. Voi... voi avete fatto magie straordinarie con quella bacchetta."
"No" disse Voldemort. "Ho fatto le mie solite magie. Io sono straordinario, ma questa bacchetta... no. Non ha rivelato le meraviglie promesse. Non avverto differenze tra questa bacchetta e quella che ho preso da Ollivander tanti anni fa."
Il tono di Voldemort era pensieroso, calmo, ma la cicatrice di Harry aveva iniziato a pulsare; il dolore si accumulava nella sua fronte, e sentiva il senso di controllata furia che si accumulava in Voldemort.
[...] "Ci ho riflettuto a lungo, Severus... sai perché ti ho richiamato dalla battaglia?"
[...] "No, mio Signore, ma vi prego di lasciarmi tornare lì. Lasciate che io trovi Potter."
"Sembri Lucius: nessuno di voi capisce Potter come lo capisco io. Potter verrà da me. Conosco la sua debolezza, il suo unico grande difetto. Non sopporterà di vedere gli altri morire vicino a lui, sapendo che è per colpa sua che succede. Vorrà fermarlo a tutti i costi. Verrà. [...] Ma è di te che voglio parlare, Severus. Tu mi sei stato molto utile. Molto prezioso. [...] La mia preoccupazione, al momento, è cosa accadrà quando finalmente affronterò il ragazzo. [...] Perché entrambe le mie bacchette hanno fallito contro di lui?"
"Non ne ho idea, mio signore."
"[...] Ho cercato una terza bacchetta, Severus. La Bacchetta Maggiore, la Bacchetta del Destino, il Bastone della Morte. L'ho presa dal suo precedente padrone. L'ho presa dalla tomba di Albus Silente. [...] E ora credo di avere la risposta. Forse la conosci già? Sei un uomo intelligente, dopotutto, Severus. Sei stato un servo buono e fedele, e mi spiace che questo debba accadere. La Bacchetta Maggiore non può servirmi correttamente, Severus, perché io non sono il suo vero padrone. La Bacchetta Maggiore appartiene al mago che ha ucciso il suo ultimo proprietario. Tu hai ucciso Albus Silente. Finché tu rimani in vita, Severus, la Bacchetta Maggiore non sarà veramente mia."
"Mio signore!" protestò Piton, alzando la bacchetta. "Non può finire in altro modo che in questo" disse Voldemort. "Devo essere padrone della bacchetta, Severus. Padrone della bacchetta, e sarò padrone di Potter, finalmente."
E Voldemort fendette l'aria con la Bacchetta Maggiore. Non colpì Piton, che per un istante sembrò pensare di essere stato graziato; ma poi le intenzioni di Voldemort divennero chiare. La gabbia del serpente rotolò sospesa nell'aria, e prima che Piton potesse fare qualcosa in più che urlare, gli si era avvolta intorno alla testa e alle spalle; e Voldemort parlò in serpentese.
"Uccidi."
Si udì un grido terribile. Harry vide il volto di Piton perdere il poco colore rimasto, sbiancare mentre i suoi occhi neri si dilatavano, mentre i denti aguzzi del serpente gli penetravano nel collo, mentre non riusciva a scrollarsi di dosso la gabbia incantata; e cadde a terra.
"Mi dispiace doverlo fare" disse Voldemort freddamente.
Si voltò: non c'era tristezza in lui, nessun rimorso.

Appena Voldemort esce, Harry si precipita verso Piton, che giace a terra e sanguina dal collo. Si china su di lui, e vede che dalla ferita, ma anche dalla bocca e dagli occhi e dalle orecchie, esce qualcos'altro oltre al sangue: a metà tra gas e liquido, di colore blu argenteo. Harry ha capito di cosa si tratta, ma non sa cosa fare. Hermione evoca una fialetta e gliela porge. E Harry, con la bacchetta, raccoglie la sostanza argentea nella fialetta.

"Guardami..." sussurrò [Piton]. Gli occhi verdi trovarono gli occhi neri, ma un secondo dopo qualcosa sembrò svanire nelle profondità del paio nero, che rimase fisso, vuoto. La mano aggrappata a Harry piombò a terra. E Piton non si mosse più.

Capitolo 33

Il racconto del Principe

 Voldemort torna a rivolgersi a tutti gli abitanti del castello, amplificando la propria voce con la magia.

"Vi siete battuti con valore" disse la voce, acuta e fredda. "Lord Voldemort sa apprezzare il coraggio. Eppure avete subito gravi perdite. Se continuerete a resistermi, morirete tutti, uno a uno. Non desidero che questo avvenga. Ogni goccia di sangue magico versata è una perdita e uno spreco. Lord Voldemort è misericordioso. Ordino alle mie forze di ritirarsi, immediatamente. Avete un'ora. Componete i corpi dei vostri morti con dignità. Prendetevi cura dei vostri feriti.

E ora, Harry Potter, mi rivolgo direttamente a te. Hai permesso ai tuoi amici di morire per te, anziché affrontarmi tu stesso. Attenderò per un'ora nella Foresta Proibita. Se, al termine di questa ora, tu non sarai venuto da me, se non ti sarai arreso, la battaglia ricomincerà. E stavolta parteciperò in prima persona allo scontro, Harry Potter, e ti troverò, e punirò fino all'ultimo uomo, donna e bambino che avrà tentato di proteggerti. Un'ora."

Ron e Hermione scuotono la testa: Harry non deve neanche pensare di arrendersi e consegnarsi a Voldemort! Insieme, vanno nella Sala Grande, dove sono raccolti i corpi delle vittime. Tutta la famiglia Weasley è raccolta attorno al cadavere di Fred. Ma lì vicino, c'è un'altra brutta sorpresa: i corpi di Lupin e Tonks, "pallidi e immobili e con un'espressione serena sul volto, quasi fossero addormentati sotto il soffitto incantato e scuro."

Harry è disperato: tutta questa gente non sarebbe morta se lui si fosse consegnato a Voldemort. Ma ora c'è qualcosa di molto urgente da fare: andare nello studio di Silente e versare nel pensatoio il contenuto della fialetta, ovvero i ricordi di Piton.

Harry vede in successione diversi episodi della vita di Piton:

1) Lily e Petunia, bambine, sull'altalena; Piton, con indosso abiti usati e con i capelli neri e lunghi, le spia. Vede Lily fare una magia, si fa avanti e le dice "Tu sei una strega! Anch'io sono un mago!" Evidentemente sperava di fare colpo, ma le due bambine lo prendono in giro. Però nel frattempo c'è già tensione tra le due sorelle: Petunia è palesemente gelosa delle abilità magiche di Lily.

2) In un bosco, Lily e Piton (nel frattempo diventati amici) parlano di Hogwarts. Lui le spiega che riceverà presto la lettera, e da quel momento in poi non potrà più fare magie fuori da scuola.

"E davvero me la porterà un gufo?" sussurrò Lily. "Di solito è così" disse Piton. "Ma tu sei figlia di Babbani, quindi dovrà venire qualcuno dalla scuola a spiegare tutto ai tuoi." "Fa differenza, essere figlia di Babbani?" Piton esitò. I suoi occhi neri, ansiosi nell'oscurità verdastra, squadrarono il volto pallido, i capelli rosso scuro. "No" disse. "Non fa nessuna differenza."

Lily gli chiede come vanno le cose a casa sua, e Piton risponde che i suoi litigano sempre. Poi le spiega che i Dissennatori "sono di guardia alla prigione dei maghi, Azkaban"; e in quel momento scoprono Petunia, che origliava dietro un cespuglio [N.d.R. Ecco chi era "quell'orribile ragazzo" di cui parla Petunia nel quinto libro!].

3) Binario 9 e 3/4: Lily dice a Petunia che le dispiace di non poter andare entrambe a Hogwarts, e che quando arriverà lì cercherà di convincere Silente a far iscrivere anche lei. Ma Petunia la guarda malissimo e ribatte: "No, io non voglio mica andare in uno stupido castello e diventare un... un mostro!" E Lily, di rimando: "Beh, non pensavi che fosse una scuola di mostri quando hai scritto a Silente per pregarlo di ammetterti!" Petunia diventa color pomodoro, e si arrabbia moltissimo con Piton quando scopre che è stato lui a leggere di nascosto la lettera. A bordo del treno, Piton sta per consolare Lily dicendole "che ti importa, tua sorella è solo una babbana", ma riesce a fermarsi prima della parola "babbana". Nello stesso scompartimento ci sono Sirius e James, che subito prendono in giro Piton e la sua mania di voler finire per forza in Serpeverde. Lily difende Piton e mostra già ora una forte antipatia per James.

4) Qualche anno dopo, Lily e Piton passeggiano nel cortile del castello, e lei gli dice: "Noi siamo amici, Sev, ma tu devi smettere di vedere certa gente. Avery! Mulciber! Sono persone poco raccomandabili". Piton risponde che anche James Potter e i suoi amici non sono gente molto a posto; e quel Lupin ha qualcosa di strano, dov'è che sparisce ogni notte di luna piena?
Lily risponde che "almeno loro non usano la magia oscura. E poi so che l'altra notte ti sei intrufolato in quel tunnel sotto il Platano Picchiatore e James Potter ti ha salvato da... qualunque cosa ci sia lì dentro." Piton le dice di stare attenta perché James le fa il filo da tempo. Lei gli dice di non preoccuparsi perché sa benissimo che Potter è uno stupido arrogante. Piton è sollevato, sentendola parlare così.

5) Scena del pensatoio dopo i G.U.F.O., con mutande di Piton eccetera, già vista nel quinto libro. Poco dopo, Piton chiede scusa a Lily, dicendo che non intendeva chiamarla "sporca mezzosangue", lei risponde che può risparmiare il fiato e tornarsene dai suoi amichetti mangiamorte.

6) Piton adulto, in cima a una collina, impugna stretta la sua bacchetta e aspetta qualcuno. Si materializza Silente. Piton è disperato perché la profezia - che ha appena rivelato a Voldemort - potrebbe riferirsi al figlio di Lily (o almeno, così crede Voldemort). "Se ci tieni così tanto a Lily" dice Silente, "perché non chiedi a Voldemort di risparmiarla, e di uccidere solo il bambino?" "E' quello che ho fatto!" esclama Piton. "Tu mi disgusti" replica Silente in tono sdegnato; "non ti importa niente se muoiono suo marito e suo figlio?". Piton lo prega di fare di tutto per impedire che Lily sia uccisa; Silente chiede: "Cosa mi prometti in cambio?" "Qualsiasi cosa" dice Piton.

7) Poco tempo dopo, nell'ufficio di Silente. Piton è accasciato su una sedia, distrutto. Lily è stata uccisa e suo figlio è sopravvissuto. Piton dice che preferirebbe essere morto. "E a cosa servirebbe?" gli dice Silente. "Se amavi Lily Evans, se davvero l'amavi, ti sarà chiaro ciò che devi fare. Sai perché e come è morta. Assicurati che non sia morta invano. Aiutami a proteggere suo figlio quando il Signore Oscuro tornerà." Piton accetta a patto che Silente non lo dica mai a nessuno.

8) Anni dopo, Harry è già a scuola, Piton parla di lui a Silente: dice che è un ragazzo mediocre, svogliato, arrogante come suo padre. Silente ribatte che gli altri insegnanti parlano bene di Harry, e gli consiglia di tenere d'occhio Raptor, piuttosto.

9) E' la sera del Ballo del Ceppo. Piton dice a Silente che Karkaroff ha intenzione di fuggire se il Marchio Nero inizierà a bruciare sulla sua pelle. Ma Piton non farà altrettanto, perché non è codardo fino a questo punto. "No" concorda Silente: "Tu sei un uomo molto più coraggioso di Igor Karkaroff. A volte credo che il Cappello parlante decida troppo in fretta."

10) Di nuovo nello studio di Silente. La mano del vecchio preside è nera e incancrenita, e Piton cerca di curarla. "Perché ha indossato quell'anello? C'è una maledizione!" Silente risponde: "Sono stato un pazzo. Una forte tentazione..." "Tentazione di cosa?" chiede Piton, e Silente non risponde.
Ma la maledizione, al momento circoscritta alla mano, non tarderà a diffondersi in tutto il corpo. Silente ha al massimo un anno di vita. Ma prende la notizia con grande serenità, e risponde: "Sono molto, molto fortunato ad avere te, Severus."
Silente parla a Piton del piano di Voldemort: costringere Draco a ucciderlo. Ovviamente, dal momento che è molto difficile che Draco ci riesca, ciò equivale a una condanna a morte per il ragazzo: la vendetta di Voldemort contro Lucius. Ma Silente sa che il naturale successore di Draco in quest'impresa è Piton, dunque gli dice:

"Alla fine, naturalmente, c'è una sola cosa da fare se vogliamo salvare Draco dall'ira di Lord Voldemort." Piton inarcò le sopracciglia e in tono beffardo chiese: "Intende lasciare che Draco la uccida?" "Certo che no. Sarai tu a uccidermi." [...] "Preferisce che lo faccia subito" chiese Piton, la voce carica d'ironia, "o vorrebbe che le lasciassi qualche minuto per comporre un epitaffio?" [...] "Se non le dispiace morire" disse Piton bruscamente, "perché non lasciare che sia Draco a ucciderla?" "L'anima di quel ragazzo non è ancora così danneggiata" disse Silente. "Non voglio che sia fatta a pezzi per causa mia." "E la mia anima, Silente? La mia?" "Solo tu sai se danneggerà la tua anima aiutare un vecchio a evitare dolore e umiliazioni" disse Silente. "Ti chiedo quest'unico, grande favore, Severus, perché la mia morte è vicina, e questo è sicuro com'è sicuro che i Cannoni di Chudley finiranno all'ultimo posto di questo campionato. Confesso che preferirei un'uscita di scena rapida e indolore, piuttosto che tirarla per le lunghe come accadrebbe, per esempio, se Greyback fosse coinvolto - ho sentito che Voldemort l'ha reclutato? O la cara Bellatrix, a cui piace giocare con il cibo prima di mangiarlo."

11) Pochi mesi dopo. Piton chiede a Silente cosa fanno lui e Harry durante le lezioni. Silente risponde che deve passare a Harry delle informazioni importanti. Piton è risentito, perché Silente non si fida abbastanza di lui per dargli le stesse informazioni. Si fida invece di un ragazzino che non sa fare neppure l'Occlumanzia. Silente risponde che Voldemort teme moltissimo la connessione tra la sua mente e quella di Harry: quando l'ha posseduto, al Ministero, ha sofferto moltissimo, e non ci riproverà tanto presto. L'anima di Voldemort è danneggiata, e non sopporta il contatto con un'anima pura come quella di Harry. "Come una lingua sull'acciaio ghiacciato, come la carne viva sul fuoco..." Piton ribatte: "Anima? Parlavamo di mente, non di anima!" Silente risponde che nel caso di Harry e Voldemort, mente e anima sono una cosa sola.

12) La sera dello stesso giorno, Piton torna nell'ufficio di Silente. Dopo che Piton avrà ucciso Silente, giungerà un momento in cui Lord Voldemort mostrerà di preoccuparsi per la vita del suo serpente. Quindi Silente avverte Piton che, quando vedrà Voldemort ansioso di tenere sempre accanto a sé il serpente, in quel momento bisognerà dire tutto a Harry.

Ma "tutto" cosa? Dirgli cosa?

"Dirgli che la notte in cui Voldemort ha tentato di ucciderlo, quando Lily ha frapposto la sua stessa vita tra loro due come uno scudo, la Maledizione che uccide è rimbalzata addosso a Voldemort, e un frammento della sua anima si è staccato dal resto, e si è insediato nell'unica anima vivente ancora rimasta in quell'edificio che stava per crollare. Parte di Voldemort vive dentro Harry, ed è quella parte a donargli il potere di parlare con i serpenti, e una connessione con la mente di Voldemort che lo stesso Voldemort non ha mai compreso. E finché quel frammento di anima, di cui Voldemort non sente la mancanza, resta attaccato a Harry e protetto da Harry, Voldemort non può morire."
Harry [nel pensatoio] sembrava guardare i due uomini dal lato opposto di un lungo tunnel, erano così lontani da lui, le loro voci gli echeggiavano strane nelle orecchie.
"Quindi il ragazzo... il ragazzo deve morire?" chiese Piton, calmo.
"E Voldemort stesso deve ucciderlo, Severus. Questo è essenziale."
Un altro lungo silenzio. Poi Piton disse: "Pensavo.. per tutti questi anni... che stessimo proteggendo il ragazzo per lei. Per Lily." [...]
"Silente, lei mi ha usato. Ho fatto la spia per lei, ho mentito per lei, ho corso pericoli mortali per lei. Tutto per tenere al sicuro il figlio di Lily Potter. Ora lei mi dice che l'abbiamo cresciuto come un maiale destinato al macello?"
"Oh, ma questo è commovente, Severus" disse Silente, serio. "Ti sei affezionato al ragazzo, dopotutto?"
"A lui?" gridò Piton. "Expecto Patronum!"
Dalla punta della sua bacchetta sgorgò la cerva d'argento. [...] Silente la guardò volare via, e mentre la luce argentea si dissolveva tornò a guardare Piton, e i suoi occhi erano pieni di lacrime.
"Dopo tutto questo tempo?"
"Sempre" disse Piton.

13) Piton parla con il ritratto di Silente appeso dietro la sua scrivania. Silente dice: "Dovrai dare a Voldemort la vera data della partenza di Harry da casa degli zii. Ma devi insinuare l'idea delle esche: prova a fare un Confundus a Mundungus Fletcher..."

14) Piton in una taverna: sta ipnotizzando Mundungus e gli ordina di usare la pozione polisucco per creare sette Potter identici.

15) Scena della fuga da Privet Drive, George (che impersona uno dei sette Harry) sulla scopa con Lupin: un mangiamorte cerca di colpirli, Piton lancia un Sectumsempra per fermare il mangiamorte ma per sbaglio colpisce l'orecchio di George.

16) Piton a Grimmauld Place, nella camera di Sirius, trova il pezzo mancante della lettera di Lily:

[sembra incredibile che Silente...] potesse essere amico di Gellert Grindelwald. Credo che [Bathilda] stia un po' perdendo la testa! Con amore, Lily

Piton prende la lettera e strappa in due la foto. Si porta via il pezzo con Lily e lascia quello con James e il piccolo Harry.

17) Piton preside, nel suo ufficio, parla con il ritratto di Nigellus. Nigellus gli dice che "gli sporchi mezzosangue" sono accampati nella foresta di Dean, Piton sbotta: "Non usare quella parola!" Interviene il ritratto di Silente: "Molto bene! Ora, la spada, Severus. Non dimenticare che la spada va conquistata in condizioni di necessità e coraggio; lui non deve sapere che sei tu a dargliela! Se Voldemort leggesse la mente di Harry e vedesse te..."
"Non mi vuol proprio dire perché è così importante che Harry abbia la spada?" chiede Piton.
"No, Harry saprà cosa ne deve fare" risponde Silente.

Capitolo 34

La Foresta, di nuovo

 Finalmente, la verità. Harry sa che il suo destino è di non sopravvivere allo scontro finale. Abituarsi a quest'idea però non è facilissimo: in questo momento, Harry invidia persino le morti dei suoi genitori, rapide e indolori. Camminare a sangue freddo verso la propria distruzione richiederà un tipo diverso di coraggio.

Certo, c'è sempre stato un progetto più ampio, e lui, Harry, non è che un tassello del grande piano. Solo che è sempre stato troppo stupido per capirlo, e soltanto ora se ne rende conto. Non aveva mai messo in questione l'idea che Silente lo volesse vivo. Ora vede che la durata della sua vita è sempre stata determinata da quanto tempo ci sarebbe voluto per distruggere tutti gli Horcrux.

Ma Silente, pensa Harry, l'ha sopravvalutato. Harry ha fallito: il serpente è ancora vivo. Rimane un Horcrux a legare Voldemort a questo mondo, anche dopo che Harry sarà morto. Vero però che questo significherà facilitare il lavoro a qualcun altro. Chi sarà a uccidere Voldemort? si chiede Harry. Ron e Hermione probabilmente.

Harry sa che è giunta l'ora: deve andare nella Foresta. Indossa il mantello dell'invisibilità e scende nell'atrio del castello. Quasi va a sbattere contro Neville e Oliver Baston, che portano il corpo senza vita di Colin Canon. Harry si toglie il mantello e parla con Neville. Non gli dice dove sta andando, non gli dice che sta per arrendersi a Voldemort. Gli dice però che, nel caso Ron e Hermione fossero ... impossibilitati a farlo (la parola "morti" non riesce proprio a dirla), dovrà essere lui, Neville, a uccidere Nagini.

Harry, di nuovo invisibile, si rimette in cammino. Passa vicino a Ginny, ma sa che se si ferma a parlarle poi non riuscirà a riprendere il suo (ultimo) viaggio. Quindi si sforza di proseguire. Arrivato al margine della foresta, si ferma. Uno sciame di dissennatori tra gli alberi: ma Harry non ha più forze per evocare un patronus. Tira fuori il Boccino dalla tasca e rilegge la scritta: "Mi apro alla chiusura".

Questa è la chiusura, il momento culminante, la fine. Harry preme il Boccino contro le labbra e mormora: "Sto per morire". Il Boccino si apre. "La pietra nera, tagliata nel mezzo da un solco frastagliato, giaceva nelle due metà del Boccino. La Pietra della Resurrezione si era spezzata lungo la linea verticale che simboleggiava la Bacchetta Maggiore. Il triangolo e il cerchio che rappresentavano il mantello e la pietra erano ancora riconoscibili."

Harry capisce che il punto non è richiamare in vita i morti, perché lui stesso sta per raggiungerli. Sono venuti a prenderlo. E quando appaiono, non sono né fantasmi né vera carne, ma somigliano molto all'immagine di Riddle uscita dal diario. Ci sono James, Sirius, Lupin e Lily.

"Ci sei quasi" disse James. "Molto vicino. Noi siamo... così fieri di te."
"Fa male?" La domanda infantile gli era sfuggita dalle labbra prima che riuscisse a frenarla.
"Morire? Niente affatto" disse Sirius. "Più rapido e facile che addormentarsi."
"E lui vorrà che sia rapido. Vuole darci un taglio" disse Lupin.
"Non volevo che voi moriste" disse Harry. Queste parole gli uscirono involontariamente. "Nessuno di voi. Mi dispiace." Si rivolse a Lupin più che a tutti gli altri, implorandolo.
"... quando tuo figlio era appena nato... Remus, mi dispiace..."
"Dispiace anche a me" disse Lupin. "Mi dispiace perché non lo conoscerò mai... ma lui saprà perché sono morto, e spero che capirà. Cercavo di costruire un mondo in cui lui potesse vivere una vita più felice."
Una brezza gelida, che sembrava emanare dal cuore della Foresta, sollevò i capelli sulla fronte di Harry. Sapeva che loro non gli avrebbero detto di andare, che doveva essere una sua decisione.
"Resterete con me?"
"Fino all'ultimo istante" disse James.
"Non potranno vedervi?" chiese Harry.
"Siamo parte di te" disse Sirius. "Invisibili per chiunque altro."
Harry guardò sua madre.
"Stammi vicino" disse piano.
E si incamminò. Il gelo dei dissennatori non lo sopraffece: ci passò attraverso con i suoi compagni, che furono per lui come patronus...

In loro compagnia, Harry (sempre invisibile sotto il mantello) arriva alla radura in cui abitavano i figli di Aragog, e che ora è occupata da Voldemort e un gruppo di Mangiamorte, tutti riuniti attorno a un fuoco. Ogni occhio è puntato su Voldemort, che rimane a testa china. "Credevo che sarebbe venuto" dice. "Mi aspettavo che venisse. Sembra che io mi sia... sbagliato."

"No."
Harry lo disse a voce più alta possibile, con tutta la forza che riuscì a raccogliere: non voleva dar l'impressione di avere paura. La Pietra della Resurrezione gli sfuggì dalle dita intorpirdite e con la coda dell'occhio vide svanire i suoi genitori, Sirius e Lupin, mentre avanzava verso la luce del fuoco. In quel momento sentì che nessuno importava tranne Voldemort. C'erano solo loro due.

Ma così non è. I mangiamorte scoppiano a ridere, sollevati e felici; e Hagrid - legato a un albero lì vicino - urla: "HARRY! NO!". Ma un mangiamorte lo zittisce.

Harry sentiva la bacchetta contro il suo petto, ma non tentò di estrarla. Sapeva che il serpente era protetto troppo bene, sapeva che se anche fosse riuscito a puntare la bacchetta contro Nagini, cinquanta incantesimi avrebbero colpito lui, all'istante. E ancora, Voldemort e Harry si guardarono, e ora Voldemort inclinò un po' la testa da un lato, osservando il ragazzo di fronte a lui, e un sorriso strano, non allegro, incurvò la bocca senza labbra.

"Harry Potter" disse, molto piano. La sua voce poteva essere parte del fuoco crepitante. "Il ragazzo sopravvissuto."

Nessuno dei mangiamorte si mosse. Aspettavano: tutto aspettava. Hagrid si divincolava, e Bellatrix stava ansimando, e Harry pensò inspiegabilmente a Ginny, al suo sguardo rovente, alla sensazione delle labbra di lei sulle sue...

Voldemort aveva alzato la bacchetta. Aveva ancora la testa inclinata da un lato, come un bambino curioso che si domanda cosa accadrà se decide di continuare. Harry ricambiò lo sguardo negli occhi rossi, e volle che accadesse subito, in fretta, finché riusciva ancora a stare in piedi, prima che perdesse il controllo, prima che tradisse la paura...

Vide la bocca muoversi e un raggio di luce verde, e tutto sparì.

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