I registi con più esperienza girano film più lunghi? Uno studio indaga la durata dei film
Uno studio sulla durata dei film dimostra che i registi con più esperienza fanno film più lunghi, ma c'è un genere che fa eccezione
Le produzioni indipendenti invece tendono a creare storie più brevi, non disponendo dei mezzi necessari per coprire lunghe sessioni di riprese. Nonostante non ci sia più un costo per i metri di pellicola spesi, è ancora vero che a film più lunghi corrispondono più giorni sul set e quindi più costi per attori e maestranze.
I programmatori devono infatti mettere le loro carte su un "tavolo fisso” (per forza di cose) di circa 16 ore. Alla durata di una pellicola corrisponde anche un tempo aggiuntivo di trailer e spot. A questo va sommato uno slot di almeno 30 minuti ogni proiezione per pulire la sala e fare uscire ed entrare il pubblico. Tempo che aumenta ancora in tempo di protocolli sanitari e sanificazioni.
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In un’ipotetica finestra di programmazione dalle 9 del mattino fino a mezzanotte, un film di 80 minuti si può proiettare fino a sette volte. Un’opera-fiume di tre ore invece occupa la sala così tanto che permette soli tre ricambi di pubblico.
Ma allora chi, tra i filmaker, è disposto a fare film più lunghi della media?
Una ricerca estremamente dettagliata del blog stephenfollows.com ha individuato un’interessante correlazione tra la durata dei film l’esperienza di chi è in cabina di regia.
Attraverso un enorme set di dati di 282,459 film fatti tra il 1949 e il 2020 è stata studiata la correlazione tra la lunghezza della storia e lo stadio nella carriera del regista.
I risultati mostrano che i registi con più esperienza tendono a fare film più lunghi rispetto alla loro opera prima. La durata media degli esordi è di 96.2 minuti, mentre quella per un lungometraggio di un regista con cinque film prodotti è di 100.2 minuti.
Questa discrepanza si è acuita negli ultimi 20 anni. Le cause sono imputabili a diversi fattori. Il dato potrebbe essere influenzato da una progressiva riduzione del costo di ripresa (con il montaggio e la ripresa digitale). Ma è probabile che sia anche il crescente potere contrattuale del regista verso i produttori a convincerli a prendere rischi maggiori.
Il fenomeno osservato varia però in base al genere. Sebbene tutti abbiano una correlazione positiva tra la durata del film e l’esperienza del regista, per il musical (unica eccezione) non è così. I documentari sono il genere in media più corto (86 minuti) mentre il musical è quello in assoluto più lungo con una durata media di 107 minuti.
Eppure i registi con più esperienza tendono a creare musical più brevi, mentre quelli agli esordi aumentano la durata dei film musicali.
Questa è l'unica eccezione inversa. Invece la regola vale per tutti i generi, in particolare modo per tre di questi.
I film di fantascienza, seguiti dai drammi e dai thriller appartengono ai generi che maggiormente mostrano una forte correlazione positiva. Insomma: un regista al primo film farà un’opera sci-fi molto più breve di uno con più titoli nella filmografia.
È facile capire perché: molto spesso sono i primi due film a decidere il destino di una carriera. L’industria non tollera i fallimenti, soprattutto da chi deve ancora far sentire la propria voce. Invece quando un artista affermato arriva su un genere che può spesso assumere dimensioni importanti in termini di budget, è più probabile che, se ha già dato prova delle sue abilità, la produzione sia disposta a sostenerlo.
Più denaro, più fiducia, implicano anche la possibilità di trasporre sceneggiature con più pagine che richiedono un alto numero di giorni di lavoro. Ed il pubblico - lo deduciamo - può essere più propenso a dare fiducia e pagare il proprio biglietto per un kolossal dalla durata importante.
Cosa ne pensate del rapporto tra la durata dei film e l’esperienza dei registi? Fatecelo sapere nei commenti!
Fonte: Stephen Follows