I fan Marvel sono stanchi del franchise? Il risultato di una ricerca sul pubblico 

Una ricerca sul pubblico, tra cui quello della Marvel e della DC indica alcuni significativi cambi di umore rispetto ai franchise

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La piattaforma Fandom, fondata da Jimmy Wales nel 2004 come strumento per migliorare le esperienza e il flusso di informazioni per i fan dei prodotti di cultura pop, ha pubblicato un rilevante studio sul pubblico di queste opere. La ricerca ha utilizzato un campione di 5.000 fan dei prodotti di intrattenimento e videogame. Il range di età indagato è ampio: dai 13 ai 54 anni. L’oggetto di ricerca sono stati i fan di tutti i principali prodotti culturali audiovisivi, con un inevitabile focus sul mondo dei cinecomic. È emerso che più di un terzo dei fan Marvel ha dichiarato di sentirsi affaticato dal continuo flusso di contenuti sia in offerta cinematografica che su Disney Plus. 

I risultati della ricerca rispetto alla Marvel e alla DC

La ricerca, mirata a decodificare la nuova identità dei fan, come un concetto dinamico e in evoluzione, ha avuto dei risvolti utili anche per capire lo stato di salute dei principali franchise. La Marvel non è mai stata così presente sulla scena, e non è mai stata così controversa e criticata come in questi anni. Nei puri dati di box office non è semplice leggere l'umore reale. Sebbene non più a livello della fase 3, i numeri del botteghino scontano assenze importanti (tra cui Russia e Cina) e una ripresa post pandemica ancora lontana dai fasti del 2019.

Soprattutto per la Marvel (ma anche per la DC e la Sony) si prospetta il rischio della saturazione dell’offerta supereroistica, causando così la cosiddetta superhero fatigue. Un affanno degli appassionati nello stare al passo con le uscite di cui si vocifera da anni, ma che solo ora potrebbe far sentire i suoi effetti concreti. Soprattutto su un universo interconnesso come quello Marvel in cui perdersi un episodio rischia di compromettere il godimento del successivo. 

Rispetto però alla rivale DC il pubblico Marvel è emerso come meglio disposto a fruire di ogni progetto, senza grandi distinzioni di protagonista. Questo vale per l’81% degli intervistati, cosa che vale solo al 67% per i rivali. I fan DC sono invece più propensi a guardare opere con un supereroe specifico invece che esplorare l’intero catalogo. Il 57% si è detto interessato a uno o due personaggi (non è specificato nella ricerca, ma deduciamo siano Batman e Superman), contro il 38% della Marvel. 

Questi universi non si reggono solo sul botteghino. Hanno una parte essenziale i prodotti collaterali. In questo la DC precede la Marvel con una propensione all’acquisto di gadget, vestiti, e prodotti del brand maggiore del 20%.

I fan stanno cambiando?

Da tempo si considerano gli appassionati come una categoria non fissa e suddivisa in gradi di intensità. Fandom propone una nuova divisione identitaria. Si definiscono fan “Avvocati” i più immersi nelle proprietà intellettuali, integrate nella loro vita così tanto da diventare parte della propria identità. Sono loro che alimentano per il 40% i primi giorni di release di un prodotto. Questo non basterebbe senza gli "Intenzionali”, ovvero la seconda categoria di persone appassionate ma più selettive. Attente alle recensioni e influenzabili da una riuscita campagna promozionale. 

I "Coltivatori" sono invece influenzati soprattutto dalla FOMO e dal buzz, molto meno dal genere o dai contenuti. Sono insomma altamente influenzabili dal sentimento generale. Fanno quindi parte di quel 51% di pubblico che va convinto alla fruizione. In questa categoria rientrano anche i “Flirt”, cioè i meno interessati, che vengono convinti non solo dall’interesse delle altre persone, ma scelgono la fruizione in ritardo e sulla base del sentimento del momento. In altre parole: lo vedo se ho voglia, quando capita. Sono un elemento chiave per portare un buon successo ad un grande successo, ma sono altresì i meno prevedibili e più onerosi da intercettare.

Il pubblico Marvel si compone per circa il 70% di “Avvocati” e “Intenzionali", mentre quello DC vede leggermente maggiore la quota di “Coltivatori” e “Flirt”, in attesa cioè del parere generale o di essere convinti da amici o dal marketing. A fronte di una maggiore fatica dichiarata chi segue la Casa delle Idee è anche generalmente più attivo in un ampio elenco di esperienze come partecipare a fiere, leggere o scrivere fanfiction, travestirsi nelle occasioni di festa come i propri personaggi e così via.

La conclusione: il marketing conta (ancora)

Secondo la ricerca ognuna delle quattro identità di fan ha un suo ruolo essenziale, e va però trattata con linguaggi e approcci distinti. Per massimizzare il successo va curata la relazione tra questi gruppi e vanno presidiati i punti di ingresso e di interazione dei vari settori demografici. Insomma: il marketing conta ancora, soprattutto per portare all’interno di un franchise nuovo pubblico.

Qual è lo stato di salute della Marvel e della DC? A questa domanda è meno semplice rispondere. I segnali di affanno non sono da prendere alla leggera. Un cedimento della quota di pubblico più fedele, potrebbe far crollare in poco tempo anche gli altri segmenti. Nate Moore, Vice Presidente di Produzione e Sviluppo dei Marvel Studios è recentemente intervenuto sulla questione.  Durante il suo intervento al podcast The Town ha affrontato la questione della sopravvivenza del Marvel Cinematic Universe da un punto di vista diverso. Il franchise, dice, è composto fondamentalmente da film tratti da fumetti. Finché la gente continuerà ad andare al cinema e finché le trasposizioni verranno fatte, allo studio resta solo il compito di innovare e fare buoni prodotti, pur ammettendo l’inevitabile ciclicità.

Fonte: Fandom

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