Horizon: Kevin Costner riflette sulle fortune del western e su come il suo film infonda elementi nuovi nel genere

Kevin Costner riflette sulle fortune del western e su come il suo film Horizon infonda elementi nuovi nel genere

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Per promuovere l'uscita nelle sale di Horizon: An American Saga, epica western da lui diretta e interpretata, Kevin Costner ha concesso un'intervista video a Jake Hamilton, occasione soprattutto per riflettere sul suo longevo rapporto col genere cinematografico. Potete vedere il video completo nella parte superiore della pagina, di seguito vi riportiamo i passaggi più interessanti emersi.

Horizon, è un progetto, sulla carta composto da quattro lungometraggi, che Costner coltivava da decenni. Ecco perché ha deciso di realizzarlo ora:

Non rinunciamo a quello che riteniamo importante, ma c'è una scadenza quasi per tutto. Nel cinema, il classico è per sempre: volevo far qualcosa che potesse resistere alla prova del tempo, che la gente abbia voglia di condividere e rivedere per scoprire il livello di dettagli al suo interno.

L'intervistatore gli ricorda poi come 35 anni fa, il celebre critico Roger Ebert definì il suo film d'esordio come regista, Balla coi lupi, "un western in un momento storico in cui il western è morto", definizione che si potrebbe associare anche a Horizon. Costner riflette allora su cosa porta spesso il pubblico a disaffezionarsi al genere e in cosa il suo ultimo lavoro si differenzia:

È difficile fare un buon western. Spesso l'approccio è molto pigro: c'è qualcuno che viene ammazzato nei primi minuti e il resto della storia vede il protagonista andare alla ricerca di qualcuno. Non c'è da stupirsi se il pubblico rigetta i western: non si posso immedesimare in quello che vedono sullo schermo. La forza di Horizon sono le donne: ne ho avute ben sette a collaborare al film, fai fatica a credere loro esperienze, a quanto è stato difficile per loro.

L'azione e le sparatorie nel film non sembrano generiche, ma genuine e autentiche. Allo stesso tempo, parlo anche delle donne che si fanno il bagno e quanto questo sia importante per loro: sicuramente tra il pubblico in sala c'è qualcuno che si potrà immedesimarsi. Questi sono gli elementi che voglio infondere nel western, che solitamente non sono associati al genere.

Balla coi lupi viene anche ricordato e celebrato per come assume il punto di vista degli indigeni, richiamando la tendenza di Costner a rappresentare con accuratezza il mondo che ritrae sullo schermo. Il diretto interessato spiega infatti che:

Molti indigeni mi hanno ringraziato e detto cose bellissime: questo ti porta a voler fare sempre meglio e a voler capire cosa le persone desiderano, arrivando a un [buon] livello di autenticità. Molti atleti sono grati con me per il fatto che sono capace di lanciare una palla [da baseball]. Volevo quanto meno onorarli. Non potrei fare un film sull'hockey perché non so pattinare: i giocatori direbbero: "Non è così che ci muoviamo". Quindi, entro in un mondo e cerco rappresentare come le persone fanno veramente.

Proprio in Balla coi lupi, il protagonista a un certo punto dice: "Voglio essere iscritto nel west, voglio vederlo prima che scompaia". È un sogno che Costner, tramite i suoi lavori, è riuscito a vivere?

Probabilmente sì. Non penso che nessuno abbia mai cavalcato coi i bisonti come noi. Ho potuto vivere la fantasia di vivere in un altro spazio-tempo.

Trovate tutte le informazioni su Horizon: An American Saga nella nostra scheda. Il Capitolo 1 sarà al cinema dal 4 luglio, il capitolo 2 dal 15 agosto.

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FONTE: YT

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