Arriva la grande contrazione: Hollywood produrrà molte meno serie tv, ma non è colpa (solo) degli scioperi

La Peak TV sembra ufficialmente finita: dopo gli scioperi (ma non solo per colpa loro) Hollywood produrrà molte meno serie tv

Mi occupo di Badtaste dal 2004 con l'aiuto di un grande team.


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Quando una settimana fa è stata annunciata la fine dello sciopero del sindacato della WGA, molti sceneggiatori hanno tirato un sospiro di sollievo, convinti di poter tornare al lavoro come prima, ma con condizioni salariali migliori e più diritti, grazie al nuovo contratto collettivo che verrà ratificato nei prossimi giorni.

Ma come molti analisti hanno previsto ormai da diverso tempo, una delle conseguenze dello sciopero sarà una riduzione dei posti di lavoro, dovuta a un cambiamento paradigmatico a lungo atteso: una contrazione nella produzione televisiva.

La fine della Peak TV

Da anni John Landgraf di FX parla di Peak TV, ovvero di una sorta di età d'oro della televisione nella quale negli Stati Uniti si producono centinaia di serie tv inedite ogni anno (siamo arrivati a toccare le seicento). La cosiddetta streaming war ha fatto sì che le varie piattaforme si rincorressero (o meglio: rincorressero Netflix) producendo sempre più contenuti, nel tentativo di attirare l'attenzione di nuovi abbonati. Questo si è tradotto in un crescita importante delle opportunità per sceneggiatori, registi e attori, e anche in una spinta verso la diversificazione che agli occhi degli autori ha reso la televisione molto più interessante di quanto fosse una volta, quando veniva vista con sospetto rispetto al cinema. Sono pochissimi i registi cinematografici che si rifiutano di girare una serie tv oggi: i budget sono cresciuti e la libertà è elevata.

Ma questo ritmo non poteva essere sostenuto a lungo, e se da un lato le maestranze hanno iniziato ad alzare la voce per far valere i propri diritti anche nel contesto dello streaming, dall'altro gli azionisti hanno iniziato a chiedere agli studios di trovare modelli di monetizzazione sostenibili, riducendo le perdite.

Una migrazione verso il cinema?

Questo si sta già traducendo in un minor numero di serie prodotte (si parla addirittura di un dimezzamento), e quindi di meno lavoro per gli sceneggiatori. Molti rimarranno senza impiego, altri si sposteranno su altri fronti. Il cinema? Difficile a dirsi, visto che su quel fronte la contrazione è in corso da tempo: non dipende tanto dalla pandemia, quanto dal consolidamento (Disney che assorbe 20th Century Fox, Amazon che assorbe MGM). Va detto che Netflix da sola ha iniziato a produrre un numero di film paragonabile a quello prodotto da molte altre major messe insieme, ma probabilmente questo numero ora si stabilizzerà su una cinquantina di titoli originali all'anno (oltre alle produzioni internazionali e alle acquisizioni). Ma potrebbero nascere nuove opportunità grazie a forme di finanziamento indipendente: un numero crescente di film viene prodotto in questa maniera e poi venduto.

Gli studios chiudono il portafogli

Quando è scattato lo sciopero degli sceneggiatori, i contratti che questi avevano con gli studios sono stati sospesi. C'era il timore che venissero direttamente cancellati dopo qualche mese (la legge lo permette), ma evidentemente con il clima di tensione e la "caccia ai CEO" in corso sui social durante la mobilitazione gli studios hanno preferito evitare di aumentare le occasioni per essere presi di mira dall'opinione pubblica. L'aspettativa era quindi che, una volta finito lo sciopero, i termini di conclusione dei contratti sospesi sarebbero slittati: così non sta accadendo. Come segnala Matt Belloni su Puck, centinaia di sceneggiatori (il 60/80% del totale) hanno ricevuto in questi giorni la segnalazione che i loro contratti non verranno estesi, e che quindi hanno perso sostanzialmente cinque mesi di stipendio. Tra le major, Universal Studios Group è quella che ha deciso di non estenderne alcuno.

Quando molti di questi contratti arriveranno a conclusione, poi, non verranno rinnovati. Attenzione: non significa che nessuno verrà rinnovato, significa che gli studios faranno molta più attenzione a quali contratti rinnovare rispetto al passato: durante la streaming war, infatti, sono stati investiti moltissimi soldi per assicurarsi talenti in esclusiva (a cifre anche esagerate), ma con la contrazione del mercato questo non sarà più necessario (né sostenibile).

A questo proposito, lo sceneggiatore Zack Stenz ha offerto il suo punto di vista:

Mi colpisce quanto velocemente all'entusiasmo per la fine dello sciopero della WGA venga sostituito un diffuso senso di timore, dato che ci troviamo all'inizio di una grande contrazione al termine di un boom senza precedenti nello streaming. Quindi permettetemi anche di offrire un po' di speranza. Per utilizzare un'analogia preferita, sì, l'asteroide ha colpito. Molte carriere e anche intere aziende spariranno nel corso del prossimo anno. MA… questo è anche un momento per piccoli mammiferi astuti per sopravvivere e persino prosperare nel nuovo contesto.
Il vostro compito è essere un mammifero astuto.
[...] Con la fine dello sciopero, tutti noi ci troveremo a osservare un doloroso adeguamento strutturale che precedeva lo sciopero.

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