Here: le prime recensioni esaltano l'originalità ma criticano le peculiari scelte tecniche di Robert Zemeckis
Il nuovo film del regista, che ha la particolarità di avere un unico punto di vista fisso e di ringiovanire i propri attori protagonisti, è stato presentato recentemente all'AFI Fest
Here, nuovo film di Robert Zemeckis con Tom Hanks e Robin Wright (guarda il trailer), è stato recentemente presentato in anteprima all'AFI Fest. Sono così ora disponibili le prime recensioni della pellicola, che attraversa più generazioni e ha la particolarità di avere un unico punto di vista fisso e di ringiovanire i propri attori protagonisti. Una scelta in linea con il lavoro sulla tecnologia tipico del regista di Chi ha incastrato Roger Rabbit e Polar Express, ma che questa volta ha fatto storcere il naso a molti.
Replicando l'approccio tridimensionale della graphic novel [da cui è tratto, scritta da Richard McGuire] il film di Zemeckis diventa come un diorama vivente con inserti che offrono finestre sul passato e sul futuro. Dal punto di vista puramente artigianale, è ipnotico, persino bello, per un po'. Finché non lo è più. Da anni Zemeckis si è fissato sulla tecnologia e sulle sue capacità visive, al punto da trascurare le basi [della scrittura] della storia e dello sviluppo dei personaggi. Le vignette tornano spesso sulle stesse famiglie in momenti diversi della loro vita, ma raramente si fermano abbastanza a lungo per sostenere lo slancio narrativo o per dare spessore ai personaggi.
Da chi ha incastrato Roger Rabbit a Polar Express, il super potere di Zemeckis è sempre stato il suo spirito pionieristico, mentre la sua kryptonite è l'inclinazione a un sentimentalismo immeritato. Here si adatta perfettamente a questo schema, in quanto Zemeckis dedica le sue energie non alla creazione di personaggi pienamente dimensionali, ma all'avanzamento del "trucco digitale" utilizzato da Martin Scorsese per rendere più giovane il cast di The Irishman, svuotando di fatto il progetto proprio di ciò che si era prefissato di celebrare: la vita.
IGN si sofferma proprio sui limiti della messa in scena:
Here cerca di essere una traduzione cinematografica dell'opera di McGuire, ma data la qualità decisamente teatrale della sua presentazione, sarebbe stato più credibile vestire Hanks e Wright con trucco e parrucco per farli sembrare più giovani. Tra il punto di vista singolare, l'interpretazione melodrammatica e l'accento forzato di Paul Bettany, l'uso occasionale della luna come riflettore per i soliloqui e persino le quinte per l'entrata e l'uscita dei personaggi dalle scene - una porta a sinistra e un altro spazio “nella parte anteriore del palco”, appena fuori campo - il film sembra spesso una produzione teatrale registrata, anche se con la lucentezza dei moderni effetti visivi.
Pete Hammond di Deadline invece è un po' più positivo:
Here è un nobile esperimento e una gradita dose di originalità in un anno pieno di sequel, anche se non funziona a tutti i livelli. Ho cercato di resistere alla sua forza emotiva, ma alla fine mi sono arreso e ho versato più di una lacrima pensando al nostro posto sempre mutevole su questa terra e a come dobbiamo in qualche modo aggrapparci a ciò che di buono c'è in questa vita, anche nei momenti più bui.
Here arriverà nelle sale italiane a gennaio. Trovate tutte le altre informazioni nella nostra scheda.