In a Heartbeat, il corto animato indipendente che parla di amore

Il dolce cortometraggio In a Heartbeat rappresenta una lezione all'industria dell'animazione

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A pochi giorni dall'ennesima, pretestuosa polemica su un'effusione di troppo tra membri dello stesso sesso in un programma destinato ai ragazzi, mentre i fan si accapigliano a favore o contro l'orientamento di una principessa dei ghiacci che, con ogni probabilità, finirà tra le braccia del principe azzurro di turno - seppur con una patina di novità che finge solo di svecchiare, ma lascia immutata la sostanza sessista del tutto - un piccolo racconto giunge a ricordarci che l'amore è amore.

Trattasi di In a Heartbeat, corto d'animazione diretto da Beth David ed Esteban Bravo, nato dopo un anno e mezzo di lavoro grazie al supporto, tramite fundraising, di una rete sempre più reattiva al passaparola dei social. Nel corso della lavorazione, David e Bravo non hanno sbagliato una mossa, alimentando la curiosità degli utenti con costanti aggiornamenti sui progressi del cortometraggio e con la pubblicazione di sketch, brevi clip e interviste ai collaboratori.

In questo modo, al momento della sua uscita - avvenuta pochi giorni fa - In a Heartbeat contava già un impressionante numero di fan, destinato indubbiamente a crescere nei mesi a venire. Se, da un lato, l'avventura di questo progetto dimostra le potenzialità offerte da un web di tanto in tanto diffusore di cultura ed esaltatore di talento, dall'altro ci ricorda come il coraggio sia ancora troppo spesso appannaggio di realtà indipendenti, laddove le major si dimostrano ancora colposamente ancorate a un irrealistico universo (ideale? abominevole, diremmo) che cancella, ignora o liquida la diversità, relegandola - quando va bene - a personaggi marginali e macchiettistici.

David e Bravo non sono certo i primi a trattare il tema dell'amore adolescenziale, ma lo fanno scegliendo una via impervia e poco battuta; usano un linguaggio comprensibile a tutti, adulti e bambini, per dipingere turbamenti e pulsioni finora reputate innominabili di fronte al pubblico infantile. Il che risulta ancora più paradossale e retrogrado se si osservano i due giovanissimi protagonisti di In a Heartbeat: due ragazzi che potrebbero essere i nostri amici, i nostri fratelli, i nostri figli, e che è tempo di non ignorare più. La speranza è che il successo di questa semplice storia d'amore apra gli occhi al pubblico e, soprattutto, all'industria dell'animazione, spingendola ad archiviare ogni residuo d'omofobia oscurantista e a intraprendere un percorso di più realistica rappresentazione dell'umanità, nella sua pura e meravigliosa varietà.

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti!

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