Harry Potter e i doni della morte: Parte I, per David Yates la mancanza di un terzo atto finale è stato un problema

Dal Festival di Toronto, David Yates parla della principale difficoltà incontrate con Harry Potter e i doni della morte: Parte I

Condividi

Come noto, l'ultimo libro della saga ideata da JK Rowling è stato adattato per mezzo di due film, Harry Potter e i doni della morte: Parte I e Parte 2, entrambi diretti da David Yates.

Il regista, che ha al suo attivo ben sette film ambientati nel Wizarding World, quattro di Harry Potter e tre di Animali fantastici, ha recentemente spiegato di aver incontrato le maggiori difficoltà proprio con I doni della morte: Parte I per via della storia troncata a metà che ha reso complicato riuscire a trovare una maniera per conferire una sorta di terzo atto finale a un lungometraggio che, tecnicamente, non lo aveva.

Mentre si trovava a Toronto per la promozione di Pain Hustlers (GUARDA IL TRAILER), a David Yates è stato proprio chiesto quale sia stato il momento più ostico al quale ha dovuto far fronte durante la lavorazione dei film della saga interpretata da Daniel Radcliffe ed è a quel punto che è finito a raccontare come abbia dovuto aggirare la peculiare problematica di Harry Potter e i doni della morte: Parte I.

È un'ottima domanda. Probabilmente il più complicato è stato Harry Potter e i Doni della Morte: Parte 1. La più grande sfida che ci è stata posta da quel film si basava sul fatto che, in realtà, era privo di un terzo atto. Proponeva una storia che andava esaurendosi a metà strada, ed io e Mark (Day, il montatore degli ultimi quattro film di Harry Potter, ndr.) ci mettevamo spesso seduti a ragionare e a preoccuparci di come quella pellicola non avesse un terzo atto conclusivo. Una situazione pazzesca, non sapevamo cosa fare.

Poi aggiunge:

Per quei due film, Parte 1 e Parte 2, l'idea era che il primo fosse una sorta di road movie che ci mostrava principalmente i ragazzi fuori dalla scuola, li metteva in pericolo fuori da quel luogo sicuro. Ci avrebbe mostrato come crescevano e come veniva messo alla prova il loro rapporto. Ma poi si passava direttamente al climax e ai fuochi d'artificio del finale. Per questa ragione abbiamo smontato a pezzi la Parte Uno per cercare di far sentire che alla fine della pellicola ci fosse un'escalation quando, in realtà, è un espediente per creare aspettativa. Non succede molto nella seconda metà del film e lo dico con grande... La gente mi dice ancora: "Il mio film preferito è Doni della Morte: Parte Uno. È stato incredibile. Sembra un road movie europeo". Al che rispondo: "Sì, ma il lavoro che abbiamo fatto in sala di montaggio è stato incredibile!".

Cosa ne pensate? Se siete iscritti a BadTaste+ potete dire la vostra nello spazio dei commenti qua sotto!

FONTE: Collider

Continua a leggere su BadTaste