Harry Potter: alcuni dirigenti della Warner non credevano che la saga avrebbe avuto successo

L'ex dirigente della Warner Lorenzo di Bonaventura ricorda lo scetticismo verso Harry Potter di alcuni suoi colleghi...

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Quella di Harry Potter è una delle saghe letterarie prima e cinematografiche poi di maggior successo di sempre che ha portato, e continua a portare, quantitativi gargantueschi di dollari nelle casse della Warner Bros (e di JK Rowling, ovviamente). E continuerà a farlo visto che, in aggiunta al recente trionfo del videogioco di Hogwarts Legacy (LEGGI LA RECENSIONE) c'è anche in programma una serie TV.

Eppure, come spesso e volentieri è accaduto nel corso della storia dello show business, non tutti erano convinti del fatto che una serie di "libri per bambini" potesse trasformarsi in fenomeno globale sul grande schermo.

E infatti, come ha avuto modo di raccontare il produttore Lorenzo di Bonaventura durante gli impegni stampa dell'ultimo Transformers, prima dell'arrivo nei cinema di Harry Potter e la Pietra Filosofale, furono in molti, in seno alla stessa Warner, a domandarsi se valesse davvero la pena spendere una caterva di soldi per assicurarsi i diritti di sfruttamento del marchio. Di Bonaventura, negli anni '90, era uno degli executive dello studio dove arrivò a diventare presidente della wordwide production: si deve anche a lui il concretizzarsi d'importanti franchise come Matrix o Harry Potter appunto.

Della cui genesi racconta:

Era un ottimo libro e, quando l'abbiamo letto, non era ancora stato pubblicato. Mentre stavamo negoziando, è stato pubblicato in Inghilterra ed è diventato un fenomeno. Era semplicemente una grande storia e, più di qualsiasi altra cosa, mi colpì la grande immaginazione che c'era. Poi ho incontrato J.K. Rowling che aveva delineato sette libri, il percorso che avrebbero preso, ed è stato come realizzare improvvisamente che non è che noi dovessimo fare molto? Era già stato tutto pensato! A quel punto dovevamo solo trovare il modo di condensarlo in un'esperienza di due ore.

All'epoca, è stato interessante perché la reazione di alcuni miei superiori è stata: 'Perché stai comprando un libro per ragazzi spendendo tanto denaro?' E io dicevo: 'Non è un libro per ragazzi, è un libro per tutti. Ha un'immaginazione straordinaria.' È questo che mi ha attirato.

La storia ha dato poi ragione all'intuizione di Lorenzo di Bonaventura.

FONTE: Collider

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