Happy!: Grant Morrison parla della serie TV e della necessità di non essere troppo fedeli al fumetto
Grant Morrison parla del rapporto tra il fumetto e la serie TV di Happy!
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Lo sceneggiatore ha discusso della questione sulle pagine di ComicBook.com, ed ecco le sue dichiarazioni più interessanti, all'indomani del suo debutto del mese scorso.
Non abbiamo mai voluto realizzare un adattamento completamente fedele al fumetto. Non credo che questo genere di cose funzioni particolarmente bene, quando si copia pedissequamente dall'originale. Era una serie di soli quattro episodi e io ho sempre voluto sviluppare molto di più i personaggi, ma non c'era alcuna possibilità di un seguito, dato il modo in cui abbiamo trattato uno dei protagonisti.
Se vedrete la serie TV, noterete che in particolare il primo episodio è molto fedele al primo albo a fumetti. Dato che in questa nuova versione avevamo sei puntate da riempire, abbiamo davvero potuto espandere i confini del nostro mondo e aggiungere un sacco di nuovi volti alla storia. Ed è questo ciò che ha reso il progetto interessante, la sua assenza di totale corrispondenza.Abbiamo piuttosto cercato di catturare l'energia e l'atmosfera del fumetto, perché come vedrete abbiamo conservato molto dell'umorismo dark, soprattutto nei primi due episodi, un sacco di violenza e di energia negativa. Lo show ha un aspetto parecchio punk rock, ma con il passare degli episodi saranno coinvolti anche altri elementi. Happy! è pur sempre una storia di Natale, quindi ci sono anche buoni sentimenti e assisterete ad alcuni momenti che vi faranno piangere.
Per quanto riguarda la voce di Happy, avevamo di fronte un sacco di possibilità. Potevamo scegliere qualcosa alla Roger Rabbit, Looney Tunes o chissà che altro. Ma in definitiva, Happy è... una specie di sostituto per la persona che Hailey ha perso nella sua vita. Quindi volevamo che fosse mascolino e non avesse una voce da Mickey Mouse. Patton Oswalt è stato in grado di farlo percepire come un adulto ma pieno di caratteristiche bambinesche.
L'approccio di Happy al nostro mondo è pieno di entusiasmo e curiosità, ma lui è uno spirito, un angelo. Non è qualcosa che non abbiamo mai visto ma viene presentato in modo del tutto nuovo. Era importante che non risultasse ridicolo agli occhi del pubblico. Certamente è un elemento soprannaturale e ha una vena di follia che non lo renderà sempre credibile. Patton ha colto perfettamente la sua natura di mezzo, di creatura soprannaturale che sa un sacco di cose ma che ha una sensibilità nei confronti del nostro mondo celebratoria, vivida ed esagerata.
Morrison si dice felice di far finalmente parte di un team di scrittura dell'adattamento di un suo fumetto. Dopo tante occasioni in cui serie o film tratti dai suoi lavori non sono mai andati in porto, questa volta è anche lui ad occuparsene. Anche per il desiderio di imparare, dopo tanti anni di scrittura solitaria di comics, far parte di una squadra di scrittura e di un'atmosfera collaborativa è un'esperienza formativa.
Inoltre è per me entusiasmante perché si tratta di una mia creatura. Ora sono a Los Angeles e alla fine della strada, qui su Sunset Boulevard, c'è un gigantesco manifesto di Happy! La cosa curiosa è che l'idea della storia è venuta in mente a me e a Darick Robertson proprio su questa strada. E tutti coloro che parcheggiano da queste parti, ora vedono un gigantesco Nick Sax che gli respira addosso. Per me è quasi un'esperienza psichedelica.
Se la prima stagione avrà successo, sappiamo esattamente cosa fare dopo. Ne abbiamo tre già pianificate e, se servisse, possiamo espandere le sceneggiature anche oltre. Abbiamo fatto le cose seriamente. C'è una grande mitologia dietro questa storia, di cui la gente non sarà consapevole almeno fino al quarto episodio, quando si inizierà a intuire qualcosa.
Con una serie storica come Invisibles a curriculum, durata sei anni, e storie di Batman firmate per sette, Morrison è abituato a restare sugli stessi personaggi per molto tempo, quindi non avrebbe timore a portare avanti Happy! per tante stagioni.
Abbiamo per le mani uno show visivamente abbastanza duro, ma anche assurdo e divertente. Se fosse soltanto oscuro, il protagonista sarebbe uno psicopatico totale. Ma grazie agli elementi di umorismo, possiamo rendere potabili delle scene che altrimenti non sarebbero proponibili. E Sax può permettersi di essere un uomo adorabile, anche se lo vediamo fracassare la testa di un tizio con un estintore.
Grande merito va a Meloni, che è davvero il centro dello show e un grande improvvisatore. Semplicemente, è in grado di trasformarsi nel personaggio, quindi non devi far altro che chiedergli di parlare e muoversi come Sax e il gioco è fatto. Il suo approccio slapstick all'interpretazione ha tutta la mia approvazione.
Fonte: ComicBook