Gerry Conway chiuderebbe tutte le serie di super eroi per rilanciare il mercato
Gerry Conway ha dichiarato che per rilanciare il mercato fumettistico chiuderebbe tutte le serie di supereroi
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Gerry Conway - È ovvio che il settore del fumetto sia in guai seri, con un modello commerciale che non ha futuro. Eppure i fumetti sono una fonte di proprietà intellettuale che viene sfruttata in tutti gli altri media popolari, non hanno mai avuto un potenziale così grande.
Perché le cose stanno così? Perché il fumetto come forma di narrazione (storie di supereroi ma non solo) hanno un impatto così forte sulla cultura popolare ma gli editori stanno facendo fatica a sopravvivere? Perché gli editori non riescono ad avere successo con la pubblicazione?Di base, la mia risposta è che stanno inseguendo il mercato sbagliato. E lo stanno facendo, in modo sempre più disperato, dalla fine degli anni '70. Lasciamo stare l'incredibile stupidità aziendale del dipendere da un solo metodo di distribuzione, la vendita diretta tramite le fumetterie. Il problema è più grande: il pubblico di riferimento dei fumetti mainstream è un pubblico che si restringe costantemente. Per una serie di motivi, gli editori hanno definito il proprio principale pubblico come lettori a lungo termine e potenziali collezionisti. Questo significa portare avanti una continuity che strizza l'occhio ai fan, eventi triennali, reboot, variant cover, ecc.
Ognuna di queste strategie di marketing è pensata solamente per attirare chi già legge quei fumetti. Anche i reboot, apparentemente ideati per fa salire a bordo nuovi lettori, in realtà richiedono familiarità con le precedenti incarnazioni. I nuovi lettori non sono attirati da questa strategia portata avanti dalle due principali case editrici, ma sono addirittura scoraggiati da questo ossessivo inseguimento dei lettori pre-esistenti. È un club esclusivo. State alla larga.
Ovviamente gli editori non saranno d'accordo con questa analisi e diranno che cercano sempre di fornire rampe di accesso per i nuovi lettori. Ma un'analisi approfondita dell'offerta rivela una sostanziale inclinazione a privilegiare i lettori esistenti. In un certo senso questo ha senso, a causa del cambiamento creativo nella direzione editoriale delle case editrici, avvenuto tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70. Nell'estate del 1967, ogni settimana la DC Comics ha offerto la possibilità di fare un tour dei loro uffici; io ci andavo regolarmente e, come me, tra gli altri c'erano Len Wein e Marv Wolfman.
Ho parlato con l'editor di allora Julie Schwartz, commentando quello che speravo accadesse nelle storie di Lanterna Verde. Lei si fermò e mi guardò.
"Quanti anni hai?"
"Quattordici", ho detto.
Ha sbuffato.
"Troppo vecchio. Non sei il mio lettore. "
E se ne andò.Successivamente ho scoperto che alla DC e alla Marvel negli anni '60 l'idea era che il lettore di fumetti fosse principalmente un bambino, indubbiamente maschio, di età compresa tra i 9 e i 13 anni. Quelli che oggi gli editori chiamano lettori delle scuole medie. Ha senso. Siamo onesti: l'attrattiva fondamentale delle storie di supereroi è quella parte di noi stessi che vive in uno stato di sogno pre-sessualizzato e pre-adolescenziale nel quale tutto è possibile. È il mondo di Harry Potter e la pietra filosofale. Come per Harry Potter, anche gli adolescenti o gli adulti possono godersi le storie di supereroi, desiderando che le storie evolvano e diventino più mature, proprio come è successo per i libri di Harry Potter. Però, indipendentemente da quanto il primo libro di Harry Potter abbia attirato i lettori più grandi, il suo pubblico di riferimento è e rimane di un'età tra gli 8 e i 12 anni.
Lo stesso valeva per i fumetti, in particolare quelli di supereroi. Fino all'arrivo della mia generazione. Sì, come al solito noi boomer abbiamo rovinato tutto. Quando io e i miei colleghi abbiamo sostituito gli artisti che negli anni '60 avevano portato al successo l'industria dei fumetti, gente come Stan Lee e Julie Schwartz, abbiamo portato con noi la nostra ossessione. Non volevamo creare fumetti per bambini. Volevamo fumetti per noi. Questo ha generato il passaggio dei fumetti che negli anni '60 erano per ragazzi delle medie al pubblico di adolescenti degli anni '70, per arrivare poi ai lettori adulti degli anni '90 e oltre: il rifiuto degli artisti ed editor boomer come il sottoscritto a lasciar perdere. Abbiamo ridefinito i lettori a cui erano rivolti i fumetti, contemporaneamente alle modifiche della distribuzione che hanno permesso a questa ridefinizione di imporsi. Il risultato è un vicolo cieco per la pubblicazione di fumetti come attività commerciale.
Come cambierei questa situazione? Eliminerei tutti i fumetti di supereroi esistenti e pubblicherei una nuova etichetta rivolta ai lettori delle scuole medie, semplificando i personaggi e le trame, eliminando ogni "evento" che non può essere compreso solamente conoscendo la continuity di base. Tra le dieci e le quindici testate. Per i lettori che seguono già i personaggi, proporrei una collana di graphic novel a prezzo maggiore, nella quale autori e lettori adulti possono esplorare trame più elaborate. Ma sarebbe qualcosa a parte. Non mensile. Non mainstream.
Farei tutto il possibile per portare le serie mensili nei supermercati e nei cinema, offrirei servizi in abbonamento tramite Amazon e inseguirei ogni canale possibile di distribuzione alternativa. La strada attuale percorsa dai principali editori è un vicolo cieco. Stanno cercando i lettori sbagliati. C'è un pubblico più vasto là fuori. Dobbiamo solamente accoglierli.
Fonte: ComicBook.com