George R. R. Martin parla dell'influenza di Stan Lee
George R. R. Martin parla di Stan Lee e della sua influenza letteraria su di lui
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Forse Stan Lee è stata la principale influenza letteraria della mia vita, anche più di William Shakespeare e J. R. R. Tolkien.
Martin ha voluto parlare della sua passione per i comics, iniziata con la Marvel e con le storie di Stan Lee dei Fantastici Quattro. Un amore tale da renderlo un vero fanboy (tredicenne, ai tempi) e da spingerlo a scrivere diverse lettere alla redazione della Casa delle Idee. Una per FQ #17, che definisce "greater than great", entusiasta dell'azione e del drama condensato in quelle pagine. Un'altra ancora in cui si fa critico, sulle pagine della posta degli Avengers, della potenza espressiva e narrativa dei villain sella Marvel: troppo deboli Diablo e L'Uomo Talpa, mentre L'Uomo Sabbia e Doc Ock sì che rimangono impressi. Le lettere le trovate in immagine qui nell'articolo.
Infine, l'autore de Il Trono di Spade ha raccontato del suo amore per la storia introduttiva di Wonder Man, non esattamente il più famoso né il più memorabile componente dei Vendicatori. Tuttavia una figura tragica a suo modo, nato come serpe in seno degli eroi più potenti della terra, spia tra le loro fila e infiltrato che avrebbe dovuto distruggerli al momento buono. Sappiamo tutti che Wonder Man si convertirà, impressionato dallo spirito di corpo e dal senso di giustizia degli Avengers, sacrificandosi per salvarli, rivelandosi un eroe vero e per nulla fasullo. Da un autore così abituato a rovesciare le carte dei propri personaggi e farli evolvere in maniera inaspettata, non sorprende affatto una tale fascinazione.
Fonte: Bleeding Cool